Cambiamenti climatici ancora in Sud America, Australia e Lombardia. In rialzo il prezzo del grano. Incognita Ucraina/ MATTINALE 563

9 febbraio 2022
  • Quanto sta avvenendo nel mondo ci dice che i cambiamenti climatici non sono finiti. Impressionante il Po in secca a Febbraio! Attenzione a quanto potrebbe succede in estate in Sicilia
  • Gli incendi a Febbraio in Lombardia e in Australia
  • Ribadiamo: alla Sicilia servono subito 30 mila operai forestali assunti in pianta stabile per occuparsi del verde e dei corsi d’acqua 
  • Lo scenario in Brasile
  • In Europa e negli Stati Uniti d’America i prezzi del grano tornano a crescere
  • L’alluvione della scorsa Estate non ha bloccato l’export di grano francese
  • Sempre più vivace la domanda di grano del Nord Africa e del Medio Oriente

Quanto sta avvenendo nel mondo ci dice che i cambiamenti climatici non sono finiti. Impressionante il Po in secca a Febbraio! Attenzione a quanto potrebbe succede in estate in Sicilia

Fare il punto della situazione del grano nel mondo significa anche osservare cosa succede con i cambiamenti climatici in corso. Il segnale che arriva dando uno sguardo qua e là è che il clima continua, come dire?, a fare scherzi. Le previsioni, riportare da Sandro Puglisi, protagonista della pagina Facebook Amici del ‘Grano Duro di Sicilia’, raccontano che “il Brasile meridionale e l’Argentina settentrionale riceveranno solo tra il 30 e il 40% delle precipitazioni normali per le prossime due settimane, dato che normalmente vedrebbero una caduta di 80-100 millimetri in questo periodo. Inoltre, il caldo non si arrende in Argentina, con temperature massime di 3-4 gradi Celsius sopra la norma”. Insomma, lo spettro della siccità, che lo scorso anno ha decimato la produzione di grano in mezzo mondo – dal Canada agli Stati Uniti fino alla Russia – non sembra essere scomparso. Anzi. E’ il caso della Lombardia, in Italia, dove si registra da oltre due mesi una siccità per certi versi inquietante, visto che è iniziata prima del Natale dello scorso anno e persiste fino ad oggi. Basta andare sulla rete e scrivere le parole “Po in secca” per leggere articoli che definire preoccupanti è poco (come potete leggere qui). Osservare gli “spiaggioni” del Po, che di solito spuntano a Ferragosto, fa un certa impressione.

Gli incendi a Febbraio in Lombardia e in Australia

La siccità che non dà tregua, ma anche gli incendi. Le cronache raccontano che mai si erano visti in Lombardia tanti incendi a Febbraio. Ciò che noi pensiamo del fuoco che ormai da alcuni anni colpisce le aree verdi di tante, troppe parti del mondo lo abbiamo scritto lo scorso Luglio: a nostro modesto avviso è in corso una strategia criminale per motivazioni che ci sfuggono. Ad avvalorare la nostra tesi c’è il fatto che molti di questi incendi, a giudizio degli esperti e delle autorità che effettuano indagini sono di origine dolosa. Ora, se qualcuno appicca il fuoco nelle foreste ci deve essere un perché. Un altro particolare interessante che sottoponiamo ai nostri lettori è il clima pazzerello che sta colpendo l’Australia: mei mesi scorsi, durante la raccolta del grano, le piogge piuttosto copiose hanno creato non pochi problemi; poi sono arrivati gli incendi. Ecco cosa scrive Il Fatto Quotidiano nel Dicembre dello scorso anno: “In Australia continua la battaglia dei Vigili del fuoco contro gli incendi che stanno colpendo la zona occidentale del Paese, in particolare vicino alla zona turistica di Margaret River. Le fiamme sono state alimentate da giorni molto ventosi. Non si sono registrati danni ad abitazioni né feriti per il momento. Non è l’unico disastro naturale in corso in Australia: dall’altra parte del Paese, la costa del Pacifico è stata colpita dalla pioggia. In alcune regioni rurali a sud di Sydney, che due anni fa erano stati devastati dagli incendi più violenti della storia australiana, sono caduti 21 centimetri solo nelle ultime 24 ore. Novembre, inoltre, è stato il mese più piovoso in 122 anni” (qui per esteso l’articolo de Il Fatto Quotidiano). Poi c’è un articolo – con un VIDEO impressionante – sempre su Il Fatto Quotidiano: “I vigili del fuoco stanno combattendo contro un vasto incendio che ha distrutto almeno 71 case, e ne minaccia altre, vicino alla quarta città australiana di Perth. Le autorità hanno disposto l’evacuazione di molti abitanti, nonostante il lockdown dovuto al coronavirus. Le fiamme stanno dilaniando anche vaste aree di terreno, nelle colline, spostandosi rapidamente verso aree più densamente popolate”.

Ribadiamo: alla Sicilia servono subito 30 mila operai forestali assunti in pianta stabile per occuparsi del verde e dei corsi d’acqua 

Le stranezze del clima proseguono e Australia e Canada ne sono testimonianze: grande caldo e siccità e poi piogge torrenziali e inondazioni. E, nel caso dell’Australia, anche incendi. Il nostro vuole essere un monito anche per la Sicilia dove, lo scorso anno, abbiamo vissuto due mesi infernali – Luglio e Agosto – con temperature che hanno oscillato fra 36 e 42 gradi con punte di quasi 50 gradi a Prizzi, in provincia di Palermo, e in alcune aree del Siracusano. Ci rendiamo conto che la politica siciliana, in queste settimane, è impegnata con Forza Italia che sta preparando il passaggio dei suoi dal centrodestra al centrosinistra. Detto questo, ci permettiamo di ricordare all’attuale politica siciliana che prima del voto per le elezioni regionali – previsto per il prossimo Novembre – ci sono di mezzo l’Estate e l’Autunno. ll nostro timore è che i cambiamenti climatici – che lo scorso anno hanno risparmiato il grano, visto che il grande caldo è iniziato poco dopo la mietitrebbiatura – si ripresentino anche quest’anno, magari in forma più violenta. E’ per questo che, da almeno due mesi, chiediamo all’attuale Governo regionale di assumere subito non meno di 30 mila operai forestali in pianta stabile. Lo scorso anno la Sicilia ha perso quasi 80 mila ettari di boschi inceneriti dagli incendi; bisogna fare di tutto per evitare che si ripeta il disastro dello scorso anno: e questo risultato può ottenersi soltanto presidiando le aree verdi della nostra Isola in modo quasi ‘militare’ per 24 ore al giorno a partire dalla metà di Aprile. Più verde ci sarà in Sicilia con l’arrivo del caldo, minori saranno gli effetti negativi per gli altri esseri viventi. Gli operai della Forestale, oltre che occuparsi di prevenzione del fuoco e di rimboschimento, debbono operare anche in tutti i corsi d’acqua della Sicilia per evitare che, con l’arrivo di piogge – che, lo ricordiamo, sono sempre più violente – si verifichino esondazioni con distruzione di aziende agricole, zootecniche e anche centri abitati. La politica siciliana farà qualcosa? Speriamo.

Lo scenario in Brasile

Tornando al rapporto tra clima e agricoltura, nell’articolo di Puglisi, con riferimento al Sudamerica, leggiamo che il Rio Grande do Sul rappresenta il 16-18% del raccolto di soia del Brasile e i rapporti sui raccolti saranno seguiti da vicino poiché questo stato ha sperimentato alcuni dei clima più estremi”. Si parla, insomma, sempre del clima. “La previsione di esportazione di mais è ridotta a 42 MMT. Nel frattempo, le importazioni rimarranno al di sopra dei livelli medi, sebbene continueranno a provenire principalmente dal blocco commerciale del Mercosur… L’addetto dell’USDA, invece, prevede per la stagione 2021/22 una produzione di grano di 7,7 MMT, in aumento di oltre 1,45 MMT rispetto alla stagione in corso grazie alla prevista espansione della superficie coltivata”. E’ una previsione dettata da un aumento della superficie coltivata a grano. Bisognerà capire cosa succederà con il clima. Sempre con riferimento al Brasile, “Le importazioni di grano dovrebbero rimbalzare dopo i bassi volumi registrati nelle ultime due stagioni. Le esportazioni di grano rimarranno elevate, grazie a una base di acquirenti diversificata”.

In Europa e negli Stati Uniti d’America i prezzi del grano tornano a crescere

Per l’Europa Puglisi segnala che “Lunedì sera i prezzi dei cereali sono riusciti a rimanere in verde. I prezzi del grano stanno riprendendo tensione in reazione alla nuova escalation militare segnalata ai confini ucraini. È probabile che i mercati sperimenteranno una nuova fase di volatilità”. Insomma lo scenario di guerra in Ucraina – con le multinazionali che cercano di ‘sfondare’ verso la Russia facendo entrare questo Paese nella Nato per puntare le armi contro la stessa Russia: alla fine la storia è questa – non annunciano nulla di buono. Tra l’altro, l’Ucraina è un grande produttore di grano che viene esportato in mezzo mondo: anche questo è un elemento di scontro). I raccolti di grano invernali ucraini seminati fino al raccolto del 2022, leggiamo sempre nell’articolo di Puglisi, erano per lo più in buone o soddisfacenti condizioni al 3 Febbraio, secondo quanto riferito lunedì dalla società di consulenza agricola APK-Inform, citando il servizio di protezione alimentare dell’Ucraina. Ha detto che la proporzione di piante viventi era dal 91% al 99% a seconda della regione e la maggior parte “ha una buona capacità rigenerativa”. Le aziende agricole ucraine hanno seminato 6,2 milioni di ettari di grano invernale per il raccolto del 2022, ovvero quasi il 94% della superficie pianificata di 6,66 milioni di ettari. Nel frattempo, l’Ucraina ha esportato finora 39,2 milioni di tonnellate di grano nella stagione 2021/22 luglio-giugno. È aumentato del 32,8% rispetto alla stessa fase della stagione precedente. Il volume totale comprendeva 17,2 milioni di tonnellate di grano, 5,5 milioni di tonnellate di orzo e 16,1 milioni di tonnellate di mais”. Un mezzo risveglio dei prezzi del grano si registra anche negli Stati Uniti d’America.

L’alluvione della scorsa Estate non ha bloccato l’export di grano francese

I prezzi del grano sono in lieve calo nel bacino del Mar Nero, “in forte concorrenza con i mercati francesi un tempo tradizionali, come l’Algeria o la Cina. A questo proposito, le spedizioni di grano francese a gennaio hanno raggiunto il livello più basso da Settembre. Infatti, il mese scorso la Francia ha spedito 775.000 t di grano tenero verso paesi non UE, in calo rispetto alle 808.200 t di dicembre ma in aumento rispetto alle 546.000 t dell’anno precedente, indicano i dati preliminari della line-up. Il mese scorso il Marocco è stata la destinazione principale del grano tenero francese, con spedizioni che hanno raggiunto le 317.600 tonnellate. La Cina è rimasta solida, nonostante sia in calo nel mese, a 281.600 t complessive. Al contrario, a gennaio non sono state registrate spedizioni verso l’Algeria, tradizionalmente il maggiore acquirente di grano francese”. La Cina – ormai molto attiva nel mercato internazionale dei cereali e dei foraggi – ha acquistato 53 mila tonnellate di foraggio. La notizia – e non è la prima volta che lo scriviamo – è che l’alluvione dello scorso Luglio che ha colpito la Francia non ha sortito effetti negativi sull’export di grano tenero, se è vero che questo Paese “esporterà 9 milioni di tonnellate di grano tenero verso Paesi non UE in questa stagione di commercializzazione, rispetto ai 7,42 milioni di tonnellate spedite l’anno scorso. Tuttavia, quest’ultima stima è stata costantemente rivista al ribasso da una proiezione iniziale di 10,5 milioni di tonnellate di luglio”.

 

Sempre più vivace la domanda di grano del Nord Africa e del Medio Oriente

L’andamento della domanda di grano che arriva dal Medio Oriente e dall’Africa conferma le previsioni di Mario Pagliaro: da questi Paesi la richiesta di grano è in aumento: e questa è una buona notizia per chi come la Sicilia e il Sud Italia produce un grano uro di qualità. Piuttosto vivace la domanda di grano da parte del Nord Africa: Puglisi riporta una dichiarazione del governo egiziano in base alla quale questo paese punta a procurarsi 4 milioni di tonnellate di grano locale nella sua stagione del raccolto che inizia a metà Aprile rispetto ai 3,6 milioni dell’anno scorso. E la Russia? I dati confermano una riduzione dell’export di grano di quasi il 20%. Dal Medio Oriente, apprendiamo che l’Iraq importerà mais giallo e semi di soia in base alle esigenze del mercato interno, mentre le previsioni raccontano, per questo Paese, una possibile produzione di 3 milioni di tonnellate di grano. L’Iraq, sottolinea Puglisi, è un importante importatore di grano del Medio Oriente e ha bisogno tra 4,5 milioni e 5 milioni di tonnellate di grano all’anno per fornire il suo massiccio programma di razionamento alimentare. Una notizia particolare arriva dall’Indonesia. Dove il Governo obbliga gli esportatori di prodotti a base di olio di palma di vendere il 20% del volume totale del prodotto nel mercato interno. In precedenza per i prodotti a base di olio di palma non era richiesta alcuna forma di approvazione all’esportazione. La Siria ha indetto una gara internazionale per l’acquisto e l’importazione di 200.000 tonnellate di grano macinato. La Siria importa ogni anno più di 1,5 milioni di tonnellate di grano, la maggior parte dalla Russia.

 

 

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