- Dove per ‘guerre locali’ si intendono le guerre che non implicano l’uso di armi nucleari
- L’errore di non aver coinvolto la Russia nell’Unione europea oggi pesa tantissimo ed è alla base dell’attuale guerra in Ucraina
- Gli errori dell’Unione europea che si è indebolita da sola
- L’Italia, ‘prigioniera’ dell’Europa dell’euro, è ancora più debole
Dove per ‘guerre locali’ si intendono le guerre che non implicano l’uso di armi nucleari
Tra la fine degli anni 90 e i primi anni del 2000 erano in tanti – in Russia e in Europa – a sollecitare l’ingresso della Russia nell’Unione europea. Ricordare il dibattito politico di quegli anni, quando alla presidenza della Commissione europea c’era l’Italiano Romano Prodi, è importante, perché ci aiuta a capire perché, oggi, gli obiettivi politici di Unione europea e Russia sono così pericolosamente distanti. Sì, pericolosamente, perché nell’atteggiamento dei governanti dell’Unione europea – e segnatamente nell’atteggiamento degli attuali governanti italiani – non si considera che, di fatto, il deterrente delle armi nucleari che dovrebbe impedire l’esplosione delle guerre non esiste più da tempo nei conflitti locali e comincia ad esistere sempre meno nelle aree economicamente sviluppate che, però, mostrano fragilità politiche ed economiche: e l’Italia di oggi è tra queste. Rispetto a venti anni fa lo scenario geopolitico, in Europa, è mutato. Tra la fine degli anni ’90 e i primi anni del 2000 l’Unione europea sembrava lanciata verso un futuro di potenza mondiale. L’euro – la moneta comune europea – era stata pensata non esattamente come uno strumento di pace, dal momento che gli ‘eurocrati’ di quegli anni, che pensavano di essere invincibili, ipotizzavano di sostituire il dollaro con l’euro negli scambi internazionali. Chi ha un po’ di memoria ricorderà che l’euro è entrato a far parte delle nostre vite l’1 Gennaio del 2002. Poco più di tre mesi prima c’era stato l’attentato alle Torri gemelle. L’euro diventa la moneta europea nel momento di massima debolezza degli Stati Uniti d’America, colpiti al cuore dall’attentato dell’11 Settembre 2001.
L’errore di non aver coinvolto la Russia nell’Unione europea oggi pesa tantissimo ed è alla base dell’attuale guerra in Ucraina
Chi ha un po’ di memoria ricorderà che nel 2001 le elezioni politiche italiane le ha vinte Berlusconi, che diventa capo del Governo. E che uno degli sponsor della Russia da coinvolgere nell’Unione europea è proprio Berlusconi. In quegli anni Putin è già al vertice della Russia. Già allora l’amicizia tra Putin e Berlusconi è salda. E se il capo del Governo italiano sollecita l’entrata della Russia nell’Unione europea, è evidente che Putin è d’accordo. Chi ha un po’ di memoria ricorderà che in quegli anni l’Unione europea si va allargando. Tanti Paesi dell’Est Europa entrano nella Ue. Ma alla Russia viene detto di no. Prodi, ad esempio – che, come già accennato, in quegli anni è il presidente della commissione europea – è uno di quelli che dice no alla Russia nell’Unione europea. Comincia da allora una sorta di ‘isolamento’ della Russia. Affermare che già allora gli Stati Uniti d’America vogliono isolare la Russia è un po’ un azzardo, perché in quel momento gli americani debbono fronteggiare l’Unione europea che, con l’euro, vuole sostituire il dollaro negli scambi internazionali. Ma è chiaro che Unione europea e Russia divisi non dispiace agli americani.
Gli errori dell’Unione europea che si è indebolita da sola
Ricordare questi passaggi ci aiuta a capire lo scenario di oggi. Gli Stati Uniti d’America, prima con la presidenza Bush e poi con la presidenza Obama, hanno riaffermato il dollaro, di fatto imponendolo con le armi. E hanno mosso con grande abilità le pedine tra Europa, Africa e Medio Oriente, portando armi e guerre ovunque. La strategia di Bush e Obama – che sono sulla stessa lunghezza d’onda politica, anche se il primo è Repubblicano e il secondo è un Democratico – si materializza nell’indebolimento dell’Unione europea. Operazione riuscita, se è vero che la Ue, invece di rafforzarsi all’interno, ha creato, a partire dalla seconda metà del 2000, aree di debolezza. L’attacco portato dai vertici della Ue alla Grecia è emblematico. La crisi greca comincia nel 2009 e si trascina per alcuni anni, con l’Unione europea – banche tedesche in testa – che ‘saccheggia’ la Grecia con il pretesto di circa 300 miliardi di euro di debiti di questo Paese. E’ evidente che, già nel 2012, l’Unione europea non è più quella di dieci anni prima, che inglobava i Paesi dell’Europa dell’Est e puntava a sostituire il dollaro con l’euro nei mercati internazionali. Nella trasformazione dell’Unione europea, con molta probabilità, ha pesato lo scontro con l’area del dollaro e la presenza, sempre più ingombrante, delle multinazionali, che oggi hanno il pieno controllo della Ue.
L’Italia, ‘prigioniera’ dell’Europa dell’euro, è ancora più debole
Questo complica tutto perché l’Unione europea di oggi non ha una strategia politica globale. Gli ‘europeisti’ non si sono accorti che le guerre esplodono nelle aree deboli sotto il profilo economico e politico. Giusto parlare di pericolo di una nuova guerra mondiale. Ma potrebbe essere sbagliato pensare che una nuova guerra mondiale sarebbe quasi automatica se venisse coinvolta l’Unione europea. Perché l’Unione europea di oggi, nello scacchiere politico internazionale, non è più l’Unione dei primi anni del 2000: al contrario, è un’area fragile, priva di coesione politica, con Paesi impoveriti dalle stupide politiche economiche restrittive degli ultimi dieci anni che hanno avvantaggiato alcuni Paesi della Ue – Germania in primo luogo – impoverendone altri. L’Italia è tra questi ultimi. Quando nel contesto internazionale – e purtroppo questo è successo nel 2018 – passa la notizia che l’Italia non è nemmeno libera di nominare il Ministro dell’Economia, che deve essere gradito alla Ue, si consolida l’idea che l’Italia è un anello debole dell’Unione europea. In questa fase politica, caratterizzata da uno scontro politicamente violentissimo tra USA, Nato e multinazionali da una parte e, di fatto Russia e Cina dall’altra parte, l’Italia avrebbe avuto bisogno quanto meno di una diplomazia di alto livello, non di un Ministro degli Esteri che utilizza il dileggio nei riguardi di un uomo politico del calibro di Putin. Anche la fragile Unione europea, in questa fase storica difficile, avrebbe avuto bisogno di una grande diplomazia. Invece si attacca Putin e si inviano armi in Ucraina per colpire la Russia! Abbiamo voluto ricordare il passato – neanche tanto lontano, visto che si tratta di poco meno di un ventennio – per sottolineare che se la Russia, tra la fine degli anni ’90 e l’inizio degli anni 2000, fosse entrata a far parte dell’Unione europea oggi non ci sarebbe la guerra in Ucraina. La Russia e l’Europa sono sempre state legate culturalmente. Palermo, nei primi del ‘900, era una delle mete preferite della famiglia imperiale russa. Dostoevskij era un estimatore del Regno delle Due Sicilie. Oggi invece ci troviamo tra i nemici della Russia e ‘amici’ di USA, Nato e multinazionali che con la cultura europea hanno poco o punto a che spartire. Con un Governo italiano che attacca la Russia. Non è difficile intuire cosa potrebbe succedere oggi nella logica delle ‘guerre locali’. Chi vuole capire, capisca.
Foto tratta da Metro News
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