La verità è che Gianfranco Miccichè non ne imbrocca più una giusta. Da mesi si arrabatta per trovare un accordo alla Regione con il PD. Vorrebbe tornare al 2012, quando lui e Raffaele Lombardo riuscirono a tagliare la strada al candidato ufficiale di centrodestra, Nello Musumeci, e a far vincere il candidato di centrosinistra, Rosario Crocetta. Ma questa volta la ‘quadra’ gli viene difficile, anche perché non sono tanti i parlamentari nazionali e regionali disposti a seguirlo nel ribaltone. Quello della politica è un mondo dove, quando giochi le carte su più tavoli, se non riesci a ‘mangiare’ i tuoi avversari, come al gioco della Dama, vieni ‘mangiato’. Ecco, il coordinatore di Forza Italia in Sicilia a presidente del Parlamento dell’Isola ha cominciato a capire che nel centrodestra gli danno spago sia per le elezioni regionali del prossimo Novembre, sia per le elezioni comunali di Palermo previste tra circa tre mesi tanto per farlo ‘correre’ di qua e di là: e Miccichè corre di qua e di là – un po’ per parlare con i vertici del PD regionale, un po’ per rimescolare le carte nel centrodestra di Palermo, ma gli eventi lo precedono. Per esempio, nelle ultime ore in tanti si chiedono perché l’avvocato Francesco Greco – dato forse con troppo anticipo quale possibile candidato del centrodestra al ruolo di sindaco di Palermo – si sia chiamato fuori. Peraltro con parole secche che leggiamo in un articolo su Blog Sicilia: “I rappresentanti dei partiti, pensando solo all’interesse personale e non a quello della città, non trovano un’intesa sul candidato sindaco perché non raggiungono l’accordo sulle poltrone alla Regione, e questo è inconcepibile”. Stando a indiscrezioni, il nome di Greco sarebbe stato tirato in ballo da Miccichè per cercare di bloccare la candidatura alla guida di Palermo di un assessore regionale della Giunta di Nello Musumeci che al presidente dell’Assemblea regionale siciliana non va proprio a genio: Gaetano Armao, candidatura che sarebbe addirittura sponsorizzata dal coordinatore nazionale di Forza Italia, Antonio Tajani.
E’ noto che Miccichè con Tajani non ha mai fatto molto ‘pane’. E che Tajani proponga Armao quale candidato di Forza Italia alla guida di Palermo, beh, per Miccichè sarebbe veramente troppo, quasi una trave in un occhio, se è vero che i suoi rapporti con Armao, da tempo, non sono esattamente idilliaci. Se fosse dipeso da lui, Armao sarebbe già fuori da tempo dal Governo della Regione. Ma non dipende da lui. In ogni caso – questo è un fatto acclarato – l’avvocato Greco, 60 anni, già presidente dell’Ordine degli avvocati di Palermo, oggi vice Presidente del Consiglio nazionale Forense, personaggio di alto spessore, non l’ha presa bene. Insomma, se la candidatura, come si sussurra, è stata lanciata da Miccichè non gli ha fatto certo un favore. ma Miccichè non ‘rutulia’ solo su Palermo. A Messina pare voglia riattaccare bottone con la potente famiglia Genovese e, in particolare, con il figlio di Francantonio Genovese, Luigi, attuale parlamentare regionale. In realtà, la famiglia Genovese, dopo aver lasciato il PD, era transitata n Forza Italia, proprio con Miccichè. Nel 2017 il giovanissimo Luigi Genovese è stato eletto in Assemblea regionale con Forza Italia. Poi c’è stato un ‘mezzo spattamento’ tra i Genovese e Forza Italia; ora Miccichè ha rallacciato. Secondo i maligni Miccichè cerca proseliti per il suo progetto ribaltonista, perché l’attuale numero uno di Forza Italia in Sicilia ha sempre la ‘testa al cacio’: sa che il centrodestra non lo rieleggerebbe mai presidente dell’Assemblea regionale siciliana e allora lui le sta provando tutte per incasinare, a tutti i livelli, il centrodestra poi poi passare, armi e bagagli, nel centrosinistra (dove è già stato prima nel Governo di Raffaele Lombardo con il PD di Antonello Cracolici e Giuseppe Lumia e con Confindustria Sicilia di Antonello Montante). Certo che sarebbe divertente vedere i Genovese che appoggiano un candidato alla presidenza della Regione siciliana di centrosinistra – magari qualche ex assessore della Giunta Lombardo – insieme con il PD e con un ‘pezzo di Forza Italia targata Miccichè, magari insieme con gli Autonomisti di Lombardo e Roberto Di Mauro e altri ‘giannizzeri’ raccolti qua e là. Certo che sarebbe un bel ‘Tondo Doni’ della politica siciliana: una nuova avventura neo-crocettiana… Sicuramente, nell’ipotetica partita trasformista non ci sarebbe la nuova DC di Totò Cuffaro che, pronto accomodo, si è già posizionata con il presidente uscente, Nello Musumeci.
foto tratta da La Gazzetta del Sud