La questione di un soggetto politico in grado di rappresentare gli interessi del Sud e della Sicilia è sempre aperta, anche alla luce della crisi del Movimento 24 Agosto per l’Equità Territoriale, una realtà che si è arenata in occasione delle recenti elezioni regionali in Calabria. Noi abbiamo cercato di capire le regioni della fine di un grade sogno meridionalista: lo abbiamo fatto in questo articolo, dando la parola a Franco Calderone, che è stato il coordinatore di Equità Territoriale in Sicilia; e l’abbiamo fatto dando la parola a Daniele Quarta. Ora, però, è tempo di pensare al futuro. Tenendo conto che dare vita a un soggetto politico che faccia i concreti interessi del Sud e della Sicilia è difficile. Per almeno due ragioni. Proviamo a illustrarle.
La prima ragione è che, ancora oggi, nel Sud e in Sicilia ci sono cittadini che vanno dietro ai partiti politici nazionali. Nonostante gli scippi ai danni di Sud e Sicilia ad opera dei Governi nazionali – in ultimo il Governo Draghi che sta penalizzando Sud e Sicilia nella ripartizione delle risorse del Pnrr – non è facile coinvolgere i cittadini del Mezzogiorno su questo tema. Un buon lavoro questo dobbiamo riconoscerlo – lo stava facendo la pagina Facebook del Movimento 24 Agosto per l’Equità Territoriale: ma questo movimento, quando si trattava di trasformare la realtà della rete in fatti elettorali non rispondeva. Rimane l’esperienza, che risulta dispersiva se manca un nuovo soggetto politico in grado di coagulare le energie, che non mancano. La seconda ragione è che quello che viene definito il Partito Unico del Nord (PUN) è molto forte. Il PUN non ha interesse nel vedere nascere un soggetto politico in grado di raccogliere le energie di Sud e Sicilia, soprattutto se – come dovrebbe essere a rigor di logica politica e di storia del Mezzogiorno e delle sua diversità territoriali – questo progetto politico dovesse proporsi in chiave federalista, ovvero mettendo assieme in una federazione tutte le diverse realtà del Sud. Pur con tutti i limiti legati ai personaggi che lo rappresentavano, dobbiamo ricordare che il Movimento per l’Autonomia della Sicilia fondato da Raffaele Lombardo comincia ad entrare in crisi quando inizia a tessere una tela federalista con le altre Regioni del Sud. Non è da escludere che certe incomprensioni che hanno preceduto le elezioni regionali calabresi siano partite proprio dal Nord. Con se, si sa, non s fa la storia, ma le domande si possono anche formulare: se Luigi De Magistris, candidato alla Regione Calabria, praticamente da solo, è arrivato al 16%, cosa sarebbe successo se tutta l’esperienza di Equità Territoriale, invece di dividersi, fosse confluita tutta attorno alla candidatura di De Magistris?
Queste domande sono importanti, perché non dobbiamo mai dimenticare che il Sud e la Sicilia, oggi più di ieri, sono il ‘bancomat’ del Nord Italia e, contemporaneamente, il mercato dei prodotti del Nord Italia. Molti giornali, ad esempio, si stanno accorgendo solo adesso che il Governo Draghi, ricorrendo a vari sotterfugi, non erogherà mai e poi mai il 40% del 193 miliardi di euro del Pnrr a Sud e Sicilia. Al massimo, se andrà bene, a Sud e Sicilia arriveranno poco meno di 40 miliardi di euro, cioè il 20%: e già sarebbe un successo. Ma siccome noi conosciamo bene le burocrazie ministeriali cominceranno a inventare scuse, ritardi e imbrogli vari per fregare le risorse Pnrr a Sud e Sicilia per dirottarle al Nord. Queste cose sono state dette e scritte nel Luglio dello scorso anno. Ciò posto, il problema di un soggetto politico che riesca a mettere insieme, in un progetto federalista, le realtà territoriali di Sud e Sicilia interessate a liberare i cittadini del Mezzogiorno dai partiti politici nazionali-coloniali è ancora a aperto. E bene ha fatto Enzo Lionetti, un meridionalista convinto con la passione per l’economia a mettere nero su bianco alcune idee-forza. “Ormai – scrive Lionetti – i grandi giochi delle alleanze sono avviati e tutti i Partiti sono impegnati a tessere relazioni per arrivare all’appuntamento preparati con truppe e generali in prima linea. Il Popolo continua ad essere considerato un gregge a cui offrire la soluzione propagandata come la migliore per risolvere i problemi. Ma è evidente che i giochi politici tra i Partiti del PUN non risolvono i problemi, anzi li aumentano, gettando nella disperazione milioni di italiani e di Cittadini del SUD. Il SUD è stretto nella morsa di un potere politico basato sulla menzogna e sull’affarismo, sull’individualismo e sulla corruzione. Da almeno trent’anni il SUD si è affidato prima a Forza Italia, poi al PD ed infine al M5S, votando questi Partiti in massa alle diverse elezioni politiche, cercando una via di salvezza al grande ritardo di sviluppo economico che genera divari territoriali immensi non solo rispetto al Nord ma nei confronti di tutti i Paesi del Mondo”.
“I Cittadini del SUD – prosegue Lionetti – traditi nella speranza di un reale cambiamento delle politiche dello Stato italiano gravemente responsabile della creazione di divari e discriminazioni taciute e mistificate da un sistema massmediatico agli ordini del potere industriale-finanziario del Nord Italia che rapina il bilancio pubblico di qualsiasi risorsa finanziaria per mantenere in piedi la propria egemonia. È indispensabile un programma di lavoro che parta dall’unione delle forze sociali e culturali del SUD per giungere ad una proposta unitaria che rispetti le specificità del SUD e Isole, abbracciando una Causa che ci deve vedere coesi nell’obiettivo principale del riscatto dei nostri Territori. Una aggregazione politica fondata sul LAVORO GIOVANILE E DELLE DONNE, sulla SANITÀ PUBBLICA, sul potenziamento dell’ISTRUZIONE E UNIVERSITÀ PUBBLICA, FER diffuse a beneficio del Popolo e ACQUA PUBBLICA, sul rilancio delle AREE INDUSTRIALI che devono accogliere INVESTIMENTI ESTERI. Basato sulla lotta all’EMIGRAZIONE ed alle MAFIE. Le aziende pubbliche come RFI, TRENITALIA, ANAS, LEONARDO, RAI ecc. devono cambiare i loro Piani Industriali per fare investimenti al SUD, mettendo le loro sedi legali e i loro centri di progettazione e di ricerca e sviluppo al SUD. Occorre rifondare uno strumento finanziario, partendo da Cassa Depositi e Prestiti, in grado di realizzare una Politica di Investimenti pubblici e privati al SUD, che guardi alle esperienze di CasMez e IRI con nuovo impulso anche alle Fonti Energetiche Rinnovabili es alle nuove tecnologie produttive ed informatiche, alle Biotecnologie e Medicina”.
“L’aggregazione politica popolare, democratica e progressista – prosegue Lionetti – deve dare un forte impulso alle politiche di redistribuzione del reddito, con attenzione alle politiche di formazione e di orientamento al Lavoro di milioni di persone che oggi lavorano in una situazione di precariato sociale non più sopportabile. Unione delle forze sociali e culturali del SUD che deve guardare avanti rifuggendo da personalismi, autocelebrazioni, primedonne vere e false, che pur hanno avuto un ruolo nella sensibilizzazione culturale e sociale, ma che in Politica devono fare un ragionamento di sacrificio e modestia per anteporre gli interessi milioni di Cittadini da sempre bistrattati ai propri tornaconti personali di autostima. Il fallimento miserevole del M5S al SUD deve essere da monito per la coerenza tra proposte elettorali e azione parlamentare. Il SUD compatto e liberato dai baroni politici che con arroganza prima si travestono da paladini dello sviluppo ma che poi svendono i loro Territori al primo politico finanziere ed industriale che li convince a dirottare i fondi pubblici verso la (falsa) locomotiva del Nord Italia. Il SUD ha un anno di tempo per aggregarsi in un progetto politico di riscatto. Facciamolo insieme unendo i vari gruppi meridionalisti e sicilianisti, partendo da subito e facendo uno sforzo di umiltà considerando che senza aggregazione ognuno non potrà fare molta strada. IL SUD DEVE ESSERE PRESENTE PER IL BENE DI 20 MILIONI DI CITTADINI”. Siamo d’accordo con Lionetti, che con lucidità ha delineato un possibile percorso. Ma un anno di tempo non è tanto. L’obiettivo è quello di aiutare tanti meridionali e tanti siciliani a comprendere che non andare a votare – come purtroppo fanno da qualche tempo a questa parte – agevola i partiti politici nazionali. E che questi ultimi ormai da tempo usano i simboli di destra, sinistra e centro per gabbare i cittadini di Sud e Sicilia. Bisogna cominciare a lavorare sin da ora per risvegliare e motivare le coscienza meridionali e siciliane, tenendo conto che oggi le mafie non sono presenti solo nel Sud e in Sicilia, se è vero che tali mafie, con l’avvento della Repubblica italiana, hanno sempre avuto ‘tasche’ nel Nord Italia. E che queste mafie ‘nordizzate’ oggi hanno interesse a tenere Sud e Sicilia nel sottosviluppo economico per impossessarsi, a prezzi stracciati, dei beni dei cittadini del Sud e della Sicilia (a cominciare dai fondi agricoli) e magari per investire nel Sud e in Sicilia in vari settori della vita pubblica. Pensare al cosiddetto ‘ascarismo’ solo come ai politici meridionali e siciliani che svendono gli interessi dei propri cittadini per posizioni personali è un errore: questi ci sono sempre come c’erano già ai tempi di Crispi e di Giolitti, ma oggi gli ‘ascari’ potrebbero avere anche il volto della grande criminalità organizzata di origine meridionale e siciliana che si è sistemata non soltanto nel Nord Italia ma anche nella Mitteleuropa.