di Tony Pellicane
Proviamo a fare un bilancio sulla questione abitativa a Palermo. Partiamo da una graduatoria per l’assegnazione di alloggi di edilizia residenziale pubblica che è stata approvata nel 2005 con poco meno di 10.000 aventi diritto a fronte di poco più di 500 assegnazioni ufficializzate in 17 anni, trattasi di alloggi e.r.p. Recuperati in quanto erano stati abbandonati da precedenti assegnatari. Tale graduatoria, che fa riferimento al DPR del 30 dicembre 1972, n. 1035, si sarebbe dovuta aggiornare ogni 2 anni perché, inevitabilmente, le condizioni delle famiglie cambiano; tale aggiornamento però non è mai stato eseguito. Inoltre la graduatoria, all’epoca, ha fotografato il bisogno di alloggi e.r.p. che, nel 2022, è vertiginosamente aumentato. Oggi, se il Comune dovesse pubblicare un nuovo bando per l’assegnazione di alloggi e.r.p. si stima la partecipazione di oltre 30.000 famiglie, con un edilizia residenziale pubblica assolutamente ferma già da qualche decennio, senza alcuna progettazione, ad esempio, di recupero alloggi nel Centro storico da destinare all’edilizia residenziale pubblica.
Intanto da qualche decennio la politica nazionale, regionale e locale ha, di fatto, creato sacche di povertà che coinvolgono migliaia di famiglie che, avendo perso il lavoro, hanno perso anche la casa, senza più avere la possibilità di potersene affittare un’altra. Quindi, circa 20 anni fa si comincia a delineare un’emergenza abitativa all’interno dell’enorme problema abitativo che riguarda la città di Palermo. Un’emergenza abitativa che, grazie alle battaglie del Comitato di lotta per la casa 12 Luglio, viene riconosciuta attraverso varie delibere di Giunta e del Consiglio comunale; al Comune viene persino istituito un apposito ufficio denominato “emergenza abitativa”. Intanto un’altra battaglia vinta dal Comitato di lotta per la Casa 12 Luglio è relativa all’utilizzo, in favore di famiglie svantaggiate, delle case confiscate alla mafia. Il Comitato di lotta dà un forte imput affinché tutto venga regolamentato, ed è così che nasce la graduatoria d’emergenza abitativa che “aveva” come scopo quello di dare risposte concrete e urgenti alle famiglie che perdevano la casa; questo lo si poteva fare attraverso i beni confiscati ma anche attraverso i beni di proprietà comunale; peccato che su questa seconda possibilità il Comune ha sempre fatto orecchie da mercante.
Già nel 2003 il Comitato di lotta ha ottenuto la creazione di una lista d’emergenza abitativa che comprende tutte le famiglie senza casa che erano nelle locande a carico del Comune. Con le battaglie nelle piazze il Comitato di lotta è riuscito a strappare l’assegnazione regolare di un alloggio per tutte le famiglie che facevano parte di quella lista. Una volta approvato il regolamento, nel 2010, è nata ufficialmente la graduatoria dell’emergenza abitativa che, all’epoca, contava circa 800 nuclei familiari, a fronte di poco più di 200 alloggi confiscati assegnati nel decennio di sindacatura di Diego Cammarata. Nel 2012 viene eletto il Sindaco Leoluca Orlando e la graduatoria d’emergenza abitativa aveva mantenuto circa 800 nuclei familiari aventi diritto ma riscontriamo che l’aumento di richieste di inserimento in graduatoria è da subito in crescita; le famiglie presentavano istanza per essere inserite in graduatoria, cosa che avveniva ogni 3 mesi in base al vecchio regolamento. Purtroppo l’amministrazione Orlando ha deciso di modificare il regolamento e ha portato l’aggiornamento della graduatoria d’emergenza abitativa ad ogni 6 mesi; dall’anno scorso addirittura ad ogni anno, di fatto trasformando una graduatoria che aveva il principio di dare risposte urgenti in uno strumento elefantiaco che, spesso, diventa da ostacolo per le famiglie che, dall’oggi al domani, perdono la casa perché non sono più in grado di pagare un affitto.
Oggi la graduatoria dell’emergenza abitativa conta circa 2500 nuclei familiari ma, visto l’andazzo della situazione, hanno speranza di poter avere una casa le prime 20 famiglie in graduatoria… Ma anche a questo c’è una spiegazione: l’Amministrazione Orlando non ha fatto altro che spalmare a Palermo le linee guida dettate dal Governo nazionale, cioè stabilire come utilizzare i fondi comunitari e non, quindi, anche quelli provenienti dal Pon metro. Di seguito il percorso previsto:
1) delegare totalmente al privato sociale la gestione del problema abitativo, compreso l’emergenza abitativa… e lo si fa attraverso uno stretto coordinamento tra servizi sociali e Agenzia sociale per la casa che poi affida la gestione dei progetti di accompagnamento all’autonomia abitativa a vari enti del terzo settore;
2) progetti di accompagnamento all’autonomia abitativa finanziati con fondi comunitari e non, per la durata di un anno con possibilità di rinnovo per un altro anno, lasciando totalmente alle famiglie disagiate e senza una busta paga l’onere di trovarsi un proprietario privato disposto ad affittargli una casa, consapevole che le famiglie non possono offrire alcune garanzia;
3) I progetti dovrebbero comprendere un percorso per l’avviamento al lavoro, di supporto psicologico, il pagamento delle utenze per tutta la durata del progetto.
Sin dalla creazione di tali progetti il Comitato di lotta ha ripetutamente fatto presente che tale percorso era deficitario, per il semplice fatto che, al 90%, nessun proprietario privato accetta di affittare una casa a famiglie che non sono nella condizione di offrire garanzie certe. Ripetutamente abbiamo fatto presente che sarebbe stata cosa buona e giusta che fosse il Comune ad affittare le case rivolgendosi ai privati… ma il Comune non ha mai voluto prendere in considerazione tale ipotesi. Pochi mesi fa apprendiamo dalla Dirigente del settore “Dignità dell’abitare” che i progetti andati a buon fine relativamente al problema abitativo sono circa 60 a fronte di 2500 famiglie in graduatoria d’emergenza abitativa. Intanto la povertà aumenta vertiginosamente, il governo nazionale pratica tagli che, sicuramente, incidono negativamente sugli enti locali. La Regione siciliana non pervenuta, quindi il Comune arranca, quindi l’emergenza abitativa cresce a dismisura. Oggi possiamo dire che se ci sono circa 2500 famiglie ufficialmente riconosciute in emergenza abitativa, ce ne sono altrettante che accettano quasi apaticamente tale condizione di povertà, tra queste circa 750 nuclei familiari, non avendo mai avuto risposte dalle istituzioni, da circa 8 anni occupano immobili, nella stragrande maggioranza di proprietà comunale, che erano in condizioni di totale abbandono, quindi di totale degrado; le famiglie, attraverso la pratica dell’auto recupero, hanno, di fatto, trasformato quei vecchi immobili degradati in vere e proprie case. Purtroppo, è notizia di questi giorni, alcuni degli spazi occupati dalle famiglie senza casa sono a rischio sgombero con un amministrazione comunale che si limita, imperterrita, ad offrire come unica soluzione i progetti di accompagnamento pur consapevoli che essi si sono rivelati fallimentari. Se dobbiamo fare un bilancio rispetto al problema casa a Palermo e rispetto all’impegno delle amministrazioni comunali che si sono succedute, compresa l’amministrazione Orlando, beh, questo non può che essere negativo, in termini di soluzioni, in termini di volontà politica e in termini di burocrazia, altro cancro di questa nostra città.
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