L’attività di polizia giudiziaria nasce da una denuncia presentata da una insegnante, a cui si era rivolta la madre del ragazzo, preoccupata per aver scoperto sul gruppo WhatsApp della classe, di cui facevano parte solo i compagni e il figlio, innumerevoli messaggi dal tenore offensivo, discriminatorio, razzista, violento nei confronti del proprio figlio, costretto a frequentare la scuola in modalità remota (DAD), perchè soggetto a lunghi periodi di ospedalizzazione, in quanto affetto da grave disabilità. Gli specialisti della Postale hanno estrapolato subito la chat d’interesse, accertando e individuando i ragazzi resisi responsabili delle condotte discriminatorie che consentivano all’Autorità Giudiziaria di emettere 5 provvedimenti di perquisizione a carico dei titolari dei profili social individuati.
(ITALPRESS).
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