I commenti e i commentatori sulle elezioni per il quirinale sono tanti. La sensazione è che, in molti casi, siano interessati. Si parla e si scrive molto di Pierferdinando Casini, ma a noi l’ipotesi di una sua elezione alla presidenza della Repubblica sembra destituita di fondamento. Le cronache riferiscono del secco “No” di Giorgia Meloni. Ma, a nostro avviso, non è solo la leader di Fratelli d’Italia a sbarrare la strada all’ex presidente della Camera dei deputati. Perché proprio quando Casini era presidente dell’assemblea di Montecitorio – legislatura 2001-2006 – Casini e il suo braccio destro Marco Follini facevano a gare per mettere i bastoni tra le ruote a Silvio Berlusconi, allora presidente del Consiglio dei Ministri. Pensare che in politica le ‘cambiali’ scompaiano è un grande errore. Non solo. Casini è notoriamente vicino al PD ed è stato in coppia con Mario Monti, sia appoggiando quest’ultimo quando era capo del Governo italiano, sia alle elezioni politiche del 2013. Insomma, casini presidente sarebbe una sconfitta secca per Fratelli d’Italia, per la Meloni e anche per la Lega.
A noi i commentatori che complicano lo scenario elettorale dopo le tre canoniche votazioni concluse ci sembrano un po’ fuori luogo. Se nelle sedute di Lunedì, Martedì e di ieri, Mercoledì 26 Gennaio, per eleggere il presidente della Repubblica occorreva la maggioranza qualificata (due terzi dei votanti), da oggi – Giovedì 27 Gennaio – basta la maggioranza semplice: il 50% più uno dei votanti, cioè 505 voti. Oggi è il giorno della verità. Oggi capiremo se la strategia di Berlusconi – che fino ad oggi è stato il grande protagonista di questo passaggio parlamentare – si concluderà con una forzatura, o se si continuerà a temporeggiare. A noi sembra molto improbabile che il centrodestra non abbia i voti per eleggere sin da oggi il nuovo presidente della Repubblica. Il fatto che tanti commentatori lo neghino significa l’esatto opposto: e cioè che la triade Berlusconi-Salvini-Meloni già oggi potrebbe forzare la mano ed eleggere la presidente del Senato Maria Elisabetta Alberti Casellati alla presidenza della Repubblica. C’è chi dice che lo spread è già all’insù e che con la mancata elezione di Draghi scatterà l’attacco all’Italia da parte dei ‘mercati’. A noi questa sembra una tesi eccessiva, perché l’Unione europea, in questa fase, non ha alcun interesse a far saltare tutto. Perché un eventuale attacco all’Italia scatenerebbe tensioni in tutta l’Unione europea provata dalla pandemia, alimentando le forze ‘centrifughe’ che sono ormai presenti in tutta l’Eurozona.
Dicono che una forzatura – cioè l’elezione della Casellati – provocherebbe le immediate dimissioni di Mario Draghi dal Governo. Ma questo è un falso problema perché le dimissioni di Draghi sembrano già scritte. Draghi avrebbe dovuto essere eletto alla presidenza della Repubblica, ma la sua elezione sta sfumando perché non è riuscito a trovare la ‘quadra’ sul Governo che dovrebbe succedere al suo Governo. Il centrodestra ha chiesto il Ministero degli Interni e – si dice – anche il Ministero della Salute-Sanità. A questa seconda ipotesi non crediamo molto: perché il vero obiettivo di Berlusconi, Salvini e la Meloni è togliere al PD il Ministero degli Interni e la gestione dei migranti. Su questo punto sembra sia saltato tutto. Ma Draghi si dimetterà lo stesso, sia se eletto capo dello Stato (improbabile), sia nel caso dell’elezione di un esponente del centrodestra (non certo di Casini, che con l’attuale centrodestra non ha nulla a che spartire). In Italia sta per esplodere la crisi energetica con le bollette di luce e gas alle stelle e Draghi non sembra proprio adatto a gestire quelli che, alla fine, sono gli errori del suo Governo e della folle linea di politica energetica dell’Unione europea che, tra guerra ai nitrati (leggere aumento del prezzo dei fertilizzanti) e accelerazione improvvisa sulle energie alternative, ha scatenato un pandemonio energetico. Insomma, Draghi, a meno di ripensamenti (la Ue che tira fuori 90 miliardi di euro per pagare il caro-bolletta che sta per esplodere in Italia), dovrebbe lasciare Palazzo Chigi. A questo punto, se Draghi lascerà comunque il Governo per quale motivo, tra oggi e domani, il centrodestra – se avrà i numeri in Parlamento – non dovrebbe eleggere il presidente della Repubblica? Molto più logico gestire la possibile crisi di Governo controllando il Quirinale. Non lo diciamo noi: lo dice la logica politica.