Mario Draghi vuole andare ad occupare il posto di presidente della Repubblica? Assolutamente sì. Per almeno due motivi. Primo motivo: così vuole l’Unione europea dell’euro. Secondo motivo: l’economia italiana sta franando, in parte per il contesto internazionale (aumento del costo dell’energia e conseguenti bollette stratosferiche, pandemia e effetti negativi dei cambiamenti climatici in corso), in parte per gli errori commessi dallo stesso Governo Draghi, che non ha messo nel conto il ritorno della pandemia. Restare a Palazzo Chigi, per Draghi, è una trappola, perché sono già arrivate le prime super-bollette della luce e i cittadini – anche quelli favorevoli all’attuale presidente del Consiglio- cominciano a capire come stanno le cose e, soprattutto, cominciano a intuire quello che succederà nei prossimi mesi, con la probabile chiusura di migliaia di aziende che non saranno in grado di reggere la crescita ormai incontrollata dei costi energetici. ‘Scappando’ da Palazzo Chigi per sistemarsi al Quirinale, Draghi, magari con l’aiuto dell’informazione, tra qualche mese, potrebbe sempre dire che il responsabile del disastro prossimo venturo non è lui, ma chi lo ha sostituito. Non sarebbe una mossa risolutiva, perché oggi l’informazione passa dalla televisione (che è quella che è e non ha bisogno di ‘chiarimenti’) e, soprattutto, dalla rete. In ogni caso, per Draghi, sempre meglio lasciare il Governo, sia perché andrebbe a ‘comandare’ dal Quirinale, sia perché lascerebbe ad altri – il suo successore – un’Italia dove sta per esplodere una questione sociale prima che economica. La domanda è: se Draghi è potente ed è appoggiato dalla Ue come mai la sua elezione al Quirinale non è scontata? Risposta semplice: perché rispetto al ‘golpe’ del 2011 a colpi di spread stiamo assistendo a una sorta di ‘ammutinamento’ della politica italiana che, almeno in questo passaggio politico, rifiuta il ‘cappio al collo’ non di Bruxelles, ma della Germania che, nonostante tutto, continua a controllare la Ue.
I giornali scrivono che a volere Draghi al Quirinale sarebbero PD e Movimento 5 Stelle. In realtà, il Movimento 5 Stelle non esiste più. I sondaggi lo danno al 15%, ma non ci crede nessuno. I grillini sono divisi tra una minoranza di parlamentari che ha già in programma la candidatura nel PD (sì e no una decina di seggi, perché il PD è un partito del 20%: e anche su questi 10 seggi, o giù di lì, ci saranno polemiche, perché il prossimo Parlamento avrà meno deputati e meno senatori e non sarà facile ‘sistemare’ questo pugno di grillini in seggi sicuri) e la maggioranza di parlamentari che dovrebbero stare con Giuseppe Conte. Il condizionale è d’obbligo, perché non possono essere escluse ‘fughe’ verso altri partiti. In realtà, l’unico partito che vuole Draghi al Quirinale è il PD: ed è anche logico, perché il Partito Democratico è, in Italia, il riferimento dell’Unione europea ultra-liberista che ha voluto Draghi a capo del Governo italiano e che adesso lo vorrebbe a Palazzo Chigi. Ma questo progetto – l’attuale capo del Governo presidente della Repubblica toglierebbe sì le castagne dal fuoco a Draghi – che lascerebbe ad altri la gestione della crisi economica e sociale che si va palesando in Italia – ma scaricherebbe la responsabilità della stessa crisi economica e sociale sui partiti, che fino ad oggi hanno contato poco o nulla, perché tutte le decisioni importanti le ha prese Draghi con l’accordo del centrosinistra, ma con Forza Italia e soprattutto Lega in ‘sofferenza’. In parole semplici, l’eventuale elezione di Draghi alla presidenza della Repubblica sarebbe la vittoria del PD che ha già inglobato la decina di esponenti grillini, ma sarebbe la sconfitta secca di Lega, Fratelli d’Italia e Forza Italia. Forse Berlusconi – messo alle strette, ovvero pesando più alle sua aziende che al suo partito – potrebbe anche appoggiare Draghi al Quirinale, ma si dovrebbe portare dietro Lega e Fratelli d’Italia: e la cosa non è semplice: anzi. Infine, chi avrebbe tutto da perdere con l’elezione di Draghi al Quirinale sarebbe Giuseppe Conte: non dimentichiamoci che, alla fine, Draghi ha sostituito lo stesso Conte a Palazzo Chigi… Insomma, con l’elezione di Draghi – soprattutto se appoggiato da Forza Italia – il ruolo di Conte e dei parlamentari grillini che lo seguono diventerebbe politicamente ininfluente.
E Italia Viva di Matteo Renzi? Avrà un ruolo solo se le tre prime votazioni per il Quirinale – dove per l’elezione del presidente della repubblica è richiesta la maggioranza qualificata, ovvero i die terzi dei votanti – andranno a vuoto. Dalla quarta votazione in poi, è noto, per eleggere il nuovo capo dello Stato servirà una maggioranza semplice: almeno il 50% dei votanti più uno. Se le cose dovessero andare così – e non è escluso che vadano così – il gruppo di parlamentari renziani (e anche i parlamentari del gruppo misto, in questa legislatura piuttosto numerosi causa espulsioni dei grillini) diventerebbe determinante. A questo punto dovrebbe venire fuori non soltanto un nome – che potrebbe essere quello dell’attuale presidente del Senato Maria Elisabetta Alberti Casellati – ma anche un progetto politico centrista dove dovrebbero trovare posto non soltanto i renziani, ma anche ex democristiani, ex grillini e anche altri soggetti. Sarà questo il finale delle elezioni per il Quirinale? E’ presto per dirlo.