La scorsa settimana abbiamo messo un punto interrogativo perché la notizia era un’indiscrezione. Oggi invece la notizia è ufficiale: il Governo nazionale ha impugnato la parte della legge regionale sulle variazioni di Bilancio che prevede la stabilizzazione dei precari ASU e anche il rinnovo dei contratti dei precari che operano negli uffici della Regione siciliana e nei Comuni dell’Isola. Ma mentre l’impugnativa della stabilizzazione dei precari ASU è secca, la seconda impugnativa sembra apparentemente meno, come dire?, perentoria, ma in realtà è pericolosa, perché si apre un capitolo un po’ ‘complicato’, soprattutto perché arriva mentre è già in corso la campagna elettorale in ben 119 Comuni siciliani. Un grandissimo ‘casino’ politico e amministrativo. L’impugnativa sul rinnovo dei contratti è molto insidiosa, perché Roma vuole capire che cosa hanno combinato negli uffici dell’Amministrazione regionale e nei Comuni siciliani. A quanto pare, non ci sarebbe chiarezza sui numeri dei precari. Il dubbio è che il numero dei precari, che nel corso degli anni dovrebbe diminuire man mano che il personale va in pensione, sia invece aumentato!
Questa storia – sulla quale la politica siciliana si tiene ‘chiusa’ – arriva, lo ribadiamo, in piena campagna elettorale: in Primavera si voterà, come già ricordato, per eleggere i Sindaci e i Consigli comunali in 119 Comuni e poi, in Autunno, si voterà per eleggere il nuovo presidente della Regione siciliana e il nuovo Parlamento della nostra Isola. I rilievi mossi da Roma sugli oltre 5 mila precari ASU sono molto chiari: nessuna stabilizzazione, punto. I rilievi sul rinnovo dei contratti dei tanti precari della Regione e dei Comuni rischiano di provocare un putiferio. Ricordiamo che c’è stata un’inchiesta a Termini Imerese sul connubio assunzioni-politici finita tutto sommato bene per questi ultimi. Nei giorni scorsi è esploso lo scandalo delle assunzioni prezzo l’Azienda Siciliana Trasporti (AST) dove sono spuntati sempre i politici che ‘raccomandano’. Ora arriva un’impugnativa che punta a fare chiarezza su cosa combinano i politici regionali e comunali con il grande caos dei precari. E’ chiaro, infatti, che se a Roma dicono che non c’è chiarezza sul numero di questi precari e impugnano il rinnovo dei contratti, ebbene, questi atti sono un invito a fare chiarezza non soltanto alla politica, ma anche ad altre ‘autorità’. Del resto, se le autorità stanno indagando sulle assunzioni all’AST – società in house e, quindi, pubblica – non è da escludere che si cominci a fare chiarezza anche sui precari di Regione e Comuni, per verificare se ci sono state assunzioni, chi le ha decise, quando e perché.
Ricordiamo sommessamente che nella Pubblica amministrazione, stando a quanto prevede la Costituzione italiana, si accede per concorso e non tramite l’assunzione diretta di politici e sindacalisti come precari e con le successive stabilizzazioni. Su questa vicenda, prima di procedere all’eventuale ricorso in Corte Costituzionale per difendere le leggi regionali impugnate, il Governo siciliano dovrebbe fare chiarezza. Se la Regione siciliana ritiene che sia tutto regolare il ricorso in Corte Costituzionale dovrebbe essere automatico. Se il Governo non difenderà i due articoli di legge impugnati, beh, forse dovrebbe illustrare il perché di tale eventuale scelta. Morale: se hanno impugnato una legge perché non vedono chiaro sui numeri del precariato, ebbene, è evidente che qualche dubbio deve essere sorto. La parola al Governo regionale (e forse non soltanto al Governo regionale…).
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