Un post su Facebook dell’amico e collega Bepi Lima ci dà l’opportunità di riflettere sulle strade e sulle autostrade siciliane e, in generale, sull’andamento dei lavori pubblici in Sicilia. “Ieri tornando a Palermo sull’autostrada da Catania – scrive Bepi Lima – ho deciso di contare le deviazioni, con restringimento della carreggiata su corsia unica, presenti lungo il percorso. Sono 26 (ventisei) , con i conseguenti rallentamenti dovuti ai limiti di velocità (60 km/h che diventano 40 km/h nei viadotti) ma soprattutto all’impossibilità di sorpassare i mezzi pesanti. Soltanto in prossimità di 4 di queste interruzioni, c’erano addetti che potevano far pensare a lavori in corso, con la speranza che, prima o poi, si torni alla doppia carreggiata. Ora io capisco che la responsabilità è dell’Anas e quindi di pertinenza nazionale, ma è possibile che il Presidente della Regione, il Presidente dell’Ars, il sindaco Leoluca Orlando, nella qualità di Presidente regionale dell’ANCI, non siano in grado di battere i pugni sul tavolo per porre fine ad una vergogna che penalizza ulteriormente i trasporti di merci e persone? Atteso che anche attraverso i binari, grazie all’alta velocità made in Sicily, il tempo minimo di percorrenza supera le tre ore, ci sarà un sussulto di dignità o dovremo subire questa situazione da quarto mondo sine die?
P. S. :Dimenticavo il sottosegretario del governo Draghi, competente per delega, il sicilianissimo Giancarlo Cancellerei.(Ho fatto un errore di battitura ma, tutto sommato, è un auspicio condivisibile e non correggo)”.
Non sappiamo da quanti anni sono in corso i lavori per la sistemazione dell’autostrada Palermo-Catania. Così come non sappiamo da quanti anni si lavora per la strada a scorrimento veloce, o autostrada – non riusciamo più a capire cosa sarà e se la faranno – Palermo-Agrigento. Così come non riusciamo più a capire da quanti anni si lavora sull’autostrada Siracusa-Gela. Non parliamo, poi, della Nord-Sud – la strada a scorrimento veloce Mistretta-Gela – in costruzione dai primi anni ’60 del secolo passato. Così come non sappiamo – passando dalle strade alle ferrovie – da quanti anni è in costruzione la Circumetnea. Mentre per il Passante ferroviario di Palermo – incompleto – dovremmo essere intorno ai 15 anni di lavori. C’è una verità amara che viene nascosta: e cioè che, con la connivenza generale, chi trova lavoro in un grande appalto siciliano ‘rischia’ di aver trovato un lavoro a vita… Un’esagerazione? Siamo rimasti colpiti da un comunicato di qualche giorno fa della Cgil che festeggiava un operaio edile di Palermo che è riuscito ad andare in pensione a 67 anni. Nel comunicato si spiega che non tutti riescono ormai a raggiungere l’agognata pensione. Ma si leggeva anche un’altra notizia: e cioè che l’operaio, negli ultimi otto anni, ha lavorato nel cantiere del ‘mitico’ Anello ferroviario di Palermo. L’Anello ferroviario di Palermo è un tratto di ferrovia – in parte già esistente – che non sarà lungo più di due km. Ebbene, sei anni fa, dopo polemiche roventi, si diceva che i lavori sarebbero stati completati al massimo entro 5 anni. Ed era già un periodo lungo per meno di 2 km di linea ferrata. Di anni ne sono passati sei e i lavori non sono completati. Intanto gli operai cominciano ad andare in pensione! Non solo. C’è anche il dubbio che non ci sia la volontà di completare tale opera pubblica, perché non si capisce chi dovrebbe gestirla. Tra l’altro, i danni che gli scavi di questo Anello ferroviario hanno provocato alla città sono incalcolabili. Basti pensare allo sventramento di Piazza Castelnuovo (Piazza Politeama per i palermitani) che ormai, quasi privo di verde, in Estate diventa una specie di forno a microonde acceso… Nel caso di Piazza della Pace – un tratto della città che sta tra via Archimede e via Crispi, dove da cinque anni da uno dei punti dove sono stati effettuati gli scavi viene su acqua mescolata con la fogna – non si sa nemmeno se il danno provocato potrà essere riparato, perché le piogge sempre più frequenti degli ultimi anni hanno rinvigorito i corsi d’acqua sotterranei di Palermo, con l’acqua che, sotto pressione, invade le strade. E’ successo in via Papireto, è successo in un tratto della Circonvallazione e anche nella citata Piazza della Pace.
Insomma, il nostro amico Bepi Lima ha toccato un tasto dolente. Perché per assicurare agli operai un congruo periodo di lavoro, beh, è chiaro che i lavori debbono andare per le lunghe. E questo conviene ai sindacati che ‘sindacalizzano’ i lavoratori; conviene ai politici che, man mano che gli operai vanno in pensione, li sostituiscono con altri; conviene alle imprese del settore che vanno avanti all’infinito. Se poi – come succede negli ultimi anni – ci si mettono anche le piogge che somigliano ad alluvioni, con i fiumi che esondano, le imprese hanno persino ragione, perché – e scusate il gioco di parole – è la Regione siciliana che dovrebbe occuparsi della regimazione di corsi d’acqua e fiumi. Ma siccome la Regione o no si occupa di cosi d’acqua e fiumi o, se lo fa, ricorre ad imprese private che impiegano decenni per ‘sistemare’ un fiume o un corso d’acqua. Negli anni ’70, in Sicilia, si diceva: “Se ti danno un fiume da sistemare ti sistemi per la vita”: infatti tra cura delle sponde, briglie, analisi del letto del fiume con annessa cementificazione (vedi le Fiumare del Messinese). Negli anni ’60, quando capirono che con le strade e con le autostrade avrebbero cominciato a venirne a capo vent’anni dopo, i politici istituirono un volo Palermo-Catania e viceversa. Che era l’unico modo per consentire ai parlamentari regionali della Sicilia orientale di raggiungere la sede del Parlamento siciliano a Palermo (la linea aerea venne soppressa dopo l’apertura dell’autostrada Palermo-Catania: considerato lo scenario attuale non sarebbe il caso di ripristinarla?). Nella seconda metà degli anni ’80 chi scrive lavorava come cronista politico presso il quotidiano L’Ora di Palermo. Erano gli anni in cui nasceva la Lega di Bossi. E c’erano proteste feroci contro i politici siciliani che, dai primi anni ’60, portavano soldi in Sicilia per realizzare l’autostrada Palermo-Messina. Dicevano, in Veneto, in Friuli, in Piemonte e in Lombardia che i siciliani, nel realizzare la Palermo-Messina andavano alla ricerca delle montagne per scavare gallerie o per costruire viadotti acchiappando più fondi pubblici…
Foto tratta da Seguo News