Da oggi iniziamo una rubrica che ci accompagnerà fino all’elezione del nuovo presidente della Repubblica. Il primo elemento che salta agli occhi è la convocazione, da parte del presidente della Camera, Roberto Fico, di deputati, senatori e altri elettori il 24 Gennaio. Di solito la convocazione avviene nella seconda settimana di Gennaio, o nella terza settimana. Il presidente dell’Assemblea di Montecitorio, questa volta, se l’è presa comoda: la maratona – perché, come illustreremo, l’elezione del nuovo capo dello Stato si annuncia una maratona – inizierà il 24 Gennaio. Il motivo di questa data così ‘comoda’ è semplice: tra le forze politiche non c’è alcun accordo sul nome del possibile nuovo presidente della Repubblica. O meglio, i nomi ci sono – quelli già noti e quelli ancora tenuti nascosti – ma nessuno in questa fase vuole scoprire le carte. Si sa che il presidente uscente, Sergio Mattarella, ha più volte detto che non si ricandiderà: e non si capisce se le cose stanno così, o se la sua è una tattica, in attesa di essere chiamato a indossare i panni di Cincinnato. se dobbiamo dire la nostra, Mattarella, oggi, in Parlamento, non avrebbe i numeri per farsi rieleggere.
Il secondo personaggio da nominare è Mario Draghi, attuale presidente del Consiglio dei Ministri. Sin da quando ha messo piede a Palazzo Chigi – sede del Governo italiano – viene dato come grande favorito nella corsa per il Quirinale. In effetti, così vorrebbe quello che resta dell’Unione europea dopo la nuova ondata di Covid. Ce la potrebbe fare a farsi eleggere? A nostro avviso, no. Per una serie di motivi. Al di là degli applausi, al di là delle televisioni e dei giornali che lo celebrano un giorno sì e l’altro pure, basta andare sulla rete – che oggi è molto più credibile nel registrare gli umori degl’italiani rispetto all’informazione – per capire che per Draghi l’ascesa al Quirinale è piuttosto improbabile. Ribadiamo: i motivi per i quali Draghi avrebbe grandi difficoltà a farsi eleggere presidente della Repubblica sono tanti. Ne citiamo solo tre che ci sembrano tra i più importanti: il fallimento nella lotta alla pandemia, il fallimento nella gestione della scuola, il fallimento nella gestione dell’economia.
I dati sulla pandemia in Italia sono sotto gli occhi di tutti: la situazione si aggrava di giorno in giorno e andrà aggravandosi, verosimilmente, fino a quando non finirà la stagione fredda. Il controllo dei contagi con i vaccini si è rivelato una bufala. Non era difficile prevederlo, almeno per chi conosce la Microbiologia. Invece per tutta la scorsa Primavera, per tutta l’Estate e per buona parte dell’Autunno la parola d’ordine era “il vaccino anti-Covid sta funzionando” e bla bla bla. Appena le temperature sono cominciate a scendere il virus, piano piano, è tornato a ‘mordere’. Prima nel Nord Italia e poi, piano piano, nel Sud e in Sicilia. Morale: il tanto celebrato vaccino anti-Covid non riduce i contagi: i contagi si riducono con le alte temperature. Resta l’ultima trincea del vaccino anti-Covid: ovvero il fatto che riduce le ospedalizzazioni. Ma gira voce che la tesi ufficiale – e cioè che in Italia il maggior numero di ospedalizzati è rappresentato da non vaccinati – sia un po’ forzata, perché tra i non vaccinati verrebbero inseriti anche i ricoverati con due dosi di vaccino anti-Covid. In ogni caso, nelle prossime settimane ne sapremo di più. Il dato politico di questi giorni è che l’Italia è tornata come nel Marzo del 2020, con il solo vantaggio che, a differenza di allora, le diagnosi e le cure sono giuste. Cresce il numero dei contagi, cresce il numero dei pazienti affetti da Covid ricoverati in ospedale, cresce il numero di pazienti ricoverati in terapia intensiva; e, ancora, negli ospedali i reparti di varie discipline mediche vengono smantellati per fare posto ai malati di Covid, creando problemi enormi a chi è colpito da altre patologie. E il potenziamento delle strutture sanitarie dov’è? Non c’è. Insomma, la gestione della sanità italiana, da parte del Governo Draghi, è un disastro.
E che dire della scuola? Ancora in queste ore il Ministro della Pubblica istruzione Patrizio bianchi e i vari ‘scienziati’ consulenti del Governo ribadiscono che le scuole vanno aperte. Contro il parere di presidenti delle Regioni e sindaci. Anche tanti presidi sono contrari alla riapertura delle scuole. E anche tanti genitori. Così al caos nella gestione della pandemia si sta aggiungendo il caos nella gestione della scuola. Un fatto è certo: se contagi e ricoveri non scenderanno assisteremo a uno scontro istituzionale. Tutto questo perché il Ministro, la scorsa Estate, si è impegnato a non ricorrere più alla Didattica a distanza (Dad), come se tale opzione fosse una scelta politica da a dottare a prescindere dall’andamento della pandemia. E che dire dell’economia? Stamattina abbiamo pubblicato un articolo nel quale si racconta che in Italia ci sono quasi 700 mila aziende a rischio insolvenza con un possibile crac di 27,1 miliardi di euro. E non sono ancora arrivate le super-bollette di luce e gas. a conti fatti – è il caso proprio di scriverlo visto che si parla di economia – anche in questo settore il Governo Draghi ha toppato.
Secondo voi dovrebbero eleggerlo al Quirinale per lasciare a un altro la gestone di un disastro economico e sociale prossimo venturo? Per carità, i protagonisti dei partiti politici di oggi non sono dei geni, ma non crediamo che arriveranno a commettere un errore del genere. In questi caso, infatti, passa la regola che in lingua siciliana recita: “Unni ti fascisti l’estati ora ti fai ‘u ‘mmernu”. Tradotto: vorresti fare gestire ad altri i fallimenti che hai provocato? Scordatelo! E allora? Noi non crediamo nella candidatura di Berlusconi alla presidenza della Repubblica. Per vari motivi. Il più importante motivo è che, di solito, quando un’elezione al Quirinale si annuncia incerta, i primi nomi che vengono fuori sono quelli che si ‘bruciano’. Resterebbe da capire, a questo punto, perché è stato lo stesso Berlusconi a ‘bruciare’ la propria candidatura. Ma di questo parleremo nella seconda puntata della nostra rubrica.