Il Nord Italia deruba Sud Italia e Sicilia dal 1860. Nel nostro Paese, dalla cosiddetta Seconda Repubblica in poi, sono praticamente scomparsi gli interventi straordinari nel Mezzogiorno. Dal 2001 – cioè da quando è iniziato con Agenda 2000 l’intervento ‘pesante’ dell’Unione europea in favore di Sud e Sicilia – lo Stato italiano ha praticamente interrotto l’intervento ordinario nel Sud e in Sicilia. Di fatto, dal 2001, i fondi strutturali europei hanno sostituito l’intervento ordinario dello Stato nel Sud e in Sicilia. La cosa è così palese che i leghisti contraddicono se stessi: spiegano che per ripartire i fondi dello Stato – fondi per le città, fondi per le scuole materne e via continuando – bisogna fare riferimento alla “spesa storica”, cioè a quanto lo Stato eroga alle città, alle scuole materne e via continuando dai primi anni del 2000. Poi, però, dimenticano la stessa “spesa storica” quado chiedono l’Autonomia differenziata, sostenendo, di fatto, che le Regioni del Nord debbono tenersi tutte le tasse e tutte le imposte versate! Ma se i fondi dello Stato finiscono per l’80% circa nel Nord e per il 20% circa al Sud e in Sicilia è chiaro che le Regioni del Nord avranno un gettito di tasse e imposte maggiore del gettito di tasse e imposte del Sud e della Sicilia. Non c’è bisogno di essere economisti per comprendere un dato così chiaro. Poi, però, arriva un giornale economico – INVESTIRE OGGI – e titola: “Il debito pubblico italiano è una questione meridionale”. Il ‘succo’ del ragionamento di INVESTIRE OGGI è il seguente: “Il debito pubblico italiano è salito sopra il 150% del PIL con la pandemia, ma gli studi dimostrano che è essenzialmente un problema del Sud”. E ancora: “Parlare di debito pubblico in Italia è come affermare che ogni italiano in media mangi un pollo al mese. Rome Business School lo ha calcolato Regione per Regione, trovando risultati a dir poco stupefacenti. Il Centro-Nord (Lombardia, Veneto, Piemonte, Emilia-Romagna, Toscana e Marche) vanta un rapporto debito/PIL attorno all’80% e nei fatti all’avanguardia in Europa, persino inferiore ai livelli tedeschi. La Lombardia guida la classifica virtuosa con appena il 71,9%. Per contro, nel Sud e Isole il rapporto esplode alla media del 230%, ma con punte del 305,3% in Calabria. Tirando le somme, il debito pubblico italiano è essenzialmente una questione meridionale. In un certo senso, lo sapevamo già. Eppure, queste cifre ci appaiono agghiacciati. Se solo la politica italiana riuscisse ad attivare lo sviluppo dell’economia nel Sud, gradualmente il nostro principale problema nazionale verrebbe meno. La parte pessimistica del racconto è che si parla di 160 anni di questione meridionale e siamo sempre punto e a capo”.
Quindi Lombardia, Veneto, Piemonte, Emilia-Romagna, Toscana e Marche sarebbero Regioni “virtuose”, mentre le Regioni del Sud e la Sicilia sarebbero le Regioni “cattive”, perché vivono sulle tasse e sulle imposte che pagano i nostri amici del Nord! Quindi, se le cose stanno così, è giusto che le Regioni del Nord applichino l’Autonomia differenziata e si tengano tutte le tasse e tutte le imposte versate dai propri abitanti. Ma le cose stanno proprio così? L‘Eurispes, nel Rapporto Italia 2020 – ha dimostrato che, dal 2000 al 2017, al Sud (Sicilia compresa) è stata sottratta una somma pari a 840 miliardi di euro. Abbiamo già sottolineato che, sempre dal 2000, i fondi strutturali europei nel Sud e in Sicilia hanno sostituito l’intervento ordinario dello Stato. Questa è una violazione delle indicazioni dell’Unione europea, che ha stabilito che i fondi strutturali che vengono erogati alle cosiddette Regioni ad Obiettivo Convergenza – che in Italia sono le Regioni del Sud e la Sicilia, meno sviluppate economicamente – debbono garantire la cosiddetta “Addizionalità”. In pratica, debbono sommarsi e non certo sostituirsi agli interventi degli Stati, perché se ciò avviene le stesse Regioni che usufruiscono dei fondi strutturali non colmeranno mai il divario economico e infrastrutturale. E’ proprio quello che avviene in Italia: lo Stato – come già ricordato – da quando ci sono i fondi strutturali europei ha ridotto, e in alcuni casi eliminato, i fondi dell’intervento ordinario, che sono stati appunto sostituiti dai fondi strutturali europei. Questo spiega il perché il divario economico e infrastrutturale tra Nord Italia da una parte e da Sud e Sicilia dall’altra parte non viene mai colmato. Queste cose le ha illustrare in modo molto chiaro il bravo collega Marco Esposito ( autore del volume ‘Zero al Sud’) dopo il servizio che ‘Report’ ha dedicato al Mezzogiorno un servizio (qui il video con l’intervista a Marco Esposito).
Di più: i fondi del Pnrr – i 193 miliardi di euro – sono stati assegnati all’Italia proprio perché Sud e Sicilia presentano un deficit economico e infrastrutturale rispetto al Nord Italia. A rigor di logica, rispettando i parametri economici e infrastrutturali, a Sud e Sicilia dovrebbe andare il 67% del fondi Pnrr, mentre al Nord dovrebbe andare il 33%. Invece il “Governo dei Migliori” di Mario Draghi ha invertito le somme: al Nord andrà il 60% dei fondi Pnrr, al Sud il 40%. Sulla carta dovrebbe essere così, nei fatti, invece, Sud e Sicilia prederanno al massimo il 20% dei fondi del Pnrr, mentre l’80% finirà al Nord. Queste cose le abbiamo scritte nel Luglio dello scorso anno e si stanno verificando puntualmente. Già, ad esempio, con la scusa della carenza progettuale, la Sicilia ha perso 400 milioni di euro di fondi Pnrr. La stessa cosa è avvenuta con le risorse FEASR, il Fondo Europeo Agricolo per lo Sviluppo Regionale. Non solo il Nord, grazie al Ministro grillino e nordista di Trieste, Stefano Patuanelli, ha scippato a Sud e Sicilia una parte di questi fondi FEASR, ma è stato anche cambiato il criterio di ripartizione di questi fondi, così lo scippo avverrà automaticamente ogni anno. Le porcate fatte dallo Stato italiano in questi anni contro il Sud e la Sicilia sono state tantissime. Poi, però, arriva un giornale economico e dice che il debito pubblico italiano è un problema del Sud, mentre le Regioni del Nord hanno un PIL elevato. mentre il Sud ha un PIL basso. Ma se da un ventennio lo Stato rapina sistematicamente Sud e Sicilia come possono Sud e Sicilia avere un PIL alto? Se a causa di questi ignobili scippi – che lo ribadiamo, vanno avanti dal 2000, ma che in realtà sono cominciati con la fine della cosiddetta Prima Repubblica – i giovani di Sud e Sicilia sono costretti ad emigrare nel Nord Italia, in Europa e nel resto del mondo – chi è che nel Sud e in Sicilia dovrebbe produrre questo PIL? La verità è che era nato un movimento che portava avanti queste battaglie – il Movimento 24 Agosto per l’Equità Territoriale – che è stato di fatto ‘soppresso’ quando si è trattato di passare dalla rete alla fase elettorale. Il ritiro del Movimento 24 Agosto dalle ultime elezioni regionali calabresi è stato un fatto grave, culturalmente prima che politicamente. La verità è che Sud e Sicilia, fino a quando non si libereranno dei partiti politici nazionali, non avranno alcuna speranza. Non solo continueranno ad essere derubati dal Nord Italia, ma arriverà anche chi dirà che il PIL del Sud Italia è basso e che quindi è giusto applicare l’Autonomia differenziata: che è quello che sta succedendo.
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