Serata di grande noia a Sala d’Ercole, sede del Parlamento siciliano. Il presidente della Regione, Nello Musumeci, è in giro per la Sicilia per provare a trovare la ‘quadratura del cerchio’ sulla sua ricandidatura. In aula c’è il disegno di legge sull’esercizio provvisorio che, come scriviamo ormai da qualche settimana, è irregolare e verrà contestato dalla Ragioneria generale dello Stato. Ma è un provvedimento che deve essere comunque approvato dall’Assemblea regionale siciliana. Le opposizioni, però, non ne vogliono sapere. Vogliono che il presidente Musumeci si presenti in Aula per chiarire il senso delle sue dichiarazioni esternate dopo che, la scorsa settimana, nel voto per la designazione dei grandi elettori per il Quirinale è arrivato terzo. Musumeci ha combinato un papocchio, perché ha rilasciato dichiarazioni di fuoco contro chi non lo ha sostenuto in Aula. si è lasciato prendere dalla stizza e dal nervosismo lanciando accuse delle quali, adesso, le opposizioni gli chiedono conto e ragione. Con molta probabilità, se Musumeci avesse preso con ‘filosofia’ i 29 voti ottenuti (terzo classificato dietro i parlamentari Gianfranco Miccichè e meno del grillino Nunzio Di Paola, che di voti ne ha presi 32 (probabilmente ha preso anche qualche voto da Forza Italia), ringraziando l’Aula per la sua elezione perché, alla fine, Musumeci, in aula non ha mai avuto una maggioranza, tutto si sarebbe risolto. Invece il presidente ne ha fatto una questione di puntiglio, ha annunciato fuoco e fiamme e adesso non sa nemmeno lui cosa fare. Gli hanno teso un tranello e lui c’è caduto.
E adesso che succederà? Il parlamentare regionale della Lega, Vincenzo Figuccia, invita a evitare di far pagare ai cittadini siciliani il rinvio dell’esame e dell’approvazione dell’esercizio provvisorio: “Le sollecitazioni che arrivano a ciascuno di noi da parte delle comunità alloggio, del personale – dice Figuccia – dei forestali, dei Consorzi, dei precari, ex Aras, Pip e Asu e ancora delle partecipate e degli enti regionali, rappresentano il respiro di un mondo che dalla settimana scorsa è rimasto con il fiato sospeso. Fuori dal palazzo la gente chiede che si voti l’esercizio provvisorio. Oggi. È un atto di responsabilità dopo il quale si potrà ascoltare la voce del governo. Non c’è spazio quest’oggi per le beghe dei palazzi e per le sterili contrapposizioni”. In realtà, anche con l’approvazione dell’esercizio provvisorio i pagamenti resteranno bloccati fino a Giugno-Luglio. Sempre che il Governo nazionale lasci passare una legge regionale sbagliata, perché non si può ‘costruire’ l’esercizio provvisorio per 4 messi di questo 2022 sulla seconda un’annualità del Bilancio di previsione 2021-2023, perché nel 2022 ci sono capitoli privi di copertura finanziaria. ‘Buchi’ che non possono essere coperti con variazioni di Bilancio approvate contestualmente all’esercizio provvisorio! A nostro modesto avviso, difficilmente il Governo nazionale farà passare un papocchio contabile e finanziario che viola la legge di contabilità dello Stato. Questo spiega forse il nervosismo del presidente della Regione di qualche giorno fa in Aula e il suo tentativo, in questi giorni, di ricucire un’alleanza con tutto il centrodestra per la sua ricandidatura. Musumeci sa benissimo che ad Aprile si potrebbe concludere l’attuale legislatura, non abbiamo ancora capito se con un commissariamento di qualche mese (che converrebbe alle opposizioni che potrebbero intrufolarsi con i tre commissari previsti dallo Statuto) o con le elezioni anticipate. voto a Giugno-luglio invece che a Novembre (ipotesi più probabile).
Insomma, anche se nessuno lo dice, legge alla mano, le fine anticipata della legislatura è dietro l’angolo. Con un centrodestra che deve fare i conti con Forza Italia che ondeggia fra centrodestra e centrosinistra. Come scriviamo da mesi, il presidente del Parlamento siciliano uscente, Gianfranco Miccichè, se le elezioni le vincerà il centrodestra, non avrà alcuna probabilità di essere rieletto sul più alto scranno di Sala d’Ercole. Miccichè vuole per la terza volta la poltrona di presidente dell’Assemblea regionale siciliana e gli unici che gliela possono assicurare sono i partiti di centrosinistra. In questa fase i suoi obiettivi sono due: o la candidatura di suo fratello o sua alla presidenza della Regione o la sua rielezione a presidente dell’Ars. La prima ipotesi è impossibile da realizzare nel centrodestra, mentre potrebbe essere realizzata con il centrosinistra, a patto che Miccichè riesca a convincere i deputati regionali (e nazionali) di Forza Italia a passare, armi e bagagli, nel centrosinistra. Anche la seconda ipotesi – la terza elezione a presidente dell’Ars – Miccichè, come già accennato, la può realizzare solo con il centrosinistra. Ciò che noi scriviamo gli esponenti della Lega, di Fratelli d’Italia e gli ex democristiani che stanno nel centrodestra lo sanno benissimo: ma debbono fare finta di non saperlo e recitare la parte di coloro i quali considerano Miccichè una ‘risorsa’ del centrodestra. In questo bailamme è finito Musumeci che ha ulteriormente complicato la sua ricandidatura ‘armando una turilla’ inutile dopo il suo insuccesso nel voto per l’elezione dei Grandi elettori per il Quirinale.
Come finirà? Intanto la legislatura dovrebbe finire in anticipo. E bisognerà capire se tutti, nel centrodestra, accetteranno la ricandidatura di Musumeci. Forse senza lo scivolone della scorsa settimana l’attuale presidente della Regione avrebbe potuto giocarsi bene le sue carte. Ma dopo le sue dichiarazioni improvvide la sua eventuale ricandidatura è tutta in salita. Molto dipenderà dall’esito – o meglio dal nome – del nuovo presidente della repubblica, che per ora blocca tutto. del resto, anche il centrosinistra non è messo meglio. Claudio Fava ha già annunciato la sua ricandidatura, ma non ha l’appoggio del PD che lavora per l’inciucio con Miccichè. E se è vero che nel centrodestra potrebbero spuntare due candidati (Musumeci che, messo fuori gioco, potrebbe ricandidarsi lo stesso, alla fine per fare perdere il centrodestra), anche nel centrosinistra potrebbero spuntare due candidati: il candidato dell’inciucio PD-Miccichè e Claudio Fava che, a quel punto, si andrebbe a raccogliere tutto l’elettorato di sinistra.
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