Nell’acqua ormai stagnante della politica siciliana, dopo i fuochi fatui della scorsa settimana – con il presidente della Regione, Nello Musumeci, ‘bastonato’ in Aula in occasione del voto sul Grandi elettori per il quirinale, che prima lascia intendere la possibilità di dimettersi, poi annuncia l’azzeramento della giunta e poi non fa nulla – le notizie sono tre. La prima è che Sala d’Ercole approverà entro questa settimana (volendo anche tra oggi e domani) una legge sull’esercizio provvisorio totalmente irregolare che verrà contestata dalla Ragioneria generale dello Stato: di fatto, il destino del Governo Musumeci è nelle mani del Governo di Mario Draghi che se deciderà di ‘staccare la spina’ all’esecutivo dell’Isola e all’Assemblea regionale siciliana lo potrà fare impugnando l’esercizio provvisorio e determinando la fine della legislatura con dieci mesi di anticipo. La seconda notizia è la candidatura alla presidenza della Regione siciliana di Cateno De Luca, che si è dimesso da sindaco di Messina proprio per questo. La sua mossa può apparire azzardata, invece è calcolata. De luca sa benissimo che non potrà mai essere eletto presidente della Regione. Ma sa che il suo pacchetto di voti potrebbe diventare determinante. Il suo è un elettorato variegato con una prevalenza di elettori di centrodestra. La sua candidatura, piaccia o no, crea problemi alla ricandidatura di Nello Musumeci, con il quale De Luca è in pessimi rapporti. Vero è che in politica vale la regola del “mai dire mai”, ma in questo caso ci sembra difficile che i due si possano ricompattare. Che significa questo? Che la candidatura di De Luca è un’arma in più per quanti, nel centrodestra, vorrebbero un candidato diverso da Musumeci alle elezioni regionali del prossimo Novembre. Infatti – soprattutto nel caso in cui il centrosinistra arriverà a un candidato unitario (magari Claudio Fava) – gli esponenti del centrodestra potrebbero dire a Musumeci: “Se insisti con la tua candidatura De Luca non si ritira e ci toglie il 6-7% che potrebbe fare vincere il centrosinistra. Mentre se ti fai da parte De Luca non si candida, viene con noi, vinciamo senza problemi e lo accontentiamo con un assessorato”.
Tra l’altro, Musumeci dovrà adesso fronteggiare la presa di posizione del Codacons, il Coordinamento delle associazioni per la difesa dell’ambiente e dei diritti degli utenti e dei consumatori, che ha depositato un esposto-denuncia dopo le parole pronunciate dallo stesso presidente della Regione su Facebook, subito dopo avere appreso di essere arrivato terzo nel voto espresso dal Parlamento siciliano per la designazione de tre Grandi elettori del nuovo presidente della Repubblica. Non è stata la prima volta. già in passato Musumeci ha lanciato accuse pesanti ai dipendenti regionali. La scorsa settimana ha dichiarato di essere assediato da “intimidazioni e proposte irricevibili da parte di alcuni deputati siciliani”. Come in occasione delle accuse ai dipendenti regionali, non ha fatto nomi. Da qui l’esposto denuncia del Codacons. Così la vicenda finirà nei tavoli dei magistrati e, in particolare, della Procura della Repubblica presso il Tribunale di Palermo, alla quale si è rivolta il Codacons. “Tra le varie accuse lanciate dal presidente Musumeci alcune appaiono di estrema gravità – spiegano al Codacons – e in assenza di specificazioni rischiano di delegittimare nel suo insieme il massimo organo rappresentativo siciliano, un vero e proprio colpo alle istituzioni democratiche”. Con queste sue dichiarazioni – che poi politicamente si sono risolte nel nulla, visto che, come abbiamo già ricordato, non ci sono state né le dimissioni dello stesso presidente Musumeci, né l’azzeramento della Giunta – l’attuale capo del Governo dell’Isola non ha fatto altro che complicare il cammino verso la sua ricandidatura. In una seduta della passata legislatura Musumeci ebbe a dire all’allora presidente della Regione, Rosario Crocetta: “Lei, presidente, è il peggiore nemico di se stesso”. Parole che adesso ritornano, ma non contro Crocetta…
Foto tratta da The Social Post