La Coldiretti: contratti di filiera per grano e mais. Proposta sbagliata che penalizzerebbe gli agricoltori per favorire gli industriali

20 marzo 2022
  • Ma come gli salta in testa al presidente della Coldiretti Prandini di formulare una proposta di per sé sbagliata che diventa sbagliatissima tra guerra in Ucraina e cambiamenti climatici? 
  • Tre anni fa Ettore Pottino e Cosimo Gioia hanno spiegato perché i Contratti di filiera sono sbagliati. oggi, on la volatilità dei prezzi, sono ancora più sbagliati
  • La verità è che l’Unione europea è governata da dilettanti allo sbaraglio che, per andare dietro a USA, Nato e multinazionali, rischiano di fare pagare un prezzo altissimo agli agricoltori europei 

Ma come gli salta in testa al presidente della Coldiretti Prandini di formulare una proposta di per sé sbagliata che diventa sbagliatissima tra guerra in Ucraina e cambiamenti climatici? 

Rimaniamo basiti nel leggere una dichiarazione del presidente della Coldiretti, Ettore Prandini. Argomento: la crisi dell’agricoltura italiana provocata in parte dalla guerra in Ucraina e, in parte, dagli errori commessi dall’Unione europea e dai Governi italiani. La Ue, nel corso degli ultimi quindi anni, ha snobbato l’autonomia alimentare nel nome della follia del liberismo economico globalista e ora ne paga le conseguenze. Tra cambiamenti climatici e guerra in Ucraina adesso l’Italia si trova a corto di grano duro e tenero e a corto di foraggi. Abbiamo già raccontato come i dilettanti che oggi governano l’Unione europea stiano tentando di rimediare agli errori commessi: se fino a prima della guerra in Ucraina – e nonostante i cambiamenti climatici in atto che lo scorso anno hanno ridotto la produzione di grano nel mondo – la Ue continuava a pagare gli agricoltori per non coltivare i seminativi (leggere Set-Aside), da qualche giorno gli ‘eurocrati’ hanno deciso di cambiare politica agraria: vogliono mettere a coltura i terreni che fino ad oggi lasciavano incolti erogando contributi agli agricoltori e vorrebbero perfino rimangiarsi tutte le raccomandazioni per non usare pesticidi. Insomma, ora, pur di aumentare la produzione di grano e foraggi sono disposti a tutto. E questo dà la misura del pressappochismo degli attuali governanti europei che – lo ribadiamo – dimostrano solo d essere dei dilettanti allo sbaraglio. Più insidiose, se non pericolose, invece, le dichiarazioni dei vertici della Coldiretti, che invece il ‘latino’ dell’agricoltura lo conoscono bene. Solo che le loro proposte non sembrano andare incontro agli agricoltori. Vediamo, per grandi linee, cosa sostiene il citato Ettore Prandini, presidente di questa organizzazione agricola.

Tre anni fa Ettore Pottino e Cosimo Gioia hanno spiegato perché i Contratti di filiera sono sbagliati. oggi, on la volatilità dei prezzi, sono ancora più sbagliati

“Proponiamo all’industria alimentare e mangimistica di lavorare da subito a Contratti di filiera con impegni pluriennali per la coltivazione di grano e mais e il riconoscimento di un prezzo di acquisto equo, basato sugli effettivi costi sostenuti, per consentire di recuperare livelli produttivi già raggiunti nel passato… un obiettivo che può essere raggiunto” e che “ridurrebbe sensibilmente la dipendenza dall’estero, da dove arriva circa il 50% del mais necessario all’alimentazione del bestiame, il 35% del grano duro per la produzione di pasta e il 64% del grano tenero per la panificazione” (qui l’articolo con la dichiarazione di Prandini). Per la cronaca, i Contratti di filiera non aiutano gli agricoltori, ma gli industriali. Lo ha spiegato molto bene l’ex presidente di Confagrcoltura Sicilia, Ettore Pottino, e Cosimo Gioia, entrambi produttori di grano. Pottino: “I contratti di filiera non tengono conto di alcuni parametri: per esempio, l’assenza, nel grano duro del Mezzogiorno d’Italia, di micotossine DON. I contratti di filiera servono agli industriali della pasta. Risolvono i problemi degli industriali della pasta, non certo i problemi degli agricoltori. Tutto il potere contrattuale è nelle mani degli industriali. Se un grano duro non raggiunge la percentuale di proteine da loro richiesta, loro ribassano il prezzo. Insomma, sono contratti con riserva: dove la riserva tutela gli industriali, non gli agricoltori. Ti impongono le sementi, ti impongono le concimazioni. Gli agricoltori che siglano un contratto di filiera si consegnano nelle mani degli industriali della pasta”. Gioia: “I contratti di filiera bloccano i prezzi violando il principio della concorrenza. A comandare, su tutto, sono gli industriali. Che, lo ribadisco, giocano sui prezzi bloccati e, se una cosa poi non gli garba, abbassano anche i prezzi. Sono catene. Molto più serio bloccare il grano duro malsano che arriva in Sicilia e, in generale, nei porti del Sud Italia con le navi. Ma questo postula la presenza di Governi seri, a Roma e in Sicilia” (qui per esteso le dichiarazioni di Pottino e Goia).

La verità è che l’Unione europea è governata da dilettanti allo sbaraglio che, per andare dietro a USA, Nato e multinazionali, rischiano di fare pagare un prezzo altissimo agli agricoltori europei 

Queste dichiarazioni risalgono al Gennaio 2019. Oggi ci sono, in più, altre motivazioni che sconsigliano categoricamente il ricorso ai Contratti di filiera. In questo momento – che piaccia o no è così – l’Unione europea è in guerra commerciale con la Russia e con la Cina. Sono i due Paesi più importanti al mondo nella produzione di fertilizzanti. E sono due Paesi che, in anticipo di quasi sei mesi prima sulla guerra esplosa in Ucraina, hanno cominciato a ridurre le esportazioni di fertilizzanti. A questo scenario si aggiungono altri due elementi. Primo elemento: in Europa si producono pochi fertilizzanti, perché l’Unione europea ha privilegiato la produzione di erbicidi e pesticidi per favorire le multinazionali di questo settore, segnatamente l’industria tedesca. Con l’esplosione della guerra in Ucraina la Ue, per andare dietro a USA, Nato e multinazionali schierate contro la Russia, ha comminato sanzioni alla Russia. Da qui una semplice considerazione: già i russi sono abbastanza infastiditi per l’atteggiamento insensato del Governo italiano di Mario Draghi contro la Russia e contro i cittadini russi; già cominciano a valutare l’ipotesi di interrompere l’erogazione di gas a un’unione europea dichiaratamente ostile alla Russia; di conseguenza non si capisce il perché dovrebbero garantire i fertilizzanti all’Unione europea e, segnatamente, all’Italia che si sta dimostrano molto ostile verso la Russia. Cosa vogliamo dire? Che nel momento in cui i prezzi del grano e, in generale, del mais e di altri prodotti agricoli sono destinati a crescere è sbagliatissimo, per gli agricoltori, vendere il grano in anticipo con un prezzo bloccato. Questo favorisce gli industriali, non certi gli agricoltori! Tra l’altro – e qui torniamo ai fertilizzanti – il prezzo dei fertilizzanti  che è già elevato – potrebbe crescere ulteriormente, proprio perché dipende, in larga parte, da chi oggi controlla l’offerta, cioè da Cina e Russia. Un motivo in più, per gli agricoltori, per non vendere in anticipo la produzione di grano, di mais. di foraggi e di altri prodotti agricoli. Con quello che sta succedendo nel mondo – e non ci riferiamo soltanto alla guerra in Ucraina (che, per inciso, è grande produttrice di fertilizzanti ma è ormai nelle man della Russia), ma anche ai cambiamenti climatici – i prezzi sono volatili e ‘viaggiano’ freccia all’insù. Meglio tenersi la produzione aspettando i prezzi di mercato. A meno che – come sta succedendo in Egitto – il Governo non requisisca le produzioni di grano duro del Sud e della Sicilia per favorire le industrie del Nord Italia: ma noi non ci vogliamo credere…

Foto tratta da Biomedic Center 

 

 

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