Leggiamo, da qualche giorno, di due immaginifici termovalorizzatori (che forse sarebbe più corretto definire inceneritori di rifiuti), che dovrebbero essere realizzati in Sicilia, uno nella parte occidentale dell’Isola (qualcuno ha scritto addirittura a Palermo, nell’area della discarica di Bellolampo, che dovrebbe essere già chiusa da oltre un ventennio perché superinquinata) mentre il secondo dovrebbe vedere la luce nella Sicilia orientale. Si tratta di una notizia destituita di fondamento. Il Piano regionale dei rifiuti – che, lo ricordiamo, è operativo – non prevede la realizzazione di termovalorizzatori o inceneritori di rifiuti. Dubitiamo che il Governo di Nello Musumeci abbia la forza politica – e soprattutto i voti in Aula – per aggiornare il Piano rifiuti di fatto con una nuova legge. Non solo. L’attuale normativa – la legge regionale numero 9 del 2010 – assegna alle Srr (Società di regolamentazione dei rifiuti) l’onere di bandire eventuali gare. Insomma, ammesso che il Piano regionale dei rifiuti venga aggiornato, poi la parola passerebbe alle Srr. A meno che il Parlamento siciliano non approvi un’altra legge per trasferire le competenze sui bandi per i termovalorizzatori dalle Srr al Governo regionale. Tutto questo a meno di nove mesi dal voto delle elezioni regionali. Con rispetto parlando, a noi l’attuale dibattito sui due termovalorizzatori sembra un concentrato di nulla mescolato con il niente. Insomma, per dirla tutta, non se ne farà nulla. sono solo chiacchiere.
E allora perché tutta questa manfrina? Semplice: perché siamo in campagna elettorale e la politica siciliana – tutta la politica siciliana, di centrodestra e di centrosinistra – ha interesse a gettare fumo negli occhi e a nascondere il vero dato politico e tecnico della questione rifiuti in Sicilia: il fallimento integrale della raccolta differenziata dei rifiuti di Palermo e Catania. Ci spieghiamo meglio. In questo momento la raccolta dei rifiuti in Sicilia – dato ufficiale – è pari al 47%. Dato lontano dal 70% circa chiesto dall’Unione europea. Rispetto al 18% della raccolta differenziata dei rifiuti dei Governi di centrosinistra di Rosario Crocetta, il Governo di centrodestra di Musumeci ha fatto molto bene, guadagnando un 30%. In realtà, le cose non stanno proprio così, perché il Governo Musumeci ha fatto ancora meglio: infatti, senza il flop quasi integrale dei Comuni di Palermo e Catania, la Sicilia, oggi, in materia di raccolta differenziata dei rifiuti, sarebbe addirittura ben oltre il 70%! L’amara verità è che, su questo delicato tema della vita sociale, i Comuni di Palermo e di Catania affossano la Sicilia.
Non è facile capire il perché nella due più grandi città della Sicilia vada in scena il disastro-rifiuti. Ci sono motivazioni antropologiche? Sono i cittadini palermitani e catanesi che non ne vogliono sapere manco a brodo di raccolta differenziata perché amano vivere circondati dai rifiuti? A noi non sembra questa la spiegazione plausibile. Nel caso di Catania va detto che l’attuale sindaco, Salvo Pogliese – peraltro indebolito da una vicenda giudiziaria – ha trovato nei conti del Comune un ‘buco’ di 2 miliardi di euro lasciatogli in eredità dalle precedenti amministrazioni. Nel caso di Palermo la pessima amministrazione dell’attuale sindaco, Leoluca Orlando, è sotto gli occhi di tutti. Come già accennato, il flop della raccolta differenziata del capoluogo dell’Isola e della Città Etnea fa precipitare in basso la percentuale della raccolta differenziata della Sicilia. Ma né il centrosinistra che governa Palermo (di fatto insieme con Forza Italia), né il centrodestra che governa Catania hanno interesse a fare emergere questo dato tecnico e politico.
Palermo, in materia di raccolta differenziata, segna il fallimento amministrativo dell’asse centrosinistra-Forza Italia (leggere Gianfranco Miccichè, coordinatore degli azzurri in Sicilia e presidente del Parlamento siciliano che sta addirittura provando a trovare un candidato alla presidenza della Regione con il PD) e questa parte politica non ha alcun interesse a denunciare di aver fallito sui rifiuti; Catania è la città del presidente della Regione Musumeci governata dallo stesso schieramento politico dello stesso Musumeci. Che dovrebbe fare il presidente della Regione? Dire che nella sua città il suo schieramento politico ha fallito in materia di raccolta differenziata? Così assistiamo alla sceneggiata muto tu (centrosinistra + Forza Italia) e muto io (centrodestra), rispettivamente, a Palermo e a Catania, e via libera alla recita sui due termovalorizzatori che, sotto il profilo tecnico-giuridico, non stanno né in cielo, né in terra. Ma tanto, in Sicilia, chi è che ormai sta attento a certi ‘dettagli insignificanti’? Meglio le chiacchiere elettorali, visto che tra nove mesi si vota: un termovalorizzatore nella Sicilia orientale, bello, fiammante, in grado di bruciare 500 mila, anzi un milione di tonnellate di rifiuti; idem con la Sicilia occidentale e bla bla bla…
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