Piano piano il quadro politico siciliano si va facendo più chiaro. Chi legge I Nuovi Vespri sa che, da oltre un anno, scriviamo che Gianfranco Miccichè, coordinatore di Forza Italia nell’Isola e presidente dell’Assemblea regionale siciliana, non ha molto ma che spartire con il centrodestra. I fatti di queste ore, che proveremo a illustrare, danno forza alla nostra tesi. La nostra tesi è che Miccichè non si ricandiderà nel centrodestra, ma darà vita a un ribaltone passando armi e bagagli con il centrosinistra a ‘trazione’ PD. Una mossa politica quasi obbligata, la sua, perché restando nel centrodestra non potrà mai realizzare l’unica cosa che gli interessa: farsi rieleggere alla presidenza del Parlamento siciliano. Stamattina si è riunito il gruppo parlamentare dell’Ars di Forza Italia per destituire il capogruppo Tommaso Calderone, considerato vicino a Miccichè, sostituito con Mario Caputo. Al di là degli aspetti giuridici (Calderone considera illegittima la convocazione del gruppo parlamentare), un dato politico emerge con chiarezza: Miccichè è stato ‘stanato’ ed è stato costretto ad uscire allo scoperto. La sua strategia – restare a capo di Forza Italia per creare caos nel centrodestra siciliano – è stata bloccata. Miccichè ha provato a ‘silurare’ la ricandidatura del presidente uscente, Nello Musumeci, ma è stato smentito non soltanto da una parte di Forza Italia in Sicilia, ma dal leader degli azzurri in persona, Berlusconi, e anche da Marcello Dell’Utri, vecchio amico di Miccichè che ha provato a ricucire lo strappo senza successo. Ora i giochi sono più chiari. Proviamo a illustrare, per grandi linee, quello che sta succedendo e quello che potrebbe succedere.
La notizia di Forza Italia siciliana spaccata sta mettendo un po’ in ombra la vera novità politica di queste ore: l’entrata in scena di Raffaele Stancanelli. Esponente storico della destra catanese, Stancanelli è stato parlamentare regionale, assessore regionale, senatore, sindaco di Catania e oggi ricopre la carica di parlamentare europeo. In queste ore il suo nome è venuto fuori quale possibile candidato alla presidenza della Regione siciliana. Ma la vera notizia non è questa: la notizia è che Stancanelli, pur avendo militato nella destra, è sempre stato vicino a un altro esponete politico della Città Etnea che ha invece una storia democristiana: Raffaele Lombardo, già presidente della Regione siciliana, già vice sindaco di Catania, già presidente della Provincia di Catania, oggi leader degli Autonomisti siciliani. Raccontando i ‘capitomboli’ politici di Miccichè – personaggio abituato a passare con disinvoltura dal centrodestra al centrosinistra e viceversa – ci siamo chiesti che cosa avrebbero fatto gli autonomisti di Lombardo e di Roberto Di Mauro. La ‘materializzazione’ della figura di Stancanelli potrebbe essere una risposta a questa domanda, ovviamente tutta da verificare.
Non dobbiamo dimenticare che, nell’Estate del 2012, Lombardo e Miccichè hanno determinato l’elezione alla presidenza della Regione siciliana di Rosario Crocetta, esponente del centrosinistra. Allora Miccichè ruppe con il centrodestra e si candidò per fare perdere il candidato del centrodestra ufficiale, Nello Musumeci. Senza la candidatura di Miccichè – appoggiato da Lombardo, che sosteneva, contemporaneamente, Miccichè e qualche lista di centrosinistra – Crocetta non sarebbe stato mai eletto presidente della Regione. Che cosa abbiano in testa di fare oggi Lombardo, Di Mauro, Miccichè e Stancanelli non è facile comprenderlo. Ma è noto che Stancanelli oggi è in totale rottura con Musumeci. La prima domanda è: cercheranno, in alleanza con la Lega, una candidatura di centrodestra in alternativa a Musumeci? A noi sembra improbabile, ma non impossibile. Per la Lega un’operazione del genere sarebbe conveniente, magari con la candidatura di Nino Minardo? E fino a che punto lo sarebbe? Sappiamo però che Musumeci si candiderà lo stesso, magari sostenuto da Fratelli d’Italia, UDC e altre piccoli alleati. E’ uno scenario che favorirebbe il centrosinistra. Il secondo, possibile scenario sarebbe il ribaltone: ovvero un’alleanza con il PD. Attenzione: per Lombardo e Miccichè le sigle dei partiti sono gusci vuoti che loro riempiono con le poltrone di potere, a seconda della convenienza del momento. Lombardo e Miccichè riuscirebbero a convincere i leghisti ad andare insieme al PD? E che ci guadagnerebbe la Lega siciliana oltre allo sputtanamento? Non è facile fare previsioni. Ma un elemento politico è chiaro: Miccichè, i parlamentari che lo seguiranno e Lombardo sono stati ‘stanati’. Forza Italia in Sicilia è spaccata in due. E Musumeci non è solo sempre ricandidato ma è sempre più in sella: da questo braccio di ferro con Miccichè, infatti, esce paradossalmente rafforzato.
Foto tratta da Guida Sicilia