La dinamica beneficia tuttavia del basso numero di cessazioni, ancora contenuto dal ricorso diffuso agli strumenti emergenziali di integrazione salariale, di cui è previsto il graduale superamento nel 2022. E’ quanto emerge da uno studio redatto congiuntamente dal ministero del Lavoro e delle Politiche Sociali, dalla Banca d’Italia e dall’Anpal.
Nell’anno appena concluso la creazione di posti di lavoro è stata sostenuta soprattutto dai contratti a tempo determinato (365.000 su circa 597.000 posti di lavoro). Agli andamenti complessivi del 2022 contribuirà pure la capacità del sistema produttivo di preservare tali posizioni, molte delle quali sono giunte a scadenza il 31 dicembre del 2021. Anche il saldo delle posizioni permanenti è cresciuto, seppur a ritmi più moderati. I licenziamenti sono invece rimasti su livelli mediamente modesti (27.000 contratti cessati ogni mese con questa causale nella media del 2021, circa il 40% in meno rispetto al 2019).
Le lavoratrici continuano a essere penalizzate da una minore domanda di lavoro di tipo permanente: nonostante rappresentino circa il 42% della forza lavoro, incidono solo per un terzo sul saldo delle posizioni a tempo indeterminato.
(ITALPRESS).
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