- La sorpresa e lo sgomento
- Si può essere meridionalisti nel partito delle Ministra Mariastella Gelmini (Autonomia differenziata contro Sud e Sicilia) e Mara Carfagna (lo scippo dei fondi PNRR a Sud e Sicilia)?
- Forza Italia è un partito ancorato al modello della “locomotiva del Nord”, dello sviluppo del Sud non gli frega niente!
- I tre errori del senatore De Bonis
- Tocca a noi rimboccarsi le maniche e pensare a un soggetto politico realmente ancorato agli interessi di Sud e Sicilia
di Daniele Quarta
La sorpresa e lo sgomento
Sorpresa e sgomento ha generato in tanti meridionali e meridionalisti, cittadini e attivisti, alla notizia trasmessa nel tam-tam sui social e sui contatti wapp, che il senatore Saverio De Bonis, del gruppo misto del Senato, ex 5Stelle, entra nei ranghi di Forza Italia! Alla sorpresa iniziale, però, ha fatto seguito un dubbio: è una delle tante fake news che girano oppure è verità? Niente da fare. È verità, ne dà annuncio lo stesso senatore, mettendoci la propria faccia, con una uscita dell’ ANSA – ROMA, 22 GEN. Ma chi è il senatore De Bonis? È un nostro senatore del Sud, che finora si è dimostrato limpido e coerente in tante battaglie a favore del Mezzogiorno. Ad esempio, è colui che si è distinto sulla rinascita del settore agroalimentare del Mezzogiorno nelle battaglie di “GranoSalus” contro il grano canadese contaminato, nel riconoscimento delle ZES del Mezzogiorno o nelle battaglie contro il caporalato e lo sfruttamento di extracomunitari in agricoltura. Il senatore De Bonis è colui che si è dedicato alla battaglia referendaria contro il famoso “taglio dei parlamentari”, ma è anche quel parlamentare che si è speso personalmente, come un titano, contro le Autonomie differenziate delle Regioni ricche del Nord (la famosa “secessione dei ricchi”). Dunque, affermare che il senatore De Bonis sia un vero “figlio” del Sud, è dire una santa verità. Ma ora egli decide di cambiare casacca e di ingrossare il gruppo dei tanti “peones parlamentari” dell’ex Cavaliere! C’è da non crederci!
Si può essere meridionalisti nel partito delle Ministra Mariastella Gelmini (Autonomia differenziata contro Sud e Sicilia) e Mara Carfagna (lo scippo dei fondi PNRR a Sud e Sicilia)?
Ma il senatore De Bonis, intrepido, rilancia e rivendica il razionale di questa sua personalissima scelta. Egli dichiara che opera questo “salto” per trovare spazio in FI per le “politiche del superamento del divario territoriale Nord-Sud”, ma questo lo afferma sapendo di mentire, giacché quel divario sarà drammaticamente peggiorato dal decreto sulle Autonomie Differenziate regionali, fortemente voluto dalla Lega e magistralmente orchestrato dalla Ministra di Forza Italia, Mariastella Gelmini, sua nuova “compagna” di partito! Ma non contento, il nostro senatore aggiunge che lo fa anche per perseguire uno “sviluppo vero del Mezzogiorno”. Ma come crede di ottenere questo risultato? Forse con una corretta distribuzione dei fondi del PNRR, migliorando un farlocco 40%, già ottenuto per il Sud dalla sua “nuova” compagna di partito, la Ministra del Sud, Mara Carfagna, che nelle migliori delle ipotesi non supererà il 22% dei fondi effettivi (da una ricognizione del PNRR effettuata dal Professore Gianfranco Viesti)? Quale ingenua miopia politica si è impossessata del senatore De Bonis? Oppure, mentendo sapendo di mentire – giacché il senatore conosce benissimo questi temi – non potremmo definire la sue dichiarazioni una plateale ipocrisia politica? Caro senatore, mi consenta ora di rivolgermi a lei direttamente. Non voglio qui accomunarmi alle chilometriche critiche, anche drammatiche, che lei sta ricevendo sui social, ma nel rispetto del suo operato, che fino ad ora ho ammirato, voglio degnarmi (e francamente mi costa fatica) fare un’analisi politica sulle presumibili ragioni opportunistiche di questo suo “salto di casacca”. Lei si è sempre dichiarato un politico moderato e di “centro”, così come si è sempre dichiarato a favore di una legge elettorale a trazione proporzionale. E questo non è un mistero. Altra cosa, però, è vedere in Berlusconi l’unica presenza di peso, nel desolante scenario politico odierno, che possa garantire la rinascita di una forza politica moderata, equidistante da estremismi e radicalismi e che, vista l’odierna consistenza elettorale di FI, non abbia altra scelta che quella di appoggiare una riforma elettorale in senso proporzionale.
Forza Italia è un partito ancorato al modello della “locomotiva del Nord”, dello sviluppo del Sud non gli frega niente!
Ora per questo spiraglio di sua sopravvivenza politica, al termine della corrente legislatura, cosa può offrire in cambio lei a Berlusconi? Forse la rinascita del Sud per salvare l’intera Italia? Ma siamo seri! Ovvio che no, dato che a FI, così ancorata al modello della “locomotiva del Nord”, dello sviluppo del Sud non gli frega niente! Allora è ben altro, quello che Berlusconi si aspetta da lei! Oggi tutte le Regioni del Mezzogiorno alle prese da una plurisecolare “questione meridionale”, sempre deluse nelle loro aspettative, costituiscono un bacino elettorale troppo ambito da tutti i partiti del PUN (Partito Unico del Nord). Lo ha dimostrato l’eccezionale exploit del Movimento 5 Stelle nel 2018, ma proprio grazie alla sua progressiva evaporazione, oggi quel Movimento lascia uno spazio libero ad un vero e proprio “mercato” elettorale. Se poi pensiamo al successo che Forza Italia ebbe dal ’94 grazie proprio ai voti dei meridionali, il conto è fatto. Lei per FI rappresenta non più che un “acquisto calcistico” per riaccendere il cuore “forzista” dei tanti meridionali traditi dalle ultime promesse non mantenute. A parte che assistiamo ad un trasformismo politico che non è diverso dai tanti siparietti già visti nella Prima Repubblica, la vera questione è: lei, senatore De Bonis, ha fatto bene i suoi conti? Ebbene penso proprio di no! Credo che lei abbia fatto male i suoi conti per il semplice fatto che questa sua improvvida scelta tradisca nella sostanza un vero e proprio tradimento del Sud, del suo riscatto tanto atteso e della sua successiva rinascita.
I tre errori del senatore De Bonis
Il primo errore sta nel fatto che la cosiddetta “questione meridionale” non può essere risolta da o all’interno di un partito nazionale, che nasce come co-autore di una Italia a due velocita: quella del Nord e quella del Sud. Solo un grande movimento che nasca dal Sud e che si estenda poi all’intera nazione, conosce la storia, la cultura e la diversità propria di un popolo che lo renda capace di compiere la grande svolta attesa da oltre 160 anni. Non bastano solo i soldi! Il secondo errore è che la succitata questione non può essere superata grazie a concessioni o finanziamenti di sostegno temporanei, offerti da questo o da quel governo, ma attraverso un ripensamento alla radice di uno piano strutturale di investimenti, come vera emergenza economica nazionale, che abbia un posto stabile nell’agenda politica del Paese. Si guardi a tale proposito alla politica operata nella Germania Est negli ultimi 15 anni dalla caduta del muro. Ebbene, questo impegno è troppo grande per le spalle di uno sparuto gruppo di politici meridionalisti all’interno di un partito che ha ben altri traguardi (e mi riferisco ad un vero partito del PUN e non certo a FI che non mi sembra abbia sufficiente levatura politica). Il terzo errore poggia sulla necessità di una forza progettuale e di un coraggio politico che invece mancano in una compagine politica di “peones” adoranti il loro leader. Qui si parla di come applicare un piano strutturale di investimenti nel tempo. Una arretratezza di sviluppo di tutto il Sud d’Italia, che abbraccia non solo il Meridione ma anche le aree interne di tutti le Regioni italiane, non si può affrontare con isolati interventi infrastrutturali o saltuari incentivi alla crescita, ma con la progettazione e la realizzazione di un “nuovo modello socioeconomico” che abbracci l’economia, la finanza, la distribuzione dello sviluppo, la formazione, la sanità territoriale, le comunicazioni, la mobilità, la coesione, la politica stessa, ed una nuova convivenza e partecipazione civile. Un modello troppo rivoluzionario per un partitino che strizza l’occhio a Confindustria, non le pare?
Tocca a noi rimboccarsi le maniche e pensare a un soggetto politico realmente ancorato agli interessi di Sud e Sicilia
Il vero errore di calcolo, caro senatore, è che il popolo meridionale non è più quello del ’94, ma è popolo consapevole del complesso compito che lo attende, mentre le frettolose ricette tappa buco di pseudo-partiti del PUN non hanno più alcun seguito. Le auguro buona fortuna, senatore De Bonis, anche se francamente non mi sento confidente sul buon esito della stessa. Con questo articolo, termino ogni mia attenzione e considerazione sulle vicende politiche del senatore De Bonis, perché insieme a tanti attivisti del neo-meridionalismo abbiamo troppo poco tempo e ancora tanto da fare per il nostro nuovo Mezzogiorno.
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