“… se si dovesse verificare un black out prolungato mentre la Sicilia subisce un’ondata di calore con temperature vicine o superiori a 50°, credo che il numero dei morti potrebbe essere più alto del numero dei morti provocati dalla pandemia da Covid 19. Morirebbero in poche ore tanti anziani e tanti bambini… la nostra rete è debole e asservita per lo più a fornire energia al Nord Italia. Nella storia dell’energia elettrica in Italia c’è un evento noto a molti che la dice tutta: è il black out della notte del 28 Settembre 2003, ore 3 e 28’. Quella notte l’intera Italia rimase al buio per uno squilibrio dei parametri di rete causato da guasti in Svizzera. In quel caso una delle pochissime centrali che era e che rimase in funzione fu quella di Termini Imerese, che sarebbe stata sufficiente a garantire il carico per l’intera Sicilia, azzerando i disagi della nostra Isola. Si scelse invece di usare la centrale di Termini Imerese per garantire la riaccensione del Nord Italia, veicolando l’energia della nostra centrale, per l’appunto, nelle Regioni del Nord del nostro Paese. Il guasto già la mattina del 28 Settembre si era risolto per il Nord Italia causando problemi limitatissimi. In Sicilia invece ci vollero quasi 48 ore per esaurire gli effetti negativi dell’interruzione di corrente. E poi c’è un altro evento poco noto ma molto indicativo accaduto un paio di anni fa: durante un giorno di una torrida estate di Luglio il palazzo dell’ENEL di Palermo e l’area di Palermo limitrofa ad esso rimase senza energia elettrica per parecchie ore, senza che si riuscisse a risolvere il problema. Questo perché la cabina di alimentazione di quel palazzo era andata in blocco per sovrariscaldamento. Ebbene, una cosa del genere su ampie porzioni del territorio siciliano durante una intensa ondata di calore avrebbe condizioni disastrose. Ma in Sicilia, si sa, così va il mondo”.
Marco Trapanese, professore universitario di Ingegneria dell’energia elettrica
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