di Gandolfo Dominici
Era fine Gennaio quando è iniziata a montare la protesta dei camionisti nord-americani (i “Trucker”) contro gli obblighi vaccinali per l’ingresso in Canada. A partire dal 15 Gennaio scorso, infatti, il Governo Canadese aveva imposto che i camionisti canadesi di ritorno attraverso il confine con gli Stati Uniti dovessero essere vaccinati o restare in isolamento (e quindi inoperativi) per due settimane. In altre parole, il governo li costringeva a rinunciare ai loro mezzi di sussistenza.
Con tutta evidenza si è trattato di una misura puramente politica di richiesta di obbedienza. Un obbligo posto senza alcuna motivazione dal punto di vista sanitario, dato che è ormai da tempo dimostrato – come ci dice anche un recente studio pubblicato sulla prestigiosa rivista scientifica The Lancet – che i vaccinati per il Covid-19 contagino tanto quanto i non vaccinati. Insomma, misure inutili e controproducenti evidentemente simili a quelle che abbiamo visto e odiosamente continuiamo a vedere, qui in Draghistan, da ormai due anni.
La reazione del governo DEM canadese, sin dalle prime proteste, è stata decisamente e sprezzantemente arrogante. Invece di trattare i camionisti come cittadini che hanno un valido e ragionevole motivo per dissentire, il Primo Ministrocanadese, Justin Trudeau – seguito e sostenuto dai media mainstream canadesi – ha reagito mostrando indignazione e disprezzo. Infatti è apparso in TV per bollare quanti protestassero come: “… agenti di maligna influenza straniera o nazionalisti bianchi. Devono essere combattuti sulle spiagge e sui campi di sbarco”. Il ben allineato National Observer ha quindi titolato: “Anti-vaxxer truck convoy signals invidious spread of Trumpism in Canada.” (Il convoglio anti-vaccino mostra una malsana diffusione del Trumpismo in Canada”. Jagmeet Singh, il leader del Partito Democratico Canadese, ha inoltre detto che “il convoglio è guidato da coloro che sostengono la superiorità della stirpe bianca ed equipara l’Islam ad una malattia”. Il tutto mentre le TV canadesi diffondevano teorie complottiste secondo cui ci sarebbe addirittura Putin dietro la protesta. Non può tacersi, peraltro, l’assordante silenzio con il quale i nostri media mainstream hanno spudoratamente ignorato la notizia relegandola, al massimo, a qualche trafiletto secondario di giornale, come fosse una nota di colore.
Sui nostri giornalini e nel TG (unico) nulla è trapelato in merito al fatto che lo stesso Primo Ministro canadese DEM Trudeau abbia preferito fuggire dalla capitale; salvo poi, in modo poco credibile, dichiarare di avere contratto il Covid-19 (dopo le sue tre dosi di vaccino), e senza commentare i fatti avvenuti e che stanno ancora avvenendo in Canada e l’enorme portata degli stessi. Eppure, gli stessi media mainstream, nell’Estate 2020 ci hanno bombardato con immagini e notizie (quasi sempre dimostratesi fake, come gli spezzoni di film spacciati per filmati reali) sulla rivolta di Antifa e Black Life Matters contro Trump. Come per i fatti dell’estate 2020, le sedi istituzionali statunitensi sono state messe sotto assedio, ma per i Trucker ciò è avvenuto senza violenza, a differenza delle proteste dei “pacifisti democratici”. D’altronde si sa, dei problemi degli “amici” è bene che non si parli. Di quelli dei nemici, invece, si deve far trapelare solo ciò che conviene far sapere al popolo per tenerlo bue. Ma, nonostante la disinformazione imperante, il “Freedom Convoy” (Convoglio per la Libertà) sta facendo tremare il Canada nel silenzio tombale degli organi di propaganda del Draghistan. Peraltro, è risaputo come il Canada, al pari dell’Italia (Draghistan) e di altri Paesi (Australia, Israele, etc.), è uno dei Paesi pilota dell’esperimento sociale voluto da parte delle cosiddette elite liberali comunicati e discussi da anni negli atti del World Economic Forum, con grande serenità e perfettamente alla luce del sole: infatti è tutto disponibile online sul loro sito, per chi voglia leggerli.
Ma anche gli dei dell’Olimpo litigano! Ed ecco che, dopo quasi due anni di negazione dei diritti in tutto l’Occidente, qualcosa si rompe. Il governo federale statunitense decide di escludere Tesla dagli appalti federali relativi alle auto elettriche con conseguente crollo in Borsa delle azioni. Pessima mossa del vegliardo presidente Biden, che si è cosi creato un nemico forte – il multimiliardario Elon Musk – che ha subito colto l’occasione di scendere in campo supportando la protesta dei camionisti canadesi che, intanto, stava montando. Elon Musk si era già da tempo mostrato fortemente critico verso le misure draconiane adottate dall’amministrazione DEM negli USA che ha apertamente definito come fasciste e, lo scorso Luglio, ha abbandonato la California (appunto amministrata dai DEM) per trasferire le sue attività nel più liberale Texas repubblicano, così portando in Texas il gettito fiscale correlato. Quindi, il 27 Gennaio scorso, Musk scrive su Twitter: “Truckers Rule!”; e chi segue Elon Musk sa benissimo che i suoi brevi twitt non sono mai casuali ma, come già avvenuto nel caso delle speculazioni sulle cripto valute, sono sempre intenti di azione e di movimenti di capitale. E, a questa esternazione a favore dei Trucker, segue una massiccia raccolta fondi che in breve tempo raggiunge cifre a sette zeri sulla piattaforma GoFundMe. Tale raccolta fondi viene poi bloccata e – grazie ad un giudice non prono a certi poteri – trasferita su altra piattaforma meno asservita ai governi DEM.
I camionisti, bollati dall’establishment politico canadese come pazzi odiosi, non sono stati inizialmente presi sul serio. Ma purtroppo per loro (e per fortuna nostra) essi sono divenuti un simbolo di rivolta contro le misure draconiane che da ormai due anni vengono subite dalle popolazioni occidentali malgrado l’imperante oscurantismo mediatico. Il convoglio ha raggiunto la capitale Ottawa dove ha bloccato il quartiere ove ha sede il Parlamento mandando in fuga il Primo Ministro Trudeau. Tuttora – fra ali di cittadini festanti – sta bloccando il traffico su importanti sbocchi transfrontalieri, con conseguenze per il commercio internazionale. Tutto questo senza alcuna violenza ed in stridente contrasto con il caos che ha accompagnato altre manifestazioni negli USA – tanto care agli ambienti DEM – dimostrando, anche in questo frangente, una superiorità morale rispetto a certi gruppi che si dicono democratici solo a parole e, storicamente, si ritengono depositari di detta supposta superiorità morale codificata negli ipocriti precetti del “politically correct”.
I Trucker stanno mostrato di avere una intelligente visione strategica alle spalle. Invece di convergere tutti in massa su Ottawa si sono dislocati anche in altri punti nevralgici del Paese, in modo da massimizzare l’effetto della loro manifestazione creando maggiori disagi al commercio internazionale ed al loro governo, tanto arrogante quanto insipiente. In questa partita ai camionisti – e con loro al popolo canadese – basta giocare in difesa, basta non perdere, mentre Trudeau, per ri-affermare la sua leadership, deve vincere ad ogni costo. Ma ormai non penso possa più averne i mezzi, può solo cercare di limitare gli effetti negativi verso se stesso e verso i suoi accoliti. Non mi pare superfluo, a questo punto della narrazione, riportare come questo fosse lo scenario che il governo dei migliori temeva come un incubo qui in Draghistan, quello che chi (purtroppo) ci governa temeva avvenisse ove non fossero riusciti ad arginare e strumentalizzare la pacifica protesta dei portuali di Trieste. Purtroppo per tutti noi (e temo per una certa parte di Europa) ciò non è avvenuto. Probabilmente in Italia non c’erano abbastanza santi in paradiso per la gente normale e, certamente, i potenti del Draghistan ne hanno di più grandi. Peraltro va anche detto che i nostri poveri portuali non potevano fare affidamento su raccolte fondi a sei zeri per sostenere il loro (e nostro) dissenso dal pensiero unico.
In conclusione possiamo constatare come i camionisti canadesi di oggi sono un segno dell’inversione non solo semantica, ma anche pratica, che ha caratterizzato i confini ed i caratteri di chi possa dirsi di destra come di sinistra nei Paesi occidentali reputati avanzati. Appare sempre più evidente all’osservatore attento come la cosiddetta sinistra continui a perdere consensi all’interno della classe operaia raccogliendone, invece, nelle fasce della società più benestanti e radical chic di cui lo stesso Trudeau è una tipica icona (per non dire caricatura). La protesta in Canada, un Paese che nel nostro immaginario è quasi sonnacchioso, rappresenta l’evidenza che si sia ormai giunti ad un punto di saturazione della tolleranza verso le spesso farneticanti e contraddittorie misure in risposta alla pandemia. Per questo le proteste canadesi preoccupano i gerarchi del Draghistan che, incuranti del trend mondiale volto alla normalizzazione, continuano a introdurre restrizioni di più che dubbia costituzionalità come – uno fra gli altri, ma non certamente il solo – l’odioso divieto di lavoro per gli over 50 non vaccinati a partire dal 15 Febbraio. Una misura di estrema e inusitata gravità che non trova applicazione neanche verso soggetti che si siano macchiati di atroci delitti di mafia, persone (quei criminali) alle quali – comunque – viene garantita dallo Stato una indennità di mantenimento per loro e le loro famiglie. Una vergognosa macchia a quella che era la Culla del Diritto che si aggiunge ai simili soprusi cui hanno dovuto già soggiacere tanti, troppi, lavoratori italiani nel silenzio – o meglio, con la connivenza – delle (presunte maggiori) organizzazioni sindacali. A questo punto rimane un quesito: la rivolta del Convoglio per la Libertà arriverà anche da noi, nonostante – ad oggi – ci manchi un Elon Musk come supporto? Al momento non c’è, ma chissà!
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