Attenzione al metano che si libera nel mare che provoca un riscaldamento della Terra 80 volte maggiore rispetto alla CO2

22 marzo 2022
  • Siamo già in Primavera e noi torniamo a porre il tema del riscaldamento globale. L’aumento delle temperatura del mare, lo scorso anno, ha provocato in Sicilia alluvioni e 18 trombe marine. Per non parlare del caldo asfissiante mei mesi di Luglio e Agosto con le temperature più alte registrate in Europa e con 80 mila ettari di boschi ‘inghiottiti’ dagli incendi. Affrontiamo questi temi con Domenico Macaluso 
  • Nel grande tema del riscaldamento globale c’è anche il metano che si trova nei fondali marini che, con l’innalzamento della temperatura del mare, risale in superficie facendo a propria volta ulteriormente innalzare la temperatura del mare 
  • Il gas che si libera nel Mare di Lapatev, in Siberia. E lo scioglimento del Permafrost
  • Noi ribadiamo la nostra idea: la regione siciliana dovrebbe assumere subito non meno di 30 mila forestali per fronteggiare i cambiamenti climatici che la prossima Estate potrebbero creare problemi seri  

Siamo già in Primavera e noi torniamo a porre il tema del riscaldamento globale. L’aumento delle temperatura del mare, lo scorso anno, ha provocato in Sicilia alluvioni e 18 trombe marine. Per non parlare del caldo asfissiante mei mesi di Luglio e Agosto con le temperature più alte registrate in Europa e con 80 mila ettari di boschi ‘inghiottiti’ dagli incendi

Oggi vogliamo affrontare un tema che sta passando in secondo piano: il riscaldamento globale. E’ una questione che affrontiamo spesso. Ma oggi lo faremo putando i riflettori su un gas: il metano. Sappiamo tutti che questo gas è indispensabile nell’economia. Il metano, considerato molto utile, può però diventare un problema, come ci racconta Domenico ‘Mimmo’ Macaluso (nella foto a destra), un uomo di scienza che noi seguiamo con estrema attenzione. Ispettore onorario dei Beni culturali della Regione siciliana, medico, dotato di brevetto di sommozzatore FIPSAS-CMAS e PADI International, con la qualifica di Rescue Diver (sommozzatore rianimatore), dal 1999 Macaluso ha coordinato per la sezione agrigentina e saccense della Lega Navale Italiana e l’Ordine dei Geologi della Sicilia una serie di immersioni sottomarine sui resti dell’edificio vulcanico sommerso che giace sul Banco di Graham, nel Canale di Sicilia, il vulcano che per soli cinque mesi, nel 1831, diede vita all’isola Ferdinandea. Insomma, Macaluso è un grande conoscitore dei fondali del Mediterraneo. Con Macaluso abbiamo già affrontato alcune questioni. Per esempio, la speculazione sul gas in Italia, con la scelta del nostro Paese, un po’ strana in verità, di non estrarre il gas dai nostri pozzi e di importarlo (qui il nostro articolo). O sui rischi che si corrono nel Mediterraneo, con riferimento a maremoti e terremoti, per via della presenza di pockmark. Oggi con Macaluso faremo il punto della situazione sul metano che si va liberando nell’atmosfera in tante aree del mondo, con pericoli enormi di riscaldamento globale. “Questo perché – ci dice Macaluso – l’effetto sul riscaldamento globale provocato dal metano è ottanta volte maggiore rispetto al riscaldamento provocato dall’anidride carbonica“. Ma andiamo con ordine.

Nel grande tema del riscaldamento globale c’è anche il metano che si trova nei fondali marini che, con l’innalzamento della temperatura del mare, risale in superficie facendo a propria volta ulteriormente innalzare la temperatura del mare 

Come già accennato, Macaluso conosce molto bene i fondali marini del Mediterraneo. E partecipa a progetti di studio con scienziati nazionali e internazionali. “Nelle acque del Banco di Graham – ci dice Macaluso – non c’è più la linea di demarcazione tra acque calde e acque fredde. Questa linea stava a circa sette metri di profondità: dopo i sette metri cominciavano le acque fredde. Questa linea di demarcazione, che si chiama termoclime, come già accennato, non c’è più. Le acque si mantengono calde fino a venti metri di profondità. Il fenomeno sta provocando effetti sulla fauna. Piano piano vanno scomparendo alcune specie di pesci e si affermano altre specie prima assenti o rare. Le acque calde povere di ossigeno, per citare un esempio, stanno creando grandi problemi alle spatole. Ne sanno qualcosa i pescatori che debbono faticare tanto per trovarle. Cominciano ad esserci problemi anche per gli sgombri, per il barracuda, per le cernie, per le castagnole. Da qualche tempo nel mare di Linosa si notano con una certa frequenza i pesci pappagallo e anche Caravella portoghese”. Il riscaldamento delle acque è dovuto alla presenza del metano che si libera dai fondali marini. Più metano si libera dai fondali marini, più aumenta la temperatura. Insomma, l’innalzamento della temperatura – probabilmente provocata dal Sole o da fattori climateranti come il metano fa aumentare la temperatura del mare; l’innalzamento della temperatura del mare, a propria volta, fa aumentare la liberazione di metano dai fondali marini; il gas che si libera dai fondali marini, a propria volta, fa aumentare ulteriormente la temperatura del mare. Per completezza d’informazione, aggiungiamo che ci sono anche scienziati che frenano sul rapporto tra anidride carbonica e riscaldamento globale. In ogni caso sia che il riscaldamento dipenda dalla C02 (sì e no per il 5% secondo tanti scienziati), sia che dipenda da un’altra motivazione (per esempio dal Sole e dal metano che si libera nel mare e nell’atmosfera), un fatto certo è che la temperatura è aumentata e che l’aumento delle temperatura provoca la liberazione di metano nel mare e nell’atmosfera: metano che, a propria volta, fa aumentare la temperatura globale.

Il gas che si libera nel Mare di Lapatev, in Siberia. E lo scioglimento del Permafrost

“C’è anche il problema del gas che emerge, ad esempio, dai fondali del Mare di Laptev di fronte alle coste della Siberia orientale – dice sempre Macaluso -. Nei sedimenti presenti nei fondali del Mar Glaciale Artico, a circa 350 metri di profondità, sono presenti grandi quantità di metano e altri gas intrappolati nel ghiaccio. Con l’innalzamento della temperatura il ghiaccio si va sciogliendo liberando il gas. Gli scienziati che studiano il fenomeno sono piuttosto preoccupati”. Due anni fa nel Mare di Laptev sono state rilevate concentrazioni di metano da 4 a 8 volte superiori al normale. E la situazione va peggiorando. Il metano contribuisce al riscaldamento globale molto di più dell’anidride carbonica. Il contributo del metano nei primi 20 anni dal suo rilascio in atmosfera è infatti 80 volte più elevato di quello che deriva dalla CO2. Macaluso ci ricorda che l’Artico è l’area del mondo che si va riscaldando di più. In queste zone della Pianeta il riscaldamento procede ad una velocità doppia rispetto al resto della Terra. Non è un fenomeno che riguarda solo questa particolare area della Siberia, ma anche il Nord America, l’Alaska e il Nord Europa. E’ il grande tema dello scioglimento del Permafrost, il terreno delle aree fredde sempre ghiacciate. In realtà, il problema è che sta vedendo meno il “sempre”, perché questi luoghi ghiacciati sono soggetti a un lento scioglimento, liberando gas metano.

Noi ribadiamo la nostra idea: la Regione siciliana dovrebbe assumere subito non meno di 30 mila forestali per fronteggiare i cambiamenti climatici che la prossima Estate potrebbero creare problemi seri  

Il metano piò contribuire a un significativo aumento del riscaldamento del Pianeta Terra. E il processo è già in atto. Anche nel Mediterraneo, dove non manca il metano che risale in superficie dai fondali marini. Macaluso ricorda che le alluvioni e le trombe d’aria sono le conseguenze del riscaldamento del mare. “E lo scorso anno, in Sicilia – dice sempre Macaluso – abbiamo avuto sia alluvioni, sia trombe d’aria”. Nell’Autunno dello scorso anno ci sono state le alluvioni di Catania e di alcune aree del Catanese, con danni alla città e all’agricoltura, e poi l’alluvione nel Siracusano. “Lo scorso anno, nello Stretto di Sicilia – ricorda sempre Macaluso – sono state registrate ben diciotto trombe marine. Prima una tromba marina compariva una volta ogni dieci- dodici- anni in media. Lo scorso anno, ribadisco, ben diciotto trombe marine lungo la costa che va dal trapanese al Ragusano”. Se questo avviene è perché il Mediterraneo si è riscaldato. Macaluso auspica che l’Istituto di oceanografia di Trieste avvii uno studio per capire quello che sta succedendo nel Mediterraneo, così come gli scienziati russi stanno studiando quello che sta succedendo nel Mare di Laptev. Concludiamo ribadendo quello che scriviamo da mesi: e cioè che la Regione siciliana deve anticipare i problemi che potrebbero verificarsi la prossima Estate e il prossimo Autunno. E’ un fatto oggettivo che le Estati siciliane, dal 2019 al 2021, sono state sempre più calde. Lo scorso anno per due mesi estivi – Luglio e Agosto – le temperature oscillavano tra 36 e 42 gradi, con punte di quasi 50 gradi registrate a Prizzi, nel Palermitano, e a Floridia, nel Siracusano. Per dirla in breve, lo scorso anno, in Estate, in Sicilia sono state registrate le più alte temperature di tutta l’Europa. Questo dovrebbe essere un allarme per la politica siciliana. Basti pensare che, lo scorso anno, nella nostra Isola sono andati in fumo, a causa di incendi, quasi 80 mila ettari di boschi. Si tratta di incendi per lo più dolosi. C’è chi pensa a semplici piromani, e c’è invece chi pensa a una strategia terroristica che sfrutta i cambiamenti climatici per mettere in atto i propri propositi criminali. Poi in Autunno sono arrivate le alluvioni. E’ questo il motivo per il quale noi, da mesi, invitiamo l’attuale Governo regionale ad assumere non meno di 30 mila operai forestali da dislocare in tutte le aree verdi della Sicilia. Questo personale, oltre a garantire in modo ‘militare’ la prevenzione degli incendi nei boschi con un servizio H 24, dovrebbe occuparsi pure della regimazione dei corsi d’acqua con il supporto delle Università siciliane. Oggi in Sicilia una pioggia di media-alta intensità provoca ormai ordinariamente l’esondazione di fiumi e corsi d’acqua con danni ingenti all’agricoltura. Se poi arriva un’alluvione i danni sono di gran lunga maggiori. Tutto questo avviene in un tempo in cui, tra cambiamenti climatici in corso e guerre, quasi tutti i Paesi del mondo cominciano a bloccare le esportazioni di prodotti agricoli per garantirsi l’autonomia alimentare. La Sicilia non può più permettersi – com’è avvenuto lo scorso anno – di perdere agricoltura e allevamenti tra incendi e alluvioni. Se questi problemi possono essere contenuti e, se è possibile, evitati, bisogna quanto meno provarci.

Nella foto di prima pagina (tratta da Meteo Giornale) le bolle di metano che emergono con lo scioglimento ei ghiacciai     

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