di Ezechia Paolo Reale
L’oscuro funzionario della terra dei canguri si è conquistato un posto in prima fila nell’affollato meet up dei cacciatori di non vaccinati.
Nella stampa e sui social è tutto un ululare gioioso per la cattura della preda ambita. Ed è esattamente questo che mi fa schifo di questo orrendo momento storico. Il branco che scatta, famelico, oramai privato del raziocinio. Due sono i soli dati certi. 1) il tennista non è vaccinato; 2) ha ottenuto il visto sulla base di un’esenzione rilasciata dall’autorità sanitaria della sua nazione. Il funzionario canguro, evidentemente, ha ritenuto di avere il potere di sindacare l’operato di quell’autorità sanitaria e revocare il visto già rilasciato. Interessante precedente: e se domani le autorità serbe prendessero australiani, inglesi, americani e italiani e li sbattessero in un Covid hotel in quarantena non riconoscendo validità alle nostre vaccinazioni o certificazioni sanitarie ? Ululeremmo ancora contenti? Il tennista Novak Đoković sostiene di avere diritto all’esenzione perché guarito dal Covid: dando per scontato che sia vero, la situazione di esenzione non sarebbe diversa da quella di numerosi altri Paesi e da quella che ragionevolmente ci si dovrebbe attendere in ogni Paese alle prese con un’epidemia; non dovresti certo aver bisogno di allenare i tuoi anticorpi al combattimento contro il Covid se quelli hanno già combattuto e vinto; sanno bene cosa fare, quindi. E poniamo che il tennista avesse voluto tenere nascosta la notizia della malattia per ragioni di ordinaria privacy. Il funzionario canguro ha violato con la violenza dello Stato quel diritto. Ma la folla ululante è con lui. In nome di una battaglia ideologica globale violenta e priva di ragionevolezza.
Io no. Io non partecipo alla caccia all’untore perché so bene che non ci sono untori, ma solo vittime sulle quali sfogare la propria rabbia per qualcosa che non possiamo o forse non sappiamo combattere efficacemente. Io la storia l’ho studiata e i libri sui tempi della peste li ho letti con attenzione, compresa la storia della colonna infame. Non per meriti particolari, ma perché appartengo a una generazione nella quale alla cultura generale si dava grande valore. Non è il tennista che ha violato le regole non vaccinandosi; è il funzionario canguro che le ha violate pretendendo “o vaccinazione o niente”. Il tennista aveva e ha tutto il diritto, come dovrebbe averlo chiunque, di scegliere se immunizzarsi vaccinandosi o esponendosi all’infezione e superandola. A meno che non si voglia sostenere che chi ha avuto e superato il Covid ha più probabilità di essere nuovamente infettato e di contagiare gli altri rispetto a chi è regolarmente vaccinato. E i numeri di questi ultimi mesi ci dimostrano con certezza, al contrario, che il vaccino è molto utile a sé stessi e del tutto inutile per gli altri perché non impedisce in alcun modo la capacità di contrarre il contagio in forma non grave e diffonderlo.
Non so come finirà questa storia e non so neppure se il tennista possa aver imbrogliato sulla sua pregressa malattia. Quello che so è che troppo sbrigativamente si è escluso che si sia trattato di un eclatante caso di caccia all’untore. E per me, sino a prova contraria, il tennista è una brava persona e non uno spacciatore di falsi certificati. Se la prossima volta finirete sui giornali perché godete di una certa esenzione che pur se certificata non vi viene riconosciuta e dovrete comunicare all’universo mondo che il motivo è dovuto a una grave malattia vostra o di un vostro familiare che non avevate nessuna voglia, con pieno diritto, di far conoscere a quell’universo mondo, pensate al funzionario canguro e ai vostri ululati di gioia. E capirete cosa vuol dire godere di un diritto; e capirete cosa vuol dire che le regole sono uguali per tutti. Sì, avete letto bene, per tutti, anche per i potenti che tanto godiamo a vedere trascinati nella polvere (salvo domani essere disposti a tutto per farsi con loro un selfie o attenderli ore dietro la porta per chiedere loro qualche “piccolo favore”).