Ci rendiamo conto che, da quasi una settimana, c’è la guerra in Ucraina, con le multinazionali chi persiru ‘u sceccu cu tutta ‘a carrozza, visto che Putin ci livò ‘u vuccuni ri ‘mmucca, ma noi qualche notizia oltre il caos che va in scena da quelle parti la dobbiamo dare ai nostri lettori. Oltre alla svolta che, finalmente, l’attuale Governo siciliano ha impresso nella lotta agli incendi boschivi (ne abbiamo scritto nel MATTINALE di oggi), proveremo a raccontare le novità che riguardano i disoccupati della Formazione professionale siciliana. Non è una notizia che riguarda poche persone, ma ben cinque mila lavoratori circa che, a Dio piacendo, dopo quasi quindici anni di tribolazioni, dovrebbero essere riqualificati e avviati al lavoro. La notizia è importante, perché si pone fine a una ‘macelleria’ sociale infinita. In realtà, i disoccupati provocati dalla privatizzazione ‘selvaggia’ della Formazione professionale siciliana erano circa 8 mila, ma con il passare degli anni alcuni di loro hanno cambiato mestiere, altri sono andati in pensione e via continuando. In cinque mila o giù di lì attendono fatti concreti. All’attuale Governo regionale di Nello Musumeci va il merito di avere sbloccato una situazione di ingiustizia somma. Certo, ha lasciato passare cinque anni: ma la stessa cosa hanno fatto i suoi due predecessori: almeno Musumeci qualcosa la dovrebbe fare.
Il condizionale è d’obbligo, perché in questa benedetta Formazione professionale, soprattutto dal 2008 ad oggi, ne abbiamo visto di tutti i colori. Noi allora proseguiamo con il condizionale, perché con la politica siciliana andare oltre il condizionale è rischioso. Andiamo ai fatti. La riqualificazione di questo personale dovrebbe essere effettuata dal Formez, da anni braccio destro della Sicilia in materia di formazione del personale. C’è stata, è vero, un po’ di ‘maretta’, con il presidente della Regione che, a quanto pare, ha voluto vederci chiaro nei rapporti tra Amministrazione regionale (in tutte le sue articolazioni) e Formez. Concluso questo passaggio si dovrebbe andare avanti. Il progetto di riqualificazione dovrebbe riguardare tutti i circa 5 mila lavoratori disoccupati di questo settore. Si dovrebbe cominciare con i mille e 500 circa iscritto all’Albo per poi passare agli altri. I più anziani – cioè il personale vicino al pensionamento – verrebbe riqualificato per essere poi impiegato nelle scuole. Il resto del personale – che è la maggioranza – dovrebbe seguire due possibili strade. La prima strada dovrebbe essere la riqualificazione in due settori: o la digitalizzazione, o il cosiddetto ‘Green’, cioè attività legate alla tutela dell’ambiente; chi seguirà questa prima strada, se lo riterrà opportuno, potrebbe dare vita ad iniziative imprenditoriali private; non conosciamo i termini del sostegno che, in questo caso, riceverebbe dalla Regione: ma un sostegno ci dovrebbe essere. Poi c’è la seconda strada, che riguarda, chiamiamoli così, gli irriducibili della Formazione professionale, che, dopo la riqualificazione, dovrebbero tornare a fare i formatori.
Questo, in estrema sintesi, il progetto. Rimane, lo ribadiamo, il rammarico di aver perso tanto tempo, lasciando questo personale senza protezione. in Sicilia ci sono disoccupati di serie A e disoccupati di serie B. Ai primi si assicura la Cassa integrazione a vita. Mentre per disoccupati di serie B – e i lavoratori disoccupati della Formazione sono tra questi – la politica sinni sta futtennu (ad eccezione dei lavoratori sindacalisti della Formazione professionale siciliana che si sono ‘auto-sistemati’). Questa è la Sicilia, al di là delle minchiate che raccontano. Se rimani disoccupato e sei raccomandato e ammanigliato con la politica, ‘nna cusuzza ta trovanu: per esempio, la Cassa integrazione a vita. Se invece sei rimasto senza lavoro e non hai raccomandazioni e, per giunta, non entri nella logica del voto di scambio, ti mandano democraticamente a quel paese. Ora diranno che noi siamo matti da legare, che non è vero, che in Sicilia il voto di scambio è un’invenzione, che siamo dei rovina politici e altre minchiate varie. Invece è come scriviamo noi, che alla politica piaccia o no.