da Andrea Monteleone
della segreteria regionale del Sinalp (Sindacato nazionale lavoratori e pensionati)
riceviamo e pubblichiamo
Purtroppo dobbiamo ammettere che anche nel 2022 nulla cambia nei rapporti Nord/Sud. Il dualismo che si è creato già dall’Unità d’Italia, che in realtà è stata una guerra d’invasione di una nazione verso un’altra senza nemmeno dichiararne guerra, invece di ricucirsi continua a mantenere distanti le posizioni. Chiaramente quanto “carpito” da LaPresse dei dialoghi tra il Sindaco PD di Milano Giuseppe Sala ed il Presidente della Regione Lombardia LEGA Attilio Fontana dà il giusto senso di quanto avviene da 160 anni circa tra Nord e Sud. Quando due autorevoli esponenti di due partiti contrapposti politicamente, per idee, ideologia e visioni politiche, si ritrovano in perfetta sintonia nel voler “sostanzialmente eliminare” la parte Sud dell’Italia che invece dovrebbero rappresentare visto che i loro partiti pescano voti anche al Sud – anche in Sicilia – deve fare riflettere su quanto ancora bisogna lavorare per raggiungere veramente questa unità.
“Il governatore, rivolto al primo cittadino, dice: “Caro Beppe, è un casino il Pnrr e noi mettiamo a terra un cazzo“. E Sala risponde: “È questo, adesso va bene tutto. Noi dobbiamo farci un po’ più furbi su questa cosa”. E ancora: “Io sono preoccupato del fatto che Sud, Sud, Sud, ho capito. Però io non ho veramente niente da contestare. Voglio chiarezza”. La cosa che lascia sconcertati è che nessun esponente politico abbia ritenuto necessario denunciare questo atteggiamento razzista verso la gente del Sud. A questo punto ci chiediamo se esiste veramente l’Italia o se siamo in presenza di uno Stato che tiene prigioniera parte della sua popolazione con l’obiettivo di utilizzarla come manovalanza per la crescita del grande Nord produttivo. La Sicilia ha una Carta Costituzionale che la certifica come Nazione federata all’Italia, ma questa Italia non ha mai permesso che venisse applicata per intero rendendola veramente una Nazione. I politici siciliani si sono dimostrati, tranne rare eccezioni, sempre proni verso i diktat del Nord e dei loro esponenti politici. Se oggi la Sicilia si trova in uno stato di completo abbandono è merito di chi ha amministrato questa terra, svendendo i diritti dei siciliani per delle comode poltrone a Roma o peggio per elemosinare spiccioli, comunque dovuti, per tappare i buchi di bilanci incapaci di programmare una vera ripresa.
Ricordiamoci per esempio la svendita crocettiana dei crediti vantati dalla Sicilia nei confronti dell’Italia per ottenere solo spiccioli necessari a tamponare la spesa corrente. Ricordiamoci che le grandi opere in Sicilia sono sempre state “conquista” delle grandi aziende del Nord che prima ci fanno avere i finanziamenti, poi li incamerano riportandoli al Nord e poi ci lasciano le innumerevoli incompiute, con la beffa che le tante trasmissioni tv di approfondimento, accusano la Sicilia ed i suoi Governi di incapacità nel gestire queste opere. Ricordiamoci che il Demanio in Sicilia è Regionale, quindi perché ci siamo fatti scippare le concessioni petrolifere con buona pace e buon guadagno dello Stato Italiano? Ricordiamoci che, ormai dagli anni ’80 del secolo passato, i nostri ragazzi vengono circuiti da graduatorie “farlocche” che mettono in prima linea, come migliori, le università del Nord, relegando quelle del Sud e della Sicilia sempre agli ultimi posti. Queste graduatorie hanno il solo scopo di drenare i nostri giovani verso il Nord per alimentare il sistema universitario nordista che imploderebbe se i giovani del Sud decidessero di abbandonare i loro atenei. I parametri principali che alimentano i punteggi di queste graduatorie sono: “quanti ragazzi di altre Regioni si scrivono in una università e quanti finanziamenti privati un’università ottiene”. Chiunque con un minimo di intelletto si rende conto che questi due parametri calzano a pennello per le università nordiste a discapito di quelle del Sud, e nulla hanno a che vedere con la qualità della didattica.
Giunti a questo punto, bene fanno il sindaco di Milano ed il presidente della Regione Lombardia a scandalizzarsi del fatto che il Pnrr nasce per finanziare le aree del Sud Italia; e pur essendo già stato “manipolato” affinché le somme investite al Sud siano sempre di meno, anche quel poco che dovrebbe essere destinato al Sud, per i nordisti è troppo. Ma ci chiediamo come sindacato, che fine hanno fatto i nostri politici nazionali? Al di là dell’appartenenza partitica ed ideologica, questi signori, che dovrebbero rappresentarci, hanno almeno mostrato quel minimo di “indignazione” per queste dichiarazioni razziste? Il nostro amato Presidente della Repubblica, siciliano, non ritiene opportuno prendere le distanze da queste dichiarazioni che vogliono escludere l’intero Sud dagli investimenti? Ormai è già partita la stagione delle elezioni, si comincerà con il Comune di Palermo, poi con la Regione siciliana e se non si inventerà qualche altra emergenza, ci saranno anche le elezioni nazionali. Ci chiediamo: gli esponenti politici nazionali eletti al Sud riterranno opportuno difendere la loro Sicilia ed il Sud in generale o saranno sempre gli “utili idioti” di un Nord sempre più arrogante e dittatoriale?
Foto tratta da Milano Città Stato