Oggi, nel nostro MATTINALE, proveremo ad esaminare gli effetti della prima settimana di guerra in Ucraina nel mercato del petrolio. E lo faremo utilizzando e commentando la parte della preziosa nota di Sandro Puglisi che riguarda, per l’appunto, il petrolio. Proveremo anche a capire cosa sta facendo l’Unione europea. Per l’Italia è importante, perché nella settimana che sta per concludersi sono cominciate le manifestazioni di protesta degli autotrasportatori, che non ce la fanno più ad andare avanti a causa della crescita del costo del carburante. Nel mercato energetico i prezzi i prezzi del petrolio sono aumentati, con il Brent che, due giorni fa, ha superato i 100 dollari al barile per la prima volta dal 2014. “Il greggio Brent – scrive Puglisi – ha raggiunto un massimo di $ 102,48 al barile, il più alto da settembre 2014, ed era a $ 102,06 al barile alle 05:47 GMT, in rialzo di $ 5,22, o 5,4%. I future sul greggio US West Texas Intermediate (WTI) sono balzati a $ 4,85, o 5,3%, a $ 96,95 al barile, dopo essere saliti a $ 97,40, il massimo da agosto 2014. I prezzi del petrolio sono aumentati di oltre $ 20 al barile dall’inizio del 2022”.
“L’impennata dei prezzi del petrolio arriva in un momento particolarmente difficile”, ha affermato l’economista di HSBC Frederic Neumann. Apprendiamo che gli “Stati Uniti e l’Iran sono stati impegnati in colloqui nucleari indiretti a Vienna, in cui un accordo potrebbe portare alla rimozione delle sanzioni sulle vendite di petrolio iraniano e aumentare l’offerta globale. Tuttavia, Mercoledì l’Iran ha esortato le potenze occidentali a essere ‘realistiche’ nei colloqui per rilanciare l’accordo nucleare del 2015 e ha affermato che il suo principale negoziatore sarebbe tornato a Teheran per consultazioni, suggerendo che una svolta nelle sue discussioni non è imminente. Nel frattempo, le scorte di greggio statunitensi sono aumentate di 6 milioni di barili la scorsa settimana mentre le scorte di distillati sono diminuite, secondo fonti di mercato che hanno citato i dati dell‘American Petroleum Institute alla fine di Martedì”. E’ evidente che la guerra in Ucraina – con la Russia che si sta sostanzialmente riprendendo questo Paese – impone gli Stati Uniti d’America di rivedere alcune scelte di politica internazionale. Con molta probabilità, lasceranno in pace l’Iran.
Le notizie delle ultime ore raccontano che lo sciopero degli autotrasportatori si starebbe spegnendo. E’ così? Non ci crediamo proprio. Nella settimana che si è appena conclusa abbiamo assistito alla prima fiammata di manifestazioni degli autotrasportatori. E abbiamo assistito, soprattutto, al nullismo all’ennesima potenza del Governo italiano di Mario Draghi. Questo banchiere promosso sul campo ‘statista’ non sa cosa fare. Mentre il prezzo del petrolio, a livello internazionale, aumenta, mentre il Governo Draghi si accoda alle sanzioni contro la Russia – nella consapevolezza dello stesso Draghi che l’Italia pagherà un prezzo molto alto in termini di riduzione delle forniture di gas da parte della Russia – non c’è, da parte del Governo italiano, un solo provvedimento concreto in favore degli autotrasportatori e, in generale, di tutto il mondo economico che dipende dal carburante con i prezzi in crescita: per esempio, il mondo della pesca, il mondo agricolo e, in generale, tutte le imprese, soprattutto quello che consumano molta energia. Infatti il caro-carburante si incrocia con le super-bollette di luce e gas per le quali il Governo Draghi ha adottato provvedimenti risibili. Senza la guerra in Ucraina la Cgia di Mestre ha stimato un aumento delle bollette di luce e gas, per questo 2022, pari a 90 miliardi di euro. Se scatteranno le sanzioni contro la Russia – con la stessa Russia che si difenderà interrompendo la fornitura di gas all’Europa – il costo delle bollette potrebbe addirittura raddoppiare!
Si rimane basiti dal pressappochismo con il quale il Governo Draghi e i suoi Ministri stanno affrontando una crisi geopolitica, economica e finanziaria gravissima. Questi non sanno nemmeno che le sanzioni a un Paese hanno un senso se il Paese sanzionato non ha un mercato di sbocco per i propri prodotti e non ha dove acquistare, a propria volta, i prodotti che gli servono per andare avanti. Per vendere i propri prodotti – a cominciare da gas e grano (la Russia è il primo Paese al mondo per questi due prodotti) – la Russia ha a disposizione la Cina, ovvero un mercato di oltre un miliardo e 300 milioni di persone. Morale: le sanzioni alla Russia, su questo versante, sono inutili e sono un autogol per l’altrettanto inutile Unione europea ‘scendiletto’ di USA, Nato e multinazionali liberiste ultra-globaliste. Un po’ di danno alla Russia potrebbe arrivare dai prodotti che non potrebbe più acquistare da mercato internazionale: ma bisognerà capire chi rispetterà questo eventuale divieto che penalizzerebbe anche i Paesi eventualmente impossibilitati a vendere nel mercato russo. La sensazione è che l’Occidente industrializzato, oggi nelle salde mani dei liberisti-globalisti, si stia ‘incartando’ sulla crisi in Ucraina. La verità è che Biden, Obama che sta dietro di lui, i massoni dell’Unione europea e le multinazionali ultra-liberiste globaliste non possono competere con la statura politica del premier della Russia, Putin, e del premier della Cina, Xi Jinping.
Quanto all’Italia, il Governo Draghi s’illude che le proteste per il caro carburante siano finite. Non è così. Il costo dei prodotti energetici sta schizzando all’insù. Il prezzo dei carburanti, in questo scenario, è destinato a salire. Così com’è destinato a salire il costo del gas. Aumentando il prezzo del gas, aumenteranno i costi di produzione, aumenterà il costo delle bollette, aumenterà il costo dei fertilizzanti, mandando in tilt tutta l’agricoltura convenzionale. Adesso, all’Italia, per fronteggiare il caro-carburante e il caro-bollette e l’agricoltura servono montagne di soldi. Tragicomici i rimedi annunciati dallo stesso Governo Draghi, come il rilancio dei rigassificatori, per esempio il folle rigassificatore di Porto Empedocle in Sicilia. Questi non sanno nemmeno che per realizzare un rigassificatore ci vogliono anni, mentre i soldi per fronteggiare il caro-carburante e il caro-gasolio e l’imminente crisi dell’agricoltura con l’inevitabile aumento del costo dei fertilizzanti servono subito. Ancora più tragicomico l’annuncio del ritorno al carbone. E come dovrebbe arrivare il carbone in Italia? Ma questi lo sanno che, nelle ultime settimane, il costo dei trasporti delle merci via mare è aumentato vertiginosamente? O forse pensano di fare arrivare il carbone in Italia con gli ippogrifi?