Ieri abbiamo raccontato la storia dell’Azienda Siciliana Trasporti (AST), dagli albori fino ai giorni nostri, incrociando Michele Navarra nel 1947 e Antonello Montante negli anni del Governo regionale di Raffaele Lombardo. A ‘bocce ferme’ vogliamo provare a riflettere sulla gestione e sui controlli che dovrebbero caratterizzare una società in house, perché l’AST, è noto, è una società in house, ovvero un’azienda pubblica – che si occupa del trasporto delle persone su mezzi gommati – costituita in forma societaria, dove le azioni sono detenute da un ente pubblico, in questo caso la Regione siciliana. Come i nostri lettori sicuramente sanno, la vicenda giudiziaria coinvolge 16 persone. Di queste, 9 sono indagate per varie ipotesi di reato: corruzione per atto contrario ai doveri d’ufficio, turbata libertà degli incanti, turbata libertà del procedimento di scelta del contraente, falsità ideologica in atto pubblico, frode nelle pubbliche forniture e truffa aggravata ai danni dello Stato. La cosa che suscita in noi qualche perplessità è che si tratta, per l’appunto, di una società in house soggetta al controllo di vari soggetti e a un bilancio consolidato. Il primo controllo viene essere effettuato dai Revisori dei conti che, per definizione, sono specializzati in questo genere di attività. Un secondo controllo viene effettuato dalla Regione siciliana e, segnatamente, dall’assessorato regionale all’Economia. Un terzo controllo viene effettuato dal Parlamento siciliano: supponiamo dalla Commissione legislativa Bilancio e Finanze e poi dai parlamentari della nostra Isola, perché è l’Assemblea regionale siciliana che approva il consolidamento del Bilancio. In quarta battuta c’è il controllo della Corte dei Conti. Ci chiediamo e chiediamo: ma se questi signori che sono finiti sotto inchiesta sono riusciti, in questi anni, a passare indenni da quattro livelli di controllo, ebbene, è proprio il caso di continuare a effettuare tali controlli?
Foto tratta da Italia Oggi
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