La guerra in Ucraina sta provocando un terremoto nei mercati agricoli internazionali. In salita vertiginosa il prezzo del grano. In salita vertiginosa il prezzo dei fertilizzanti. In salita vertiginosa il prezzo del gas. Mai come in questo momento l’Unione europea sta dimostrando la propria fragilità politica. Ma a preoccupare è tutto il contesto internazionale dove non mancano le speculazioni. L’Ucraina è un grade produttore di grano che viene esportato in mezzo mondo. Ebbene, in queste ore la domanda è: gli agricoltori ucraini saranno messi nelle condizioni di seminare il grano? Non è un interrogativo di poco conto, perché Russia e Ucraina, insieme, rappresentano un terzo della produzione mondiale di grano che viene esportata. Se a questo aggiungiamo che nel 2021 la Russia ha già ridotto sensibilmente le esportazioni di grano, ebbene, la preoccupazione, nell’Occidente, dovrebbe crescere, portando a più miti consigli i governanti del Paesi del Vecchio Continente che, in queste ore, straparlano contro la Russia. Lo scriviamo in termini ancora più chiari: lo scorso anno gli effetti negatici dei cambiamenti climatici hanno colpito un po’ la Russia e, soprattutto, Canada e Stati Uniti d’America, dove la riduzione della produzione di grano è stata, rispettivamente, del 50% e del 40%. Se i cambiamenti climatici si dovessero ripetere e dovesse venire a mancare il grano ci potrebbero essere problemi seri in molti Paesi del cosiddetto Occidente industrializzato. Dove, peraltro, i prezzi dei fertilizzanti sono alle stelle. Anche perché, approfittando del momento, nel mercato internazionali del grano sono già entrati fondi di investimento e altri soggetti di solito estranei a questo mondo con il chiaro intento di speculare sui prezzi. Lo scenario internazionale si complica. La Cina continua ad acquistare cereali e ci mette i soldi e non è facile andargli dietro. Le esportazioni dal Mar Nero sono bloccate (a quanto pare, anche Romania e Bulgaria si sono mese a ‘babbiare’…). Problemi arrivano anche dal Sudamerica, dove i Paesi che tradizionalmente esportano cereali – anche da foraggio – causa la guerra starebbero valutando la possibilità di ridurre le esportazioni. In questo momento l’unico grano moderatamente disponibile è quello australiano. Ma Sandro Puglisi – analista dei mercati agricoli internazionali – spiega che il grano australiano non può fronteggiare la crescente domanda mondiale di questo cereale. In più si profilano altri due problemi: i foraggi, che cominciano a scarseggiare (un nostro amico allevatore e produttore di formaggi ci ha detto che in Sicilia, se andrà bene, ci saranno foraggi sino in Primavera), mentre cominciano a manifestarsi i primi problemi per le industrie della pasta.
Noi, come facciamo ormai da tempo, seguiamo l’andamento dei mercati agricoli internazionali rifacendoci alle note del citato Sandro Puglisi. Che racconta che negli Stati Uniti i mercati sono in rialzo. “I prezzi del grano di Chicago sono aumentati di oltre il 7% nella consegna di Maggio e di oltre il 21,7% nella consegna di Marzo – scrive Puglisi -. Per la settimana, il grano è aumentato del 40,1%, il mais del 17% e la soia del 5%. Le crescenti preoccupazioni che l’invasione russa in Ucraina (entrambi i Paesi insieme rappresentano quasi un terzo di tutte le esportazioni globali di grano) possa portare a una carenza mondiale a breve termine, infatti, stanno diventando ancora più reali”. Insomma, i prezzi del grano salgono vertiginosamente. “In particolare – scrive sempre Puglisi – l’SRW di Marzo ha chiuso in rialzo del 21,78% a $ 12,89, appena 45 centesimi sotto il massimo storico di Marzo 2008. La SRW di Maggio ha chiuso in rialzo del 7,08% a 11,34$. May HRW è salito del 6,98%, assegnando 60 centesimi alla campana. I futures HRS di maggio erano ancora in rialzo del 5,67%, assegnando 60 centesimi alla campana. I prezzi del grano primaverile del nuovo raccolto sono aumentati di 22-28 centesimi e oltre il segno di $ 10/bu”. Per la cronaca, ricordiamo che nel mercato di Chicago il grano di riferimento è il Soft Red Winter (SRW), mentre su Kansas City è il grano Hard Red Winter (HRW) e
Hard Red Spring (HRS) sul mercato di Minneapolis. In crescita anche i mercati mais e soia con incrementi più modesti.
Dal Sud America, ANDA, un’Associazione che rappresenta le aziende di fertilizzanti in Brasile, fa sapere che le scorte di fertilizzanti locali basteranno per i prossimi tre mesi. Insomma, anche per i fertilizzanti si va formando un “collo di bottiglia” nella catena di approvvigionamento correlato all’invasione russa dell’Ucraina e alle sanzioni occidentali contro la Bielorussia, un importante produttore di fertilizzanti. Il governo argentino si appresta a controllare i prezzi interni del grano per mitigare l’inflazione. “Una mossa – scrive Puglisi – che arriva con i prezzi globali del grano che hanno raggiunto i massimi da 14 anni”. Per dirla in breve, l’Argentina, vista la crisi internazionale, ha tutta l’intenzione di ridurre le esportazioni per contenere i prezzi dei generi alimentari. “Questo meccanismo risponde alla necessità di disaccoppiare i prezzi per proteggere il mercato interno in un contesto globale di guerra e con il prezzo internazionale del grano alto e sostenuto”, ha affermato il Ministero della Produzione Argentino. La svolta del Governo argentino potrebbe avere effetti in tutto il mondo, perché questo paese è un grande esportatore di grano ed è il primo Paese al mondo per esportazione di soia e il secondo al mondo per esportazione di mais. La politica decisa dal Governo argentino non sembra trovi concordi gli agricoltori, che temono una riduzione dei guadagni e uno “stimolo negativo” per la produzione. C’è anche una buona notizia dall’Argentina: le piogge che stanno allentando un po’ la siccità.
In Europa, scrive Puglisi, “la situazione nei mercati è molto pericolosa”, con conseguenti variazioni di prezzo senza precedenti. Insomma, prezzi del grano in crescita in Europa. Dal Mar Nero non arriva più grano. La Russia – soprattutto dopo l’atteggiamento aggressivo manifestato dall’Unione europea – non ha motivo di aiutare gli europei. Non sappiamo fino a quando continuerà a fornire il gas all’Europa, ma sappiamo che buona parte del grano russo che andava in Europa oggi prende la via della Cina. Dal Sudamerica, come abbiamo già sottolineato, essendo grandi produttori di grano non hanno alcuna intenzione di far pagare il proprio grano e i derivati dello stesso a prezzi esorbitanti ai propri cittadini: insomma, non sono ‘intelligenti’ come gli attuali governanti europei e, segnatamente, italiani: così hanno deciso di limitare le esportazioni di grano e di altri prodotti agricoli per tenere bassi i prezzi interni. Di conseguenza gli importatori europei, turchi e africani debbono cercare alternative. “La domanda di grano fisico in consegna ravvicinata non ha precedenti”, scrive Puglisi. Così l’Algeria torna a rivolgersi alla Francia. L’Egitto dovrà attingere alle proprie riserve, poiché le ultime gare sono state annullate. Puglisi scrive che “diventa quasi impossibile visualizzare i prezzi fisici poiché possono variare da un minuto all’altro”.
Va da sé che in Ucraina, con la guerra, l’agricoltura sta diventando un punto interrogativo. Al di là dell’arresto della disponibilità di risorse da Russia e Ucraina, sorge la domanda: gli agricoltori ucraini saranno in grado di piantare i raccolti primaverili? Non è una domanda di poco conto, perché il possibile venire meno della produzione cerealicola ucraina avrebbe effetti notevoli sugli equilibri globali dei cereali, anche per tutta la prossima stagione. Per esempio, l’improvviso ritiro del mais ucraino ha causato numerosi problemi di approvvigionamento in Europa. il mercato dei colza o della colza sembra volatile. E non è facile capire cosa potrebbe succedere nel mercato dell’olio di girasole, dal momento che l’Ucraina è il primo Paese al mondo in questo settore. “In questo contesto, i partecipanti al mercato non commerciale hanno aumentato la loro posizione lunga netta sui futures e sulle opzioni sul grano macinato di Euronext nella settimana fino al 25 Febbraio, secondo i dati pubblicati da Euronext Mercoledì. In particolare, i partecipanti non commerciali, che includono fondi di investimento e istituzioni finanziarie, hanno aumentato la loro posizione lunga netta a 167.212 contratti da 134.160 una settimana prima, secondo i dati”. Complicata la situazione nel Mar Nero. E’ chiaro che il porto di Odessa “fa parte del focus strategico della Russia. Tutte le esportazioni dalla Russia e dall’Ucraina si sono fermate e solo la Romania sta caricando navi nel Mar Nero”. Non mancano i danni alle infrastrutture che influenzeranno i prezzi dei prodotti da esportare. “Nel frattempo i controlli doganali extra da parte della Bulgaria stanno rallentando i carichi delle navi di grano in quello che le aziende temono sia un tentativo di fermare le esportazioni in risposta al conflitto in Ucraina”. In uno scenario di guerra è il caso di dirlo, ognuno tira acqua al proprio mulino. Arriva anche un’accusa gravissima: “Al momento, non ufficialmente, ma tramite istruzioni orali, la Bulgaria sta violando i diritti dell’UE per la libera circolazione delle merci”, ha detto a Reuters Radoslav Hristov, capo dell’Associazione nazionale dei produttori di cereali. Hristov ha affermato che una nave mercantile a causa del carico di grano per il Portogallo non è autorizzata ad attraccare al porto di Burgas sul Mar Nero perché le autorità doganali stavano effettuando controlli sui documenti. L’ufficio doganale ha negato che ci fosse un blocco alle esportazioni. Rapporti di caricamento rallentato delle navi hanno alimentato le voci di mercato secondo cui la Bulgaria sta pianificando un divieto di esportazione di grano. Ci sono smentite da parte del Governo bulgaro. Ma il dubbio che la situazione stia sfuggendo di mano alla Commissione europea rimane.
Rimangono le esportazioni di grano australiano. Puglisi fornisce alcuni dati: “L’Australia ha esportato 2.762.751 tonnellate di grano e 6.667 tonnellate di duro per un totale di 2.769.418 tonnellate a Gennaio, il 27% in più rispetto al totale di Dicembre di 2.182.062 tonnellate, secondo gli ultimi dati sulle esportazioni dell’Australian Bureau of Statistics (ABS). Gennaio ha visto l’Australia spedire 263.569 t di grano e 1002 t di duro in container, e 2.499.182 t di grano e 5665 t di duro alla rinfusa. La Cina è stata di gran lunga la principale destinazione australiana per il grano, prendendo 687.033 t, o quasi un quarto del totale, seguita dall’Indonesia con 460.790 t e dalle Filippine con 345.133 t. Secondo Lachstock Consulting, le esportazioni totali di grano potrebbero raggiungere i 3 milioni di tonnellate (Mt) a febbraio. Entrambi i terminal di Newcastle e uno dei due terminal di Port Kembla, tutti nel New South Wales, e Melbourne sembrano essere stati caricatori di solo grano a Febbraio. Nel frattempo, la logistica rimane rigida sul trasporto merci su strada e le tariffe di trasporto continuano ad aumentare”. E mentre i prezzi del grano australiano sono in salita, come già accennato, Puglisi segnala che il grano australiano “non può sopperire all’intera carenza di cereali.
Le sanzioni, infine. Che cominciano a creare problemi e ulteriore confusione, perché limitano gli scambi commerciali. La sensazione è che, sfruttando la poca lungimiranza italiana, si stia cercando di mettere in difficoltà la Russia creando problemi ai cittadini russi in giro per il mondo. Nella testa di chi sta programmando e attuando queste sanzioni demenziali, i cittadini russi in giro per il mondo colpiti dalle sanzioni dovrebbero prendersela con Putin, magari per scatenare proteste in Russia. Il rischio, a nostro modesto avviso, è che chi sta attuando questa strategia – e l’Italia sembra essere tra questi Paesi – così facendo stia soltanto creando problemi a se stessa, per favorire – e qui è l’aspetto molto discutibile – gli speculatori delle multinazionali che avrebbero voluto utilizzare l’Ucraina per creare problemi alla Russia. E’ evidente che, proseguendo con quest’ atteggiamento ostile, acquisire grano estero potrebbe cominciare ad essere un problema, soprattutto per le industrie. Insomma moltiplicare i problemi non sembra molto conducente.
Foto tratta da Startmag