Vittime di serie A e di serie B? A Palermo ‘Marciapiedi della memoria’ per ricordarle tutte

16 marzo 2022
  • Per non dimenticare Emanuele Piazza, ucciso il 16 Marzo del 1990, mentre indagava sul fallito attentato contro il giudice Giovanni Falcone in una villa dell’Addaura
  • Andrea Piazza: “Non ci possono essere vittime di serie A e vittime di serie B”
  • I ‘Marciapiedi della memoria’
  • Le lestre marmoree a cura dei maestri siciliani della ceramica

Per non dimenticare Emanuele Piazza, ucciso il 16 Marzo del 1990, mentre indagava sul fallito attentato contro il giudice Giovanni Falcone in una villa dell’Addaura

Il dolore e l’amarezza. Per un fratello ucciso e mai sepolto, per uno Stato che non lo ricorda, o che, chissà, magari prova a dimenticarlo. Andrea Piazza, che nella vita fa l’avvocato e che da qualche mese è responsabile regionale Legalità e Antimafia della nuova Dc, non trattiene le lacrime mentre parla di Emanuele, mentre guarda i suoi anziani genitori segnati da un dramma senza fine. Stamattina erano lì, a Palermo, in piazza Giovanni Paolo II, dove, proprio sotto la stele che ricorda Ninni Cassarà e Roberto Antiochia, Andrea Piazza ha voluto deporre una pietra con su inciso il nome del fratello Emanuele, collaboratore del Sisde nella ricerca di latitanti, ucciso il 16 Marzo del 1990, mentre indagava sul fallito attentato contro il giudice, Giovanni Falcone, all’Addaura. Un omicidio ancora avvolto nelle nebbie di quegli anni terribili. Accanto alla pietra che ricorderà Emanuele Piazza, una dedicata a Gaetano Genova, vigile del fuoco che collaborava con Emanuele, ucciso 2 settimane dopo di lui e dimenticato, pure lui.

da destra: Andrea Piazza, padre Spatola, il padre di Andrea ed Emanuele Piazza, Totò Cuffaro

Andrea Piazza: “Non ci possono essere vittime di serie A e vittime di serie B”

“Fa male pensare che per lo Stato esistano vittime di serie e vittime di serie B. Eppure- ha detto Andrea Piazza-  anche loro hanno versato il loro sangue per difendere la legalità e la giustizia. Non ho mai chiesto che venisse intitolata una strada a mio fratello, perché queste cose non si chiedono. Ma è assurdo che debba essere io o i suoi amici a tenere viva la sua memoria”. “Ad oggi – continua il fratello di Emanuele – non esiste un ‘regolamento commemorativo’ che garantisca pari dignità a tutte le vittime, che potrebbero essere ufficialmente indicate, per esempio, in una specifica sezione delle pagine web dei siti regionali. Riteniamo sia doveroso istituire luoghi simbolo comuni. Per mio fratello ho scelto questo, perché non c’è un luogo identificativo”. Il corpo di Emanuele non è mai stato ritrovato. Sulla teca che contiene la pietra commemorativa, Andrea ha appoggiato un piccolo sasso che proviene dal terreno dove è stato occultato il cadavere del fratello, prima di finire nell’acido.

I ‘Marciapiedi della memoria’

Alla commemorazione di stamattina, c’erano anche i genitori di Claudio Domino, il bimbo ucciso nel 1986. Anche loro hanno chiesto commossi che le scuole, soprattutto, non si limitino solo a ricordare le vittime più ‘famose’. “Perché cosi continuando, quando noi non ci saremo più, cosa rimarrà dei nostri cari”?

Al centro, con il microfono in mano, il padre del piccolo Claudio Domino

C’era anche l’ex Presidente della Regione, Totò Cuffaro, nella doppia veste di amico di Emanuele Piazza e di segretario regionale della nuova DC: “Emanuele Piazza deve avere, così come tante altre vittime di mafia, una strada nella città di Palermo che abbia il suo nome. L’iniziativa dei ‘Marciapiedi della memoria’, proposta dal fratello di Emanue, l’abbiamo voluta far nostra e non solo perché Andrea è un dirigente della DC Nuova ma perché riteniamo che ricordare le vittime di mafia sia molto importante perché educa i nostri giovani e fa riflettere sul sacrifico pagato da tante persone per rendere la nostra città più onesta, facendo della legalità un principio indispensabile per una corretta vita sociale. Abbiamo sposato questo progetto perché passeggiando per viale Croce Rossa e ricordando e leggendo i nomi delle vittime di mafia, ci si renda conto di quanto grande sia stato il prezzo pagato per vivere in una città libera. Le vittime sono il messaggio più forte della libertà dalla mafia e da ogni vincolo con la criminalità organizzata”.

Le lestre marmoree a cura dei maestri siciliani della ceramica

L’iniziativa cui si riferisce Cuffaro, prevede la posa di lastre marmoree, in viale Croce Rossa, con l’incisione del nome di ciascuna vittima di mafia: “Verrebbe così promossa- spiega Andrea Piazza-  l’istituzione di una commissione di maestri siciliani della ceramica espressione di ogni singola realtà produttive artigianale per realizzare in pietra lavica ceramizzata i cartelli personalizzati. Ci saranno anche  disegni classici  della nostra cultura artistica e la descrizione di scene della cultura popolare siciliana. Per superare ipotetiche critiche in relazione all’inserimento o esclusioni dei nominativi, nella consapevolezza della valenza culturale che assumerà la realizzazione dei marciapiedi, proponiamo – conclude Piazza – che la redazione dei nominativi con indicazione dell’anno dall’eccidio venga demandata alla Società Siciliana per la Storia Patria, Nell’elenco vorremo anche inserire patrioti siciliani dimenticati. Noi abbiamo individuato viale Croce Rossa nel tratto che collega Piazza Vittorio Veneto e Piazza Giovanni Paolo II. La logica della proposta dei ‘marciapiedi della memoria’, oltre a sviluppare un naturale principio di equità sociale, il valore dell’uguaglianza di tutte le vittime ad essere ricordate dalle nostre istituzioni democratiche, al contempo si pone l’obiettivo di dare concretezza alle iniziative etiche, promuovendo una logica di intervento di opere sul territorio con una doppia finalità, materiale e morale”.

Nel corso della commemorazione, un momento di preghiera, con il parroco Domenico Spatola.

 

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