La Coldiretti solleva il problema il costo dei carburanti in agricoltura e nel settore della pesca, ma propone soluzioni che non sembrano centrate. Ad ogni modo è comunque positivo che ci sia un soggetto che affronta la questione energia in questi due settori. In Italia, è noto, quasi il 90% dell’ortofrutta viaggia sul gommato. Di questa follia dobbiamo ringraziare l’industria automobilistica che, per decenni, ha dettato legge in tutte le scelte strategiche e la politica e i sindacati che hanno avallato le scelte dissennate imposte dall’industria automobilistica. Sarebbe stato molto più logico potenziare il trasporto ferroviario e anche le cosiddette ‘Autostrade del mare’. Invece abbiamo puntato sul trasporto su strada, costoso e inquinante, regalando le autostrade ai privati con le demenziali privatizzazioni. Il risultati sono stati disastrosi e oggi, con l’aumento del costo dei carburanti, tutta l’economia che dipende dai trasporti è in crisi. Aumento del costo di benzina e gasolio spinge l’inflazione facendo ridurre il potere d’acquisto delle famiglie. Oggi il costo del trasporto delle merci su strada è un aumento e questo è un problema per tutta l’economia italiana, compresa l’agricoltura.
Cosa propone la Coldiretti per risolvere il problema? Lo sviluppo delle bioenergie: per esempio, la produzione di metano dagli scarti dei prodotti agricoli e degli allevamenti e dagli stessi prodotti agricoli. Per gli allevamenti la proposta non è sbagliata, soprattutto se limiterà l’inquinamento prodotto oggi dagli allevamenti intensivi. Sarebbe interessante capire quali sarebbero i costi. A nostro modesto avviso, la proposta è nel complesso sbagliata, perché la Coldiretti non vuole cambiare il paradigma: vorrebbe far continuare a viaggiare le merci sulle strade con i carburanti prodotti da agricoltura e zootecnia. L’idea – a nostro modesto avviso – è sbagliata sia perché non elimina il caos nelle strade, sia perché la combustione di gas metano produce comunque anidride carbonica. Va cambiato il paradigma: il trasporto delle merci deve essere effettuato con i treni e con le navi e pazienza se i padroni delle autostrade guadagneranno meno. E va soprattutto cambiato il modello di agricoltura. E’ bene che ogni Regione comincia a lavorare per realizzare l’obiettivo del Km zero nel rispetto dell’ambiente. La perdita dell’autonomia alimentare è una grandissima minchiata degna, in tutto e per tutto, dell’Unione europea dell’euro. Ci sono prodotti agricoli freschi e trasformati che vale la pena di esportare; ma ce ne sono altri che non vanno esportati e vanno consumati nei luoghi di produzione in alternativa ai prodotti agricoli che arrivano dai Paesi esteri che, spesso, sono di pessima qualità e fanno male alla salute. L’olio d’oliva extra vergine – tanto per citare un esempio – a basso prezzo in vendita nei Centri commerciali è solo una grande illusione. Ricordiamoci che una bottiglia di olio d’oliva extra vergine non può costare meno di 8 euro. L’olio d’oliva extra vergine va acquistato nei frantoi di fiducia o presso le aziende agricole di fiducia.
Complesso il discorso pesca. Giusto sottolineare che per i motopescherecci l’aumento del carburante è un problema. Già lo era prima dell’aumento dei prezzi di questi giorni. Oggi la situazione va diventando sempre meno sostenibile, anche perché il mare è meno pescoso. La soluzione? Non lo sappiamo nemmeno noi. Quello che sappiamo della pesca è che in Italia, oggi, gran parte del pesce arriva dall’estero. Questo grazie anche all’Unione europea che ha complicato la vita ai pescatori del Mediterraneo con regolamenti cervellotici. Nel Mediterraneo non si affacciano solo Paesi dell’Unione europea. Ebbene, la Ue proibisce certi attrezzi di pesca ai pescatori europei e poi altri Paesi che si affacciano sempre nel Mediterraneo li utilizzano e vendono il pesce all’Italia. Ue a parte, il problema del caro carburante, nel settore pesca, non è di facile soluzione. Non abbiamo capito cosa propone la Coldiretti, forse aiuti. noi invece pensiamo che la soluzione non potrà che essere tecnologica, ovvero trovare anche per la pesca un alternativa al carburante classico. Se l’Unione europea non fosse governata da personaggi che sono al servizio delle multinazionali si potrebbe pensare, almeno per una fase di passaggio, al gas. Ma siccome abbiamo creato un sacco di problemi alla Russia per andare dietro alle multinazionali che non riescono ad entrare in Russia per fare quello che fanno là dove arrivano – e cioè i ‘cazzi propri’ – il Governo russo si è rotto le scatole e sta attuando manovre sul gas per fare in modo che in Europa il prezzo dello stesso gas cresca a dismisura. Hanno ragione i russi? Assolutamente sì, fanno benissimo. Quanto all’energia che serva al mondo della pesca, vanno trovare soluzioni diverse, ovvero energie alternative. Quali? La parola agli esperti.