Lo scenario che si va delineando tra Russia e Ucraina potrebbe avere effetti sui pezzi del grano. I cereali fanno da sempre parte della geopolitica, ma in questo momento storico lo sono ancora di più. Di quanto sta avvenendo tra Russia e Ucraina parlano tutti i giornali. Si teme un intervento russo, la Nato che si prepara eventualmente a reagire, gli Stati Uniti che ritirano i propri diplomatici dall’Ucraina, la Cina che sembra tenere un atteggiamento neutrale, ma che potrebbe schierarsi con la Russia, l’Unione europea che non sa cosa fare e prende ordini dalle multinazionali eccetera eccetera eccetera. Noi riteniamo interessante l’analisi di Sandro Puglisi sulla pagina Facebook amici del “Grano duro di Sicilia”. Perché, oltre a descrivere quello che si legge su altri giornali, Puglisi dà anche una ‘lettura’ geopolitica di quanto sta avvenendo dando il giusto ruolo all’agricoltura che, spesso, viene considerato secondario. E invece non lo è, soprattutto in tempo di cambiamenti climatici in corso, in considerazione del fratto che Russia e Ucraina sono tra i Paesi produttori di grano più importanti al mondo.
L’analisi di Puglisi inizia con una disamina sui prezzi dell’export del grano russo, segnalando prezzi in calo. E questa è già una notizia, perché ci troviamo in un modo dove l’offerta di grano, a livello internazionale, si è ridotta e i prezzi, semmai, dovrebbero crescere. Ma il mercato, si sa – soprattutto se di mezzo ci sono questioni politiche, in questo caso di politica internazionale – può riservare sorprese. “Un #rublo più debole contro il #dollaro, i dovuti timori legati a uno stallo tra #Mosca e #Ovest sull’#Ucraina, mercato interno piombato – scrive Puglisi -. Così, secondo l’IKAR, il #grano #russo con un contenuto proteico del 12,5% carico dai porti del Mar Nero per #fornitura a Febbraio si è attestato a 326 dollari la tonnellata senza bordo (FOB), in calo di 2 dollari rispetto alla settimana precedente.
Secondo SovEcon, i prezzi del grano erano scesi di 1 $ a 331 $ per tonnellata”. Poi c’è il passaggio sulla cronaca di queste ore: “Prospettive: l’Occidente teme che la Russia possa invadere la vicina Ucraina. La Russia nega di aver pianificato un attacco, ma dice che potrebbe intraprendere azioni militari non specificate se non verrà soddisfatto un elenco di richieste”. Nel frattempo “Le azioni russe sono calate la scorsa settimana tra queste tensioni”. Qui arriva la parte più interessante dell’analisi, almeno dal punto di vista economico-agricolo con inevitabili riflessi geopolitici: “Gli analisti avvertono che le tensioni tra Ucraina e Russia potrebbero tradursi direttamente in prezzi più alti del grano. Infatti, secondo i dati #USDA, il 30% delle #esportazioni mondiali di grano proviene dalla Regione del Mar Nero.
Un analista ha guardato l’invasione russa della #Crimea del 2014 e ha notato che i prezzi del grano sono aumentati del 9% in quel periodo. Inoltre, poiché la Russia è un importante esportatore di petrolio, questo conflitto potrebbe influenzare anche i prezzi dei #concimi”. Già la Russia ha ridotto l’esportazione di urea nel mondo, determinando un notevole aumento del prezzo di questo fertilizzante azotato (ne sanno qualcosa gli agricoltori che coltivano il grano in convenzionale, ovvero gli agricoltori che coltivano il grano utilizzando i fertilizzanti). Un eventuale conflitto potrebbe determinare un ulteriore aumento del prezzo ei fertilizzanti.
Insomma le notizie sono due. Prima notizia: un eventuale conflitto tra Russia e Ucraina potrebbe fare schizzare all’insù il prezzo del grano. Seconda notizia: ci potrebbero essere effetti negativi anche sul gas e, di conseguenza, sulla produzione di fertilizzanti. Basti pensare che, nell’Autunno scorso, l’aumento dei prezzi del gas ha costretto alla chiusura due grandi impianti di fertilizzanti nel Regno Unito. Non solo. “In caso di conflitto nel bacino del Mar Nero – scrive sempre Puglisi – l’approvvigionamento di #gas potrebbe essere interrotto, con la sola Russia che contribuisce per il 35% delle forniture all’#Europa. L’incertezza è una guida fondamentale per la corsa dei prezzi, soprattutto perché Russia e Ucraina dovrebbero esportare circa 20,0 MMT di grano attraverso il resto del calendario di esportazione di Luglio-Giugno”. Come si può notare, le tensioni tra Russa e Ucraina, che mettono in allarme tutto il mondo e potrebbero sortire effetti a catena sul mercato internazionale del grano, sulle forniture di gas e sulla produzione di fertilizzanti. Fertilizzanti che, se dovessero aumentare ancora di prezzo, farebbero schizzare ulteriormente all’insù il prezzo mondiale del grano. “Nel frattempo – scrive sempre Puglisi – le esportazioni di grano russo sono calate del 40% dall’inizio della stagione di #marketing 2021/22 il 1 Luglio. Il #dazio all’esportazione, è stato fissato a 95,8 dollari per tonnellata per il 26 Gennaio-Febbraio in calo rispetto alla settimana previus. Secondo Sovecon, il meteo rimane favorevole per la #coltura 2022, grazie precipitazioni sane nella maggioranza delle Regioni produttrici di grano invernale apportate la scorsa settimana. Di conseguenza, la Sovecon ha mantenuto invariate le previsioni per la coltura di #grano in Russia 2022 a 81,3 milioni di tonnellate, in aumento rispetto ai 75,9 milioni di tonnellata del 2021”. La Russia, per il 2022, si aspetta una grande produzione di grano. Cambiamenti climatici permettendo…
Foto tratta da AGC COMMUNICATION