- Il Centro Nord Europa offre condizioni di lavoro migliori. Il problema delle vaccinazioni
- “Ci sono 15 mila lavoratori che stanno pensando di abbandonare le nostre campagne e andare a lavorare all’estero”
- In Italia trattenute troppo elevate sulle aziende. Un costo che anche in agricoltura non sempre è sostenibile. Nella concorrenza con altri Paesi europei siamo perdenti. I controlli INPS e i fondi da reperire per pagare il Reddito di cittadinanza
- I lavoratori agricoli si spostano in Germania e in Olanda che riescono a pagare meglio i lavoratori perché non debbono fare i conti con le enormi trattenute in vigore in Italia
Il Centro Nord Europa offre condizioni di lavoro migliori. Il problema delle vaccinazioni
Chi, in Sicilia, vuole provare a studiare l’evoluzione dell’agricoltura nell’Unione europea deve entrare in un centro commerciale della Lidl – marchio molto presente nella nostra Isola, soprattutto a Palermo – e osservare i prodotti ortofrutticoli. Si accorgerà che ortaggi e frutta sono sempre meno italiani e sempre più provenienti dalle serre del Centro Nord Europa, Belgio e Paesi Bassi in primo luogo. Da qui si capisce che, a monte, c’è un’organizzazione che funziona, dalla produzione alla distribuzione. E di questa organizzazione un tassello importante è costituito dalla forza lavoro. Quelli che un tempo erano i braccianti agricoli oggi sono operai agricoli specializzati che arrivano dalla Romania, dall’Albania, dalla Bulgari, dalla Polonia e anche dal Marocco. Oggi, in Italia, poco più di un terzo della forza lavoro in agricoltura arriva da Paesi esteri: poco più di 350 mila persone su poco meno di un milione di addetti. Ma da un anno a questa parte c’è un problema: il vaccino anti-Covid. L’Italia ha posto regole stringenti – così hanno voluto le multinazionali che vendono i vaccini – e adesso c’è da fare i conti con chi ha fatto altri vaccini come Sinovac, o Sinopharm, o ancora Sputnik non riconosciuti nell’Unione europea e con chi non è vaccinato. Così la concorrenza per accaparrarsi la manodopera in agricoltura è diventata fortissima: e l’Italia, oggi, offre meno possibilità ai lavoratori stagionali rispetto ad altre realtà europee.
“Ci sono 15 mila lavoratori che stanno pensando di abbandonare le nostre campagne e andare a lavorare all’estero”
Non solo. In Italia lo scenario Covid non è allettante. E tanti operai agricoli dell’Est Europa e dell’Africa preferiscono andare a lavorare in altri Paesi. Sì, il Covid è un problema anche in agricoltura. Il Governo italiano – soprattutto dopo le pressioni del mondo agricolo del Centro Nord Italia (per esempio, l’ortofrutta dell’Emilia Romagna) – ha aperto un po’ le maglie con il Decreto flussi: ma questo, a quanto pare, non sta risolvendo il problema. ITALIA FRUIT NEWS ha fatto il punto della situazione con il presidente di Confagricoltura, Massimiliano Giansanti: “Dalle strutture territoriali e dalle aziende agricole in tutta Italia, dal Nord al Sud, stiamo ricevendo crescenti segnalazioni di carenza di mano d’opera”. Aggiunge Paolo Cavalcoli, presidente di Confagricoltura Ferrara: “In pratica ci sono 15mila lavoratori che stanno pensando di abbandonare le nostre campagne e andare a lavorare all’estero. Già fatichiamo a trovare un numero sufficiente di persone disposte al lavoro agricolo, se si verifica questa fuga siamo rovinati. Abbiamo chiesto al governo di riconoscere a questi lavoratori la validità del vaccino anche se non è tra quelli somministrati in Europa. Aspettiamo una risposta. Non si può penalizzare per questo la nostra agricoltura che già si dibatte tra mille problemi”.
In Italia trattenute troppo elevate sulle aziende. Un costo che anche in agricoltura non sempre è sostenibile. Nella concorrenza con altri Paesi europei siamo perdenti. I controlli INPS e i fondi da reperire per pagare il Reddito di cittadinanza
Ogni Paese europeo cerca di tenersi i lavoratori dei campi: “Il Regno Unito – leggiamo sempre su ITALIA FRUIT NEWS – per le mansioni più richieste (dalla sanità all’agricoltura), ha avviato un nuovo sistema per agevolare l’ingresso dei lavoratori. A Gennaio e Febbraio sono previste iniziative per far conoscere questo strumento e nel corso dell’anno le aziende agricole britanniche potranno assumere fino a 30 mila lavoratori stranieri da impiegare nella raccolta nei campi e nei lavori nelle serre, per questo personale il classico visto stagionale di sei mesi sarà prolungato fino a tre anni”. E in Italia? I problemi c’erano già prima della pandemia. Il costo del lavoro in agricoltura, nel nostro Paese, è troppo elevato. In più c’è l’INPS a caccia di soldi che ha accentuato i controlli. Ed è anche logico: dovendo trovare, ogni anno, una barca di soldi per pagare il Reddito di cittadinanza non c’è che una via: ‘stringere’ sulle aziende. Così in Italia le trattenute alle aziende – comprese le aziende agricole – sono diventate pesantissime. In agricoltura, per certe produzioni, ormai è meglio ‘levarci mano’, perché i costi della manodopera risultano essere maggiori del valore dei prodotti. Inutile in Italia parlare di Economia agraria, perché quello che resta della sinistra – in verità molto poco – si è ormai concentrata sul Reddito di cittadinanza, non preoccupandosi di come vengono reperiti i fondi per pagarlo. In parte le regole del Reddito di cittadinanza sono cambiate, ma non sono cambiate le trattenute alle aziende. Fino ad oggi si è parlato del Reddito di cittadinanza che scoraggia molti italiani a lavorare nei campi. Ma c’è un altro problema: i fondi ingenti da reperire per pagare il Reddito di cittadinanza che pesano anche sulle aziende con trattenute diventate assai pesanti.
I lavoratori agricoli si spostano in Germania e in Olanda che riescono a pagare meglio i lavoratori perché non debbono fare i conti con le enormi trattenute in vigore in Italia
In agricoltura, al costo della manodopera elevato si sono aggiunti due problemi: la pandemia con l’obbligo, da quest’anno, di fare lavorare solo personale vaccinato (figuriamoci se le multinazionali farmaceutiche, che in Europa dettano legge, si perdevano questo affare) e i cambiamenti climatici che hanno provocato danni enormi alle coltivazioni agricole. Lo scorso anno, in Sicilia, la raccolta delle olive, causa le piogge, è stata un disastro. Per non parlare delle semine, effettuare tra Dicembre e Gennaio sempre a causa delle piogge. Nel Lazio, scrive sempre ITALIA FRUIT NEWS, “l’Aspal denuncia problemi per la carenza di manodopera. La situazione della pandemia è solo la ciliegina sulla torta, in negativo ovviamente, nel nostro settore. Continuiamo ad avere grossi problemi per carenza di manodopera, con il serio rischio di vedere compromessi i vari raccolti e anche gli altri lavori stagionali in campagna”. Problemi anche in Puglia dove il presidente di Coldiretti Savino Muraglia, racconta che “oltre 38mila lavoratori stranieri che forniscono il 22,4% del totale delle giornate di lavoro necessarie al settore, mentre si registrano fortissime difficoltà a reperire anche la manodopera italiana. Il contributo dei lavoratori immigrati all’agricoltura pugliese – conclude Muraglia – è importante nella raccolta dei pomodori, degli asparagi e dei carciofi e nelle stalle sono divenuti insostituibili”. C’è poi il problema della specializzazione: “In questo momento stiamo selezionando le piantine di fragole da distribuire ai nostri associati – spiega a Italia Oggi Mauro Grossi, presidente del Consorzio italiano vivaisti -. Ma non possiamo procedere se i lavoratori si spostano in Germania e Olanda che riescono a pagare di più perché non ci sono le abnormi trattenute in vigore in Italia. Che senso ha una gara per attrarre e trattenere immigrati?”. Sempre su ITALIA FRUIT NESW Stefano Gasperi, direttore Confagricoltura Modena precisa: “C’è un problema di quantità ma anche di qualità di mano d’opera. Le aziende rischiano di dover ricorrere a personale poco qualificato, a scapito della produttività e dell’integrità del frutteto negli anni successivi. Senza parlare poi del proliferare del lavoro irregolare che potrebbe diventare un problema in una situazione di squilibrio tra la domanda e l’offerta. Bisogna che la politica faccia la sua parte”. Così torniamo all’inizio di questo articolo: nei centri commerciali italiani ci sono sempre più pomodori di serra olandesi o belgi e sempre meno pomodori di pieno campo – e anche di serra – italiani. con le trattenute ‘leggere’ gli agricoltori del Belgio e dell’Olanda non hanno problemi: producono ed esportano. Mentre Italia coltivare il pomodoro in pieno campo e in serra – comincia a diventare un problema. Però se qualcuno pone la domanda su come finanziano il Reddito di cittadinanza…
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