da Salvatore Domenico Bevilacqua
RAE (Rete attivisti per l’Equità)
riceviamo e pubblichiamo
Il signor Clement Turpin fischia la fine del match e cala il sipario sulla tragedia greca (macedone), ogni attore raccoglie la propria vergogna e si infila nel camerino, non esiste un tempo per la critica, per i processi, per piangere. La Macedonia del Nord, uno stato con appena 2 milioni di abitanti, schianta una corazzata come l’Italia che di abitanti ne fa 60 milioni! Guarda caso lo scenario per la disfatta (che forse era in programma più del previsto) è Palermo, non la scintillante Milano o la istituzionale Roma, ma Palermo, una capitale decaduta e condannata a provincia periferica proprio come l’Italia del pallone, splendente un tempo ma oggi segregata a barzelletta di un sistema, nessuno scenario sarebbe stato più “appropriato” che uno stadio decadente e fatiscente del profondo Sud italiano. Sull’ipotetica disfatta e conseguenze calcistiche sportive non mi soffermo perché non mi interessa, tanto il calcio italiano è in crisi da tempo ormai, il sistema è stato artificiato alla finanziarizzazione del pallone e incentrato sul calciatore-plusvalenza, quel malsano meccanismo per il quale chi ha le possibilità si ritrova a controllare tutti i calciatori decidendone la carriera in squadre più o meno controllate. Questo sistema è quello che funziona in Italia a livello globale, il sistema dei migliori appunto, dove il tessuto produttivo-finanziario orbita attorno ai soliti privilegiati che guarda caso risiedono al nord privilegiandone il territorio, gente che arraffa e controlla tutti i flussi finanziari favorendo un territorio senza meriti specifici se non quello di stare dove risiedono loro (Confindustria e Centronord sviluppato). Milioni di giovani esterni a quel territorio devono emigrare per emanciparsi, realizzarsi o solo per sopravvivere, una ricchezza incredibile che si perde come quei ragazzi che non hanno possibilità di giocare nelle squadre professionali, perché sono figli di nessuno o di un dio minore al quale la società non può estorcere denaro per far esibire il giovane la domenica in cui saranno presenti gli osservatori di Inter, Milan, Juve, Parma, Lazio, Sassuolo e chi per loro. Una ricchezza incredibile che si perde fuori dal sistema, perché il sistema li espelle ancora prima di nascere.
Palermo ieri ha fischiato alla fine della partita e i fischi erano diretti all’Italia, non solo quella pallonara, ma a l’Italia intera. Palermo non vuole essere lo scenario della tragedia, vuole essere Palermo e, per essere tale, deve sganciarsi e creare il proprio sistema fatto di campetti di periferia, oratori, piazze e quartieri dove i giovani che hanno talento escono a bizzeffe, giovani che possono giocare a calcio in una squadra, in un sistema che non si misuri con questa Italia ma solo con se stessa. Palermo o il Sud potrebbero essere una Scozia con le sue squadre che nessuno conosce ma che riempono gli stadi la domenica di famiglie felici e contente. Palermo potrebbe essere un Celtic dove i giovani prendono uno stipendio normale e si arricchiscono solo di sport, gente felice e spensierata come quei Macedoni che ieri hanno schiantato la nazionale italiana.
Foto tratta da Eurosport