- I giudici amministrativi hanno accolto il ricorso presentato Comitato cura domiciliare Covid-19
- Il commento del presidente del Comitato cura domiciliare Covid-19, Erich Grimaldi
- Si aprirà la stagione dei risarcimenti?
I giudici amministrativi hanno accolto il ricorso presentato Comitato cura domiciliare Covid-19
Covid: si chiude il tempo “tachipirina e vigilante attesa”. Il Tribunale Amministrativo Regione (Tar) del Lazio, sezione Quater, ha accolto il ricorso presentato dal Comitato cura domiciliare Covid-19 e ha sospeso la circolare del Ministero della Salute con cui si prevede – o meglio, si prevedeva – l’ormai celebre “vigilante attesa” e la somministrazione di fans e paracetamolo durante i primi giorni della malattia per i pazienti a casa. Per i giudici amministrativi, il contenuto della circolare ministeriale “si pone in contrasto con l’attività professionale così come demandata al medico nei termini indicati dalla scienza e dalla deontologia”. Per la cronaca, il ricorso è firmato dal presidente del Comitato, avvocato Erich Grimaldi, e dall’avvocato Valentina Piraino. Viene così annullata la circolare del ministero della Salute che ea stata aggiornata il 26 aprile dello scorso anno nella parte in cui, oltre a prevedere la “vigilante attesa” nei primi giorni d’insorgenza della malattia, dà, anzi dava come indicazione di non utilizzare tutti i farmaci ai quali i medici di medicina generale di solito fanno ricorso per curare i pazienti colpiti dal Covid. Il principio che viene sancito è importante: la disposizione dell’Aifa (Agenzia italiana del farmaco) e il Ministero creano impedimenti al lavoro del medico e all’utilizzazione di terapie alternative. Per il Tar Lazio, “in disparte la validità giuridica di tali prescrizioni, è onere imprescindibile di ogni sanitario di agire secondo scienza e coscienza, assumendosi la responsabilità circa l’esito della terapia prescritta quale conseguenza della professionalità e del titolo specialistico acquisito. La prescrizione dell’Aifa, come mutuata dal Ministero della Salute, contrasta, pertanto, con la richiesta professionalità del medico e con la sua deontologia professionale, imponendo, anzi impedendo l’utilizzo di terapie da questi ultimi eventualmente ritenute idonee ed efficaci al contrasto con la malattia Covid-19 come avviene per ogni attività terapeutica”.
Il commento del presidente del Comitato cura domiciliare Covid-19, Erich Grimaldi
Su TGCOM 24 leggiamo una dichiarazione dell’avvocato Grimaldi: “Finalmente un punto fermo a una battaglia che portiamo avanti da due anni, è la fine della vigile attesa per dimostrare che le linee guida ministeriali fossero di fatto uno strumento per vincolare i medici di medicina generale alle eventuali responsabilità che derivano dalla scelta terapeutica. Il governo, andando a vincolare i medici, ha di fatto privato i cittadini delle cure domiciliari precoci, paralizzando la sanità territoriale, e portato al collasso il sistema ospedaliero, con le drammatiche conseguenze che migliaia di famiglie conoscono purtroppo molto bene”. Aggiunge la portavoce di CDC-19, Valentina Rigano: “Le scelte terapeutiche sono da sempre un dovere e un diritto dei medici, eppure chi ha curato a casa è stato ingiustamente bistrattato e accusato più volte di agire in malafede invece di ascoltare e recepire le costanti richieste di collaborazione che abbiamo più volte proposto al Ministero, per trovare una soluzione comune all’emergenza, chi ha preso decisioni ha ignorato le capacità e l’esperienza di migliaia di medici. Questa decisione cristallizza una volta per tutte quale sia il ruolo del medico di medicina generale, ovvero agire e non lasciare i malati Covid ad attendere l’evolversi della malattia”. A questo punto le dimissioni del Ministro della Salute-Sanità non dovrebbero essere un atto di chiarezza politica?
Si aprirà la stagione dei risarcimenti?
Leggiamo su Byoblu: “Dopo questa sentenza si attendono le mosse del Ministero della Salute, che potrà fare appello al Consiglio di Stato”. Ancora l’avvocato Erich Grimaldi: “Adesso al Ministero devono avere il coraggio di fare appello al Consiglio di Stato e il Consiglio di Stato deve avere il coraggio di accogliere un eventuale appello con circa 140mila persone che sono morte a causa di questo protocollo di vigile attesa-Si devono solo dimettere tutti, dal Ministro della Salute al presidente del Consiglio e la magistratura dovrà indagare sull’esposto che abbiamo fatto alla Procura di Roma e di Bergamo sulle gravi omissioni degli organi ufficiali”. Si apre poi il discorso dei risarcimenti. Chi è stato mal curato con il protocollo “Tachipirina e vigile attesa”, subendo un aggravamento della malattia in grado di portare anche alla morte, potrà ottenere risarcimenti dopo questa pronuncia del TAR? Secondo l’avvocato Grimaldi sì, “perché di fatto il governo non ha consentito ai medici di curare liberamente vincolandoli a linee guida e i medici, pur di non prendersi responsabilità, le hanno eseguite”.
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