I tempi per una scissione nel Movimento 5 Stelle si avvicinano
“Credo che a Luigi interessi più salvaguardare il suo potere personale che la salute del Movimento”
“Se solo Gianroberto potesse scendere giù per un paio d’ore…”, scrive Alessandro Di Battista su Facebook. In realtà, rispetto a quello che sta succedendo in queste ore nel Movimento 5 Stelle – con Giuseppe Conte estromesso dalla guida del Movimento con il pronunciamento di un Tribunale – ci aspettavamo qualcosa in più. Invece solo un accenno a Gianroberto Casaleggio, il fondatore del Movimento insieme con Beppe Grillo è comunque servito a scatenare una pioggia di commenti oltre 3 mila commenti. Non manca chi, sbrigativamente, dice a Di Battista: “Basta, fonda un partito”. Che cosa succederà non lo sappiamo. Anche se i lettori del nostro blog ci debbono dare atto che tante delle cose avvenute dal Settembre del 2019 ad oggi le abbiamo previste. Titolo di un nostro articolo dell11 Settembre 2019: “E se Beppe Grillo avesse già ‘chiuso’ l’accordo per far confluire il Movimento nel PD?“. Già allora abbiamo previsto la fine del Movimento 5 Stelle. Il ‘siluro’ che in queste ore ha colpito Conte va proprio in questa direzione. Anche se lo stesso Conte – se si deciderà finalmente a fare politica – ha tutto il tempo per evitare di essere colpito dal siluro e di contrattaccare. Dovrebbe fare semplicemente una cosa: proporre ai parlamentari grillini di confluire in un nuovo soggetto politico, mettendo da parte il simbolo di un Movimento 5 Stelle ormai troppo appannato. Proviamo a illustrare perché questa è l’unica strada percorribile per Conte.
Ormai dovrebbe essere chiaro che il Movimento non hanno un futuro. L’obiettivo è la confluenza dei grillini dentro il PD, garantendo una decina di seggi solo ai ‘governisti’, Luigi Di Maio in testa. E gli altri parlamentari di Camera e Senato? Dovrebbero rassegnarsi a scomparire. Ed è anche logico: il Movimento si deve volatilizzare perché i voti che prenderebbe sarebbero, nella stragrande maggioranza dei casi, voti tolti al PD. Questo disegno è chiaro da tempo. Quando Conte è stato nominato al vertice del Movimento era già in programma di logorarlo, indebolirlo e – soprattutto – di evitare che potesse rilanciare il Movimento. Cos’ha fatto fino ad oggi Luigi Di Maio se non intralciare e ostacolare il tentativo di Conte di ridare vita e linfa al Movimento 5 Stelle? Ora Conte e i parlamentari del Movimento che vogliono quanto meno provare a non sparire sono a un bivio: restare nel Movimento e continuare una battaglia legale per provare a presentare il simbolo alle prossime elezioni politiche, oppure dare una svolta a questa vicenda, puntando su un nuovo soggetto politico. Sarà così? Non lo sappiamo. Anche se a giudicare da quello che leggiamo qua e là qualcosa potrebbe succedere. Ad esempio, nell’intervista che il citato Alessandro Di Battista ha rilasciato nei giorni scorsi a Il Fatto Quotidiano ci sono due passaggi che potrebbero annunciare nuovi scenari. Al giornalista che gli chiede notizie dello scontro tra Conte e Di Maio, Di Battista risponde così: “Credo che a Luigi interessi più salvaguardare il suo potere personale che la salute del Movimento“. E ancora: “O si arriva a una resa di conti, o faranno prima a cambiare il nome del M5S in Udeur. I 5Stelle che mi chiamano sono preoccupati. Ma ciò che sta accadendo io lo avevo già previsto due anni fa”. C’è la critica secca a Di Maio, ma c’è anche un invito alla “resa dei conti” che potrebbe portare a qualche cosa di nuovo. Fino ad ora i parlamentari rimasti del Movimento hanno seguito le indicazioni ‘governiste’. Sarà ancora così?
Foto tratta da Agenzia Dire