Lunedì 14 Marzo dovrebbe cominciare lo sciopero degli autotrasportatori in tutta l’Italia. E’ il minimo: con il gasolio a 2,3 euro, senza alcun aiuto dal Governo ‘europeista’ delle banche e della finanza di Mario Draghi, solo chi, in questo settore, vuole perdere soldi lavora. Quello di Lunedì è il secondo sciopero degli autotrasportatori. Il primo blocco è andato in scena nella terza decade di Febbraio. A spegnere i motori sono stati gli autotrasportatori siciliani e pugliesi, più qualcosa in qualche altra Regione italiana. Insomma, il primo sciopero degli autotrasportatori è stato bloccato dal Governo Draghi, al cospetto del quale tutti si inchinano: partiti, sindacati, persino gli studenti dei licei e delle scuole superiori, che avevano iniziato a manifestare contro la porcata dell’alternanza scuola-lavoro ma sono rientrati in classe. Ed è rientrato anche il primo sciopero degli autotrasportatori, peraltro a ranghi ridotti. E lo scioperò di Lunedì in tutta l’Italia? Vedremo. Ricordiamoci che l’Italia è un Paese ormai a pezzi, privo di reattività: basti pensare che il Governo Draghi è riuscito a far approvare dal Parlamento una ‘riforma’ del Catasto che, tra qualche anno, massacrerà i cittadini con un aumento dell’IMU, come ha certificato la Uil, che non può certo essere considerato un sindacato di pericolosi rivoluzionari. Ma non c’ solo la Uil: anche Confedilizia ha fatto sapere che ad essere colpite saranno le prime case. Anche se non si salveranno le seconda case, con aumenti record a Roma, Palermo e Trento. Detto questo, abbiamo la sensazione che, questa volta, con gli autotrasportatori il Governo Draghi non potrà fare molto e per l’Italia sarà un mezzo ‘bordello’, perché oltre l’80% delle merci, in Italia, viaggia sui mezzi gommati.
In realtà, il Governo sta provando a scongiurare lo sciopero, non mettendoci i soldi per ridurre il costo del carburante, ma con i cavilli. Così è entrata in scena la Commissione di garanzia per lo sciopero. Il cavillo è che il blocco delle attività di trasporto su gomma non è stato comunicato nei termini prestabiliti, ovvero con un preavviso di 25 giorni. Scusa un po’ comica: per altri 25 giorni gli autotrasportatori dovrebbero lavorare con il gasolio a 2,3 euro al litro rimettendoci? Noi avevamo lasciato la fine del primo sciopero degli autotrasportatori con l’annuncio, da parte del Governo Draghi, di uno stanziamento di 80 milioni di euro. I problemi sono tre. Primo problema: i soldi, dopo oltre 20 giorni, non sarebbero arrivati e sono previsti da un Decreto bla bla bla. Secondo problema: a distanza di venti giorni il prezzo del carburante è cresciuto – con molta probabilità per cause speculative – e adesso di soldi ce ne vogliono molti di più. Terzo problema: il Governo ‘europeista’ deve ‘alleggerire’ le tasche degli italiani – come si sta facendo, per l’appunto, con la ‘riforma’ del Catasto – non certo per aiutare i cittadini e le imprese italiane: cittadini e imprese del nostro Paese che, nel nome dell’Europa, debbono essere ‘spremuti’. Ma abbiamo la sensazione – solo la sensazione, per carità – che questa volta le strade non potranno che essere due: o il Governo Draghi caccerà i soldi e gli autotrasportatori torneranno a lavorare, o gli autotrasportatori bloccheranno l’Italia. Non vediamo soluzioni intermedie.
Che succederà? Gli effetti maggiori si avranno nel settore alimentare, con centri commerciali, supermercati e negozi artigianali presi d’assalto. Ma ci saranno effetti negativi in tutte le attività economiche. I primi a farne le spese saranno gli agricoltori, a meno che non si organizzino – cosa che dovrebbero fare a prescindere dallo sciopero degli autotrasportatori – per vendere i propri prodotti direttamente alle famiglie. In questo scenario confuso registriamo una dichiarazione del Ministro della Transizione ecologica, Roberto Cingolani a Sky Tg 24, che noi riprendiamo da Byoblu: “Stiamo assistendo ad un aumento del prezzo dei carburanti ingiustificato, non esiste motivazione tecnica di questi rialzi. La crescita non è correlata alla realtà dei fatti ed è una spirale speculativa su cui guadagnano in pochi. Una colossale truffa a spese delle imprese e dei cittadini”. La dichiarazione è sorprendente. Questo perché, a fine Febbraio, alla Camera dei deputati, nel corso di un question time, è stato dimostrato, cifre alla mano, che sull’aumento del prezzo del gas la guerra in Ucraina non c”entra proprio nulla e i gestori stanno guadagnando una barca di soldi. E c’è il dubbio che sia così anche per i carburanti. Ma in questi casi è il Governo che deve intervenire, soprattutto se c’è un Ministro convinti che sia in corso una speculazione. La domanda è: perché il Governo Draghi non sta intervenendo se anche un Ministro parla senza mezzi termini di speculazione?