Ieri a Palermo è venuta fuori una notizia allucinante: 86 milioni di euro, destinati ai commercianti colpiti dalla crisi economica provocati dal Covid, sono stati utilizzati per coprire i ‘buchi’ del Bilancio comunale. Tutto questo mentre il Consiglio comunale discute un improbabile piano economico e finanziario di rientro. Già è singolare che il Consiglio comunale della città – che è il primo organo di controllo dell’amministrazione comunale – discuta e approvi il piano di rientro per provare a tappare i ‘buchi’ del Bilancio. Dispiace scrivere queste cose, ma non possiamo fare a meno di porre una domanda: dov’è stato il Consiglio comunale di Palermo dalla Primavera del 2017 ad oggi? L’amministrazione comunale di Leoluca Orlando, pur di tenere in piedi i 15 scombiccherati km di Tram – che debbono giustificare gli appalti milionari per le nuove linee di Tram – ne ha combinate di tutti i colori. Ma – ribadiamo – solo oggi il Consiglio comunale si accorge che i conti del Comune non tornano? Solo oggi si accorge che 86 milioni di euro destinati ai commercianti penalizzati dalla crisi provocata dal Covid sono finiti chissà dove? così, per capirlo: quale sarebbe il ruolo del Consiglio comunale? Porre la questione dei ‘buchi’ del Bilancio comunale quando la nave è ormai affondata? Con questo non vogliamo offendere i consiglieri comunali che, in questi anni, si sono battuti per fare chiarezza sui conti del Comune e, in generale, sulle scelte amministrative adottate dalla Giunta comunale che sono risultate sbagliate (se le scelte amministrative adottate fossero state giuste non ci sarebbero i ‘buchi’ nel Bilancio del Comune).
Se il Consiglio comunale è il primo organo di controllo dell’amministrazione comunale, c’è anche un secondo organo di controllo: il Collegio dei revisori dei conti. Così, per capire: ci sono agli atti relazioni del Collegio dei revisori dei conti dove si segnalano i problemi di Bilancio? Ci sono oltre quattro anni di amministrazione comunale: la ‘coda’ del 2017, il 2018, il 2019, il 2020 e il 2021. In realtà, gli anni sono nove, perché anche nella passata legislatura il sindaco era Orlando. E’ chiaro che le sofferenze del conti del Comune non sono spuntate alla fine dello scorso anno. I revisori, in questo delicato passaggio, dovrebbero dire la loro. E sarebbe interessante sapere cosa hanno prodotto dal Dicembre del 2017 ad oggi. Il 2017 è un anno importante. Già allora venivano fuori problemi al Bilancio del Comune di Palermo segnalati dal quotidiano economico e finanziario, Il Sole 24 Ore. Agli atti c’è una nostra inchiesta sui conti problematici del Comune del Febbraio 2017: “Il Comune di Palermo sta andando al voto con un rating finanziario ‘E’, che significa rischio default!”. Insomma, già allora si parlava di possibile default. C’è anche un terzo organo di controllo: la Corte dei Conti. Un tempo c’era il controllo preventivo degli atti da parte della magistratura contabile: e a nostro modesto avviso le cose funzionavano meglio, perché gli amministratori pubblici evitavano ‘sbrasate’. Poi il controllo preventivo è stato eliminato dalla politica. I politici hanno voluto avere le mani libere. Non ci pare che i risultati siano esaltanti: anzi. Detto ciò chiediamo: ci sono accertamenti in corso sul Bilancio del Comune di Palermo da parte della Corte dei Conti?
Ultima notazione. un articolo pubblicato ieri dal Giornale di Sicilia online. Articolo pubblicato dopo che è venuta fuori la notizia degli 86 milioni di euro destinati ai commercianti finiti chissà dove. Titolo dell’articolo con foto dell’assessore comunale Sergio Marino: “Palermo, fondi Covid per sanare il bilancio? Il Comune: «Macché, tutto regolare»”. L’articolo ricostruisce i fatti e poi conclude con la replica dell’assessore Marino: “L’assessore Sergio Marino, però, smentisce questa ricostruzione del fatti, ribadisce la regolarità dell’operato dell’amministrazione e lo fa chiamando in causa la relazione tecnica del ragioniere generale. «Come noto, tra le molteplici misure introdotte dal Governo allo scopo di fronteggiare l’emergenza epidemiologica da Covid-19, di particolare interesse, considerata la sua destinazione, è la misura del Fondo Funzioni Fondamentali» istituito con l’articolo 106 del D.L. n.34/2020. La misura in questione, infatti, nasce con l’intento di evitare che le perdite di gettito subite dagli enti locali a causa dell’emergenza sanitaria in corso possano compromettere la loro capacità di garantire la continuità di funzionamento delle «funzioni fondamentali» (articolo 13, comma 1, Dlgs 267/2000). Il cosiddetto ‘fondone’ 2020 è stato interamente utilizzato per fronteggiare le perdite di gettito subite dal Comune e per assicurare al Comune ‘le risorse necessarie per l’espletamento delle funzioni fondamentali’. Nella superiore direzione, il MEF ha pubblicato la FAQ 35, a mente della quale ‘Le risorse del Fondo per l’esercizio delle funzioni degli enti locali, sia quelle messe a disposizione per l’esercizio 2020 (art. 106 del Dl n. 34/2020, come rifinanziato dall’art. 39 del Dl n. 104/2020) sia quelle messe a disposizione per l’esercizio 2021 (comma 822 dell’art. 1 della L. n. 178/2020 – Legge di bilancio per il 2021), possono essere utilizzate dagli enti tanto per compensare le minori entrate 2020-2021 derivanti dall’emergenza epidemiologica da Covid-19 quanto a copertura delle maggiori spese 2020-2021 derivanti dalla medesima emergenza, nella stessa logica del Decreto interministeriale n. 212342 del 3 novembre 2020”. In ogni caso, lo stesso MEF, nell’ambito della FAQ 36, ha chiarito che deve ritenersi possibile ‘l’utilizzo del richiamato fondo per il finanziamento del conguaglio in parola. Il finanziamento del conguaglio costituisce in ogni caso un’agevolazione tariffaria e, come tale, rientra nei limiti massimi previsti per il singolo ente dalla Tabella 1 allegata al Decreto n. 212342 del 3 novembre. Non si ritiene possibile certificare maggiori spese oltre a quelle della perdita massima già riconosciuta. È invece possibile la certificazione di maggiori spese COVID-19 per servizi aggiuntivi non ricompresi nel PEF Rifiuti e, quindi, non coperti dai proventi della Tari/Tari-corrispettivo (ad esempio, la raccolta di rifiuti presso il domicilio di anziani e quarantenati)”. E nel bilancio di previsione 2020/2022, annualità 2020, al capitolo 19958/10, relativo al conguaglio dei costi ex art.107 citato, sono stati stanziati complessivi € 16.198.124,00, a fronte di una riduzione stimata dal MEF per riduzioni TARI pari ad 13.508.950»”. Così, per curiosità: ‘a strinciuta, come si usa dire dalle nostre parti, ‘sti 86 milioni di euro che fine hanno fatto? Erano destinati ai commercianti della città colpiti dalla crisi provocata dal Covid o al Comune per coprire le “minori entrate”? Su questo punto l’assessore comunale Marino dovrebbe essere più chiaro, possibilmente evitando di citare FAQ, MEF e Decreti vari. Chiediamo troppo?
Su Facebook leggiamo una dichiarazione del presidente di Confimprese Palermo, Giovanni Felice, pubblicata da Blog Sicilia: “Contributi Nazionali alle Imprese trattenuti dal Comune. Giovanni Felice: L’appropriazione delle risorse destinate alle imprese da parte del Comune è la cartina tornasole dell’atteggiamento del Sindaco nei confronti degli imprenditori. Il Sindaco Leoluca Orlando tratta gli imprenditori palermitani, come fossero suoi nemici personali. L’accusa indiscriminata di evasione fiscale, l’atteggiamento contro le associazioni di categoria e i provvedimenti vessatori sul traffico sono parte importante della crisi che colpisce il sistema imprenditoriale palermitano. Quanto avvenuto con i ristori dimostra come le imprese palermitane non rientrino nell’agenda di governo del Sindaco anzi, ove possibile vanno colpite, con veri e propri attacchi premeditati, come ad esempio le migliaia di avvisi di pagamenti inviati che spesso riguardano tasse già pagate. Capita, che essendo passati anni, non si riesca a provare il pagamento e quindi devono essere ripagati. Caro Sindaco, è facile accusare gli imprenditori di essere evasori seriali perché non hanno pagato ma mi chiedo: lei come si definisce, visto che ha usato soldi dello Stato destinati ad imprese in seria difficoltà per mantenere, in maniera virtuale, in piedi l’azienda (il Comune) che Lei amministra”. Su Facebook il commento molo ‘diretto’ della consigliera comunale, Giulia Argiroffi: “Il PIANO DI RIEQUILIBRIO presentato da Orlando fa schifo: non garantisce nessun equilibrio e dunque è privo di senso. Ma va letto con attenzione:
* Permette di capire come e perché Orlando ci ha trascinati al fallimento. * E fa riflettere su come Orlando racconta il fallimento, prendendoci in giro, come i cittadini scemi che lui presuppone noi palermitani siamo”. Sulla propria pagina Facebook Giulia Argiroffi posta anche il suo intervento in Consiglio comunale. Duro anche il commento della consigliera comunale, Sabrina Figuccia: ““Il piano di riequilibrio proposto dal sindaco Orlando per cercare di salvare il Comune di Palermo è il suo nuovo libro dei sogni che rischia di mandare la città a gambe all’aria. Mentre in campagna elettorale, cinque anni fa, il sindaco insisteva ossessivamente sulla sua ‘visione per una nuova Palermo’, adesso, alla resa dei conti, dopo un decennio di sindacatura, la realtà è che la città è alla canna del gas e che la soluzione proposta dal sindaco e dalla sua giunta è un rimedio peggio del male. E meno male che da Roma sia arrivata una grossa mano d’aiuto (lasciando perdere la penosa figura di un sindaco con il piattino in mano davanti a Draghi…) che potrebbe consentire al Comune di non fallire, ma il governo nazionale pone condizioni quasi capestro, che, grazie ad Orlando, costringerà il nuovo sindaco a spremere ancora di più i palermitani peggio di un limone usato”. Che dire, in conclusione? Che non spetta alla Giunta Comunale presentare il piano di riequilibrio, così come non spetta al Consiglio comunale esaminarlo e approvarlo. C’è un problema di opportunità politica. Perché di mezzo c’è un’inchiesta della Magistratura proprio sui conti del Comune e un’ispezione dell’amministrazione regionale, sempre sui conti del Comune. Ora, che Giunta comunale e Consiglio comunale debbano risolvere il problema dei conti del Comune dopo dei quali – con responsabilità certamente diverse – sono stati i protagonisti ci sembra politicamente sbagliato. Il Governo regionale farebbe bene a commissariare il Comune di Palermo mandando a casa tutti. Dando la parola ai commissari che dovrebbero raccontare ai cittadini come stanno realmente le cose.