Mentre infuria il pacifismo a senso unico dei paraculo di USA, Nato e multinazionali ultra-liberiste e globaliste, noi oggi vogliamo dedicare il nostro MATTINALE ai rapporti di affari tra la famiglia dell’attuale presidente ‘postale’ degli Stati Uniti d’America, Joe Biden, e l’Ucraina. Affari sporchi, storie di malaffare, a vari livelli. Corruzione a 24 carati che l’Fbi cominciò a ‘insabbiare’ nell’ultimo anno dell’amministrazione di Donald Trump. Perché la verità è che i quattro anni di presidenza – 2016-2020 – Trump sono stati caratterizzati da una sistematica azione di demolizione di Trump, al quale bisognava a tutti i costi impedire di far venire fuori tutte le porcate americane e internazionali andate in scena durante gli otto anni dell’amministrazione Obama. Ci sono riusciti? Sì, perfettamente. Sono riusciti a nascondere le elezioni truccate in questo o quello Stato; sono riusciti a nascondere solo in parte i retroscena dell’assassinio di Gheddafi (qui un articolo in cui si racconta il perché americani e francesi hanno assassinato il leader libico); sono riusciti a nascondere parzialmente – con un’opera di disinformazione ‘scientifica’ – i reali interessi dell’America di Obama in Siria; sono riusciti a far passare il golpe del 2014 in Ucraina come una ‘guerra di liberazione’ e, soprattutto – e qui Obama e i Clinton sono stati veramente bravi, super bravi, ultra bravi – sono riusciti a nascondere i grandi affari economici e finanziari non esattamente cristallini tra l’amministrazione Obama e alcuni settori dell’Ucraina. Avete letto bene, l’Ucraina, il Paese oggetto dell’attuale guerra. Il golpe del 2014 in Ucraina non è nato da nulla: dietro c’è un’azione criminale portava avanti con determinazione che è iniziata ben prima del 2014 e che solo oggi Russia e Cina hanno interrotto. E’ una storia che è stata in parte raccontata anche da giornali italiani. Rivediamola aggiornata agli eventi di oggi.
Lo scandalo dei rapporti tra i Democratici americani e l’Ucraina avrebbe dovuto esplodere nel 2020. E’ l’anno in cui scoppia la pandemia. Va detto che i Democratici americani sono stati molto abili nel bloccare l’amministrazione Trump, che, da presidente degli Stati Uniti, non solo non aveva voce in capitolo in tanti settori che contano negli Stati Uniti, ma aveva contro quasi tutta la stampa mondiale e – come si vedrà poi – anche i più importanti social del mondo. Così lo scandalo dei rapporti tra i Democratici americani e l’Ucraina viene ‘insabbiato’. Ed è tutt’ora ‘insabbiato’ dall’amministrazione Biden (anche perché, nello scandalo, come ora racconteremo, è coinvolto il figlio dell’attuale presidente degli Stati Uniti, Hunter Biden, nella foto sopra con suo padre, attuale presidente USA, e l’ex presidente Obama). Ora facciamo un passo indietro. Ricordiamoci che nel 2016 Russia e Cina non erano vicine come lo sono oggi. Il programma dei Democratici americani – che erano già penetrati in Ucraina due anni prima, con il golpe che aveva deposto Viktor Janukovyc, legittimo presidente dell’Ucraina eletto democraticamente: operazione, questa, ‘pilotata’ dai servizi segreti americani – era quello di ‘regolare’ la situazione in Ucraina nel 2017. I Democratici americani – già allora espressione delle élite finanziarie ed economiche – davano per scontato che avrebbero vinto le elezioni per la terza volta consecutiva. Se andate a leggere o rileggere i giornali dell’Autunno 2016, “Trump era nettamente in svantaggio” ed era anche “matto da internare”. Succede, invece, che il popolo americano vota in massa Trump e viene eletto. E sapete qual è la prima cosa che fa Trump? Blocca l’operazione Ucraina. ovvero l’arrembaggio delle multinazionali verso la Russia. I quattro anni di Trump alla Casa Bianca sono rovinosi per le multinazionali: non c’è una sola guerra e non si vendono armi, e non c’è lo ‘sfondamento’ nel mercato russo che era ed è il vero obiettivo dei Democratici americani, che pensavano anche di sbarazzarsi di Putin. Trump commette un grande errore: invece di iniziare una battaglia per fare esplodere subito il bubbone Dem-Ucraina ‘congela’ tutto. Lo fa perché pensa di non avere la forza? Per conservarsi questa storia per il 2020, l’anno delle elezioni presidenziali? Questo, con molta probabilità, non lo sapremo mai.
Proviamo ora a illustrare, per grandi linee, quello che in parte è venuto fuori nel 2020 sui mezzi d’informazione. Ecco un articolo de Il Messaggero di Dicembre 2020: “Altre grane per Joe Biden: ancora prima dell’insediamento alla Casa Bianca arriva la tegola delle indagini sul figlio Hunter, con alcuni repubblicani che invocano la nomina di un procuratore speciale per evitare che con la futura amministrazione tutto venga insabbiato. E sì, perché le indagini sarebbero di più ampia portata rispetto a quanto rivelato dallo stesso secondogenito del presidente eletto degli Stati Uniti. Nel mirino infatti ci sarebbero non solo questioni fiscali, ma anche gli affari di Hunter in Paesi stranieri come la Cina, col sospetto di operazioni volte persino al riciclaggio di denaro”. Il 23 Ottobre su questa storia aveva scritto scritto il quotidiano ItaliaOggi: “Mancano meno di 15 giorni al voto per la Casa Bianca e al centro del confronto tra Donald Trump e Joe Biden c’è un tema diverso dal Covid19 e dalle conseguenze economiche. A calamitare l’attenzione sono gli strani affari di Hunter Biden, figlio di Joe Biden, che in passato è stato vice di Barack Obama alla Casa Bianca e oggi è il candidato in netto vantaggio nei sondaggi. Un tema finora ignorato dai giornaloni Usa, ma ormai virale su molti siti web. La conferma che sia diventato proprio questo il tema più caldo del confronto elettorale viene da una clamorosa indiscrezione del Washington Post, uscita poche ore prima del terzo confronto in tv tra i due candidati, avvenuto ieri notte: Trump starebbe pensando di licenziare il direttore dell’Fbi, Christopher Wray, «perché non indaga su Biden». Un licenziamento che Trump potrebbe fare subito dopo il risultato del voto del 3 Novembre, quale che sia il risultato, in ogni caso prima del 20 gennaio 2021, data prevista per l’insediamento del nuovo presidente”.
“Christopher Wray – prosegue l’articolo di ItaliaOggi – era stato nominato nel 2017 a capo dell’Fbi dallo stesso Trump, dopo il licenziamento di James Comey, con il quale The Donald era convinto di avere un uomo fidato a capo del Bureau in quanto proprio Comey aveva riaperto le indagini sulle email di Hillary Clinton undici giorni prima del voto 2016 per la Casa Bianca, salvo poi assolverla dopo il voto. Quella decisione irritò moltissimo la Clinton e i leader del Partito Democratico, i quali accusarono Comey di essere stato decisivo per l’elezione di Trump. Ora, secondo i democratici e i media mainstream, Trump avrebbe preteso che anche il capo attuale dell’Fbi facesse come Comey, aprendo un’indagine su Hunter Biden e sugli affari della famiglia Biden in Ucraina e in Cina. Per i democratici, una richiesta scandalosa; ma per Trump un atto dovuto, sulla base delle prove e degli indizi finora emersi in modo casuale, in possesso del Fbi da mesi”. E ancora: “Era il 15 ottobre 2019: una giornalista della tv ABC News chiede a Hunter: «Se il suo cognome non fosse stato Biden, lei pensa che sarebbe stato chiamato a fare parte del consiglio d’amministrazione della società Burisma, colosso dell’energia in Ucraina?» Risposta: «Non so. Non so. Probabilmente no. Ci sono un sacco di cose nella mia vita che non sarebbero potute accadere se non mi fossi chiamato Biden, perché mio padre era vicepresidente degli Stati Uniti». Dunque, un’ammissione. E grazie al cognome, nel 2015 Hunter ha ottenuto da Burisma un compenso di 50 mila dollari al mese. A beneficio dei lettori, ZeroHedge ricorda che nel 2014 il presidente Usa, Barack Obama, aveva affidato al suo vice Joe Biden il compito di sovraintendere alla situazione in Ucraina, dopo la rivolta di Piazza Maidan e la cacciata del presidente filorusso, Viktor Yanukovic. Nel consiglio di Burisma, all’epoca, c’era anche l’ex presidente della Polonia, Aleksander Kwasniewsky. Intervistato dalla Ap (Associated presse) nel Novembre 2019, ha detto papale papale che Hunter Biden «è stato scelto come membro del consiglio grazie al suo cognome». Il motivo? «Se qualcuno mi chiama a fare parte di un progetto, non è perché io sia bravo, ma perché mi chiamo Kwasniewsky e sono l’ex presidente della Polonia. Essere un Biden non è male, Biden è un buon nome». Rilanciate oggi dal web, questi complimenti di un anno fa sono diventati imbarazzanti capi d’accusa”.
“Sul web – leggiamo sempre su ItaliaOggi del 23 Ottobre – salta fuori anche il testo di una telefonata del 2015 tra Joe Biden e Petro Poroshenko, all’epoca presidente dell’Ucraina. In cambio di un prestito Usa di un miliardo di dollari al governo ucraino, a Poroshenko era stato chiesto il licenziamento del procuratore Victor Shokin, che stava indagando su Burisma. Poroshenko esegue, e poi chiama Joe Biden, registrando la telefonata, poi passata a un giornalista ucraino: «Ho parlato con Shokin l’altro ieri. Un’ora fa mi ha consegnato la lettera di dimissioni. È il secondo caso in cui mantengo la parola data». L’ingresso di Hunter Biden in Burisma avvenne subito dopo”. Ecco il finale dell’articolo: ““Intanto Rudolph Giuliani, a cui un riparatore di pc aveva consegnato una copia del disco rigido del laptop di Hunter Biden dimenticato nel suo negozio per mesi, ha consegnato questo disco rigido alla polizia dello Stato del Delawere, scelta dettata dal fatto che né lui né Trump si fidano dell’Fbi, che è in possesso dello stesso disco dal dicembre 2019, ma non avrebbe fatto nulla. Il che non sembra del tutto vero: stranamente, nel laptop di Hunter Biden vi è la foto di un atto di comparizione per lui, firmato da un noto agente dell’Fbi, Joshua Wilson, che di solito si occupa di pedopornografia. Quell’agente, a quanto pare, non ha mai dato seguito al mandato. Eppure, sostiene Giuliani, nel laptop vi sono centinaia di immagini, filmati ed email che, oltre agli affari in Ucraina e in Cina, rivelerebbero aspetti della vita di Hunter Biden che spaziano dalla droga al sesso, con risvolti inquietanti, anche con minorenni. Resta ora da vedere se a renderli pubblici sarà la polizia del Delawere, oppure i siti web”.
Andiamo adesso a un articolo dello scorso 23 Febbraio di VISIONE TV. Il titolo dice già tutto: “Quei loschi affari ucraini della famiglia Biden. Da seppellire in fretta con una guerra“. Dopo il golpe del 2014 “Joe Biden, sotto il controllo diretto di Barack Obama – leggiamo nell’articolo di VISIONE TV – fece diversi viaggi in Ucraina, ufficialmente inviato dal presidente a verificare che gli aiuti alla nazione fossero ben spesi e che ‘la corruzione venisse tenuta a bada’ , non formalmente invece per infilarsi proprio in quella compagine e trarne profitto prima per sé, poi eventualmente anche per i suoi uomini… subito dopo che Joe Biden fu incaricato di supervisionare la questione ucraina, il figlio Hunter cominciò ad accompagnare il padre nei suoi viaggi e in breve tempo ottenne una posizione di estremo rilievo nella più grande compagnia di gas del luogo, la Burisma, con stipendi mensili da capogiro, si parla addirittura di cifre del calibro di 50.000$ al mese, solo per il fatto di far parte del consiglio di amministrazione. Il giornale racconta anche di un documentario – che viene riportato nell’articolo “A LOT OF HOT AIR, Who’s telling the truth in the Burisma gas scandal?”– alcuni “coraggiosi giornalisti britannici hanno affrontato in maniera inedita la questione presentando la pellicola anche a Bruxelles. Nel documentario si sostiene la teoria per cui l’amministratore della compagnia del gas Burisma avesse bisogno di Hunter Biden sia per non ricevere formalmente sanzioni, sia per poter riciclare i soldi sporchi che la compagnia aveva fatto negli anni precedenti. Si pensi che addirittura alcuni testimoni anonimi hanno parlato recentemente di circa 10 milioni di dollari al mese di soldi non fatturati, soldi in nero fatti sparire e trasferiti a vari altri conti tra cui la compagnia americana Rosemont Seneca fondata nel 2009 proprio da Hunter Biden, attraverso bonifici con la causale di ‘servizio di consulenza’”. Oggi i filoamericani non sono più al potere in Ucraina. cosa temono i Democratici americani? Che vengano fuori gli ‘altarini’ nascosto in questi anni in Ucraina? Se è così hanno fondati motivi per avere paura, tanta paura…
Sopra foto tratta da Spunik Italia