Si stanno prendendo i grani antichi della Sicilia utilizzandoli con il nome cambiato? Il ‘caso’ Khorasan

10 gennaio 2022
  • La pubblicità che arriva da qualche tempo nella nostra pagina Facebook
  • La dichiarazione di Giuseppe Li Rosi su Khorasan e Perciasacchi
  • Il convegno internazionale di Bologna del 2018
  • Non abbiamo nulla verso i nostri amici della Puglia e della Basilicata, però qualche informazione in più non guasterebbe

La pubblicità che arriva da qualche tempo nella nostra pagina Facebook

Da qualche tempo sulla nostra pagina Facebook leggiamo un post sponsorizzato targato “Santacandida”. Tema: il grano Khorasan. Ebbene, questo grano duro Khorasan è una varietà o un marchio? Ma leggiamo il post: “Farina e Pasta BIO di Grano Khorasan 100% Italiano ad alta digeribilità. Da oltre 20 anni portiamo avanti la coltivazione del Grano Khorasan nelle nostre terre in Puglia e Basilicata. Si tratta di un grano di origine antica, ricco di proprietà benefiche per il tuo corpo e ad alta digeribilità anche per le persone che soffrono di lievi intolleranze al glutine. Esso è inoltre ricco di vitamine e minerali quali Selenio, Potassio, Magnesio, Fosforo, Zinco, Calcio, Ferro e Vitamina E. Assapora il gusto e la leggerezza dei nostri prodotti BIO sul nostro Shop Online https://santacandidashop.com/
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La dichiarazione di Giuseppe Li Rosi su Khorasan e Perciasacchi

Non siamo stupiti che questo post sponsorizzato arrivi fino a noi, visto che ci occupiamo spesso di grano e di grani antichi. Poiché ci siamo occupati più volte di questo grano Khorasan – che a giudicare da quello che leggiamo nel post è un po’ misterioso – ci chiediamo e chiediamo: perché scrivere “Si tratta di un grano di origine antica…” non indicando il luogo di origine? Amici di Santacandida: da dove arriva questo vostro grano antico? E’ una varietà antica della Puglia? E’ una varietà antica della Lucania o Basilicata? Non credete che queste informazioni dovrebbero essere fornite ai consumatori? Riprendiamo un nostro articolo del 15 Settembre dello scorso anno. Dove riportiamo una dichiarazione di Giuseppe Li Rosi, tra i protagonisti dell’esperienza di Simenza, uno dei massimi esperti di grani antichi della Sicilia: “Stiamo assistendo ad una ennesima colonizzazione post-moderna della Sicilia che continua a non avere alcuna giustificazione morale e politica. Da circa un anno, alcuni soggetti… hanno approfittato di una legge truffa (leggasi Registro Volontario) che ha permesso di iscrivere come varietà ‘Khorasan‘, quello che con buona probabilità è il nostro ‘Perciasacchi’. La Sicilia ha tanti difetti, ma possiede il più straordinario patrimonio di agrobiodiversità d’Europa”. E ancora: “La missione di Simenza, sin dalla fondazione è quella di tutelare e valorizzare il patrimonio di agrobiodiversità siciliana. Abbiamo fatto il possibile e l’impossibile per regolamentare l’iscrizione delle nostre 54 popolazioni di grano al Registro nazionale delle varietà di Conservazione, condizione necessaria per realizzare una filiera certificata a tutela del consumatore e degli agricoltori onesti. Abbiamo formato agricoltori sementieri per lo sviluppo e la valorizzazione dei grani ‘antichi’ per concretizzare filiere e costituendo un mirabile esempio di una nuova economia sana e sostenibile. Il nostro Perciasacchi, dal momento della sua iscrizione al Registro delle varietà da conservazione, è stato richiesto in Italia e in Europa per produrre pasta di eccellenza. Ma questa situazione è risultata indigesta ad alcuni grandi operatori del settore, che hanno pensato di sostituire la denominazione ‘Perciasacchi’ con ‘Khorasan’ approfittando del suddetto artificio legislativo. Per evitare ulteriori danni agli agricoltori custodi siciliani, agli operatori del settore e ai consumatori, Simenza sta portando avanti un’azione nelle sedi istituzionali. Siamo già stati convocati dalla IX Commissione Agricoltura in Senato e abbiamo sollecitato e supportato dal punto di vista scientifico l’assessorato regionale all’Agricoltura, che ci ha assicurato la sua volontà di procedere in tal senso, a richiedere chiarimenti e l’istituzione di un tavolo tecnico al MIPAAF. Cercheremo, confidando anche nel vostro appoggio, di evitare che sia perpetrato l’ennesimo scippo ‘autorizzato’ ai danni della Sicilia e di iniziare un processo di de-colonizzazione per bloccare questo tentativo di appropriazione indebita di risorse genetiche. Vi ringraziamo per l’attenzione per le eventuali condivisioni”.

Il convegno internazionale di Bologna del 2018

Insomma, il dubbio è che si stia utilizzando la varietà antica di grano duro Perciasacchi cambiandogli il nome. Possibile? Quando abbiamo sentito Li Rosi, lo stesso ci ha ricordato di un convegno andato in scena a Bologna nel 2018: “Tre anni fa ammettevamo che il convegno di Bologna ci era sfuggito (ma perché nei fatti che riguardano i tentativi di colonizzare i grani del Sud Italia e della Sicilia ricorre sempre Bologna?). E invece è stato un convegno molto importante – ci ricordava tre anni fa Li Rosi – che ci dà la misura del segno dei tempi… Il convegno internazionale di Bologna è stato organizzato da un gruppo economico – la Kamut Enterprise – che fino ad oggi ha fatto grandi numeri con il Kamut-Khorasan (QUI UN APPROFONDIMENTO)”. Solo che, oggi, il mondo è cambiato. E questo gruppo non fa più i numeri di qualche anno fa. E allora…“E allora stanno cercando alternative. E, se proprio la volete sapere tutta, a mio modesto parere potrebbero aver gettato gli occhi sui grani antichi della Sicilia”. Già tre anni fa si parlava del Khorasan. Tre anni fa ponevamo la seguente domanda a Li Rosi: “Se non ricordiamo male, il grano venduto con il marchio Kamut è geneticamente molto simile alla nostra varietà antica Perciasacchi. O almeno così scrive Giuseppe Russo, che su tale materia non è l’ultimo arrivato, secondo il quale la varietà di grano duro antico della Sicilia, Perciasacchi, sarebbe assimilabile al grano venduto con il marchio Kamut (il nome è Khorasan): insomma, sarebbe lo stesso tipo di grano, cioè il Triticum turgidum ssp. turanicum (QUI UN ARTICOLO). Lei che ne pensa?”. Secca la risposta di Li Rosi: “Non entro nel merito delle analisi biomolecolari, ma dico che questo dà forza alla mia tesi: gli americani potrebbero aver gettato gli occhi sui grani antichi della Sicilia”.

Non abbiamo nulla verso i nostri amici della Puglia e della Basilicata, però qualche informazione in più non guasterebbe

Ancora Li Rosi nel Settembre dello scorso anno: ” “Per mia abitudine, mi attengo ai fatti. Un noto gruppo statunitense che da anni opera con successo nel mondo dei cereali, dal 13 al 15 Giugno scorso (del 2018 ndr), organizza un convegno internazionale a Bologna. Parteciparvi costa 400 euro. Le relazioni sono in inglese. La maggior parte degli agricoltori che vi ha preso parte non era italiana e meno che mai siciliana. Hanno parlato di innovazione legata alla valorizzazione della biodiversità dei grani italiani. E’ chiaro che hanno parlato anche dei grani antichi della Sicilia”. Lo scorso Settembre noi abbiamo posto la seguente domanda: riusciranno a utilizzare il grano duro antico siciliano Perciasacchi chiamandolo con un altro nome? Questi ultimi, tra qualche anno, diranno che gli ‘abusivi’ sono gli agricoltori siciliani e si prenderanno la varietà Perciasacchi con il nome cambiato? Noi, ormai, ci aspettiamo di tutto. Ricordiamo che quando si profilò all’orizzonte l’operazione Senatore Cappelli, lo scippo era così assurdo e così colonialista che sembrò una follia nordista: e invece oggi la varietà Senatore Cappelli la gestiscono i bolognesi. Non abbiamo nulla contro i nostri amici di Santacandida. Anzi, ci fa piacere che si coltivino grano duri antichi in Puglia e in Basilicata, Regioni del Sud Italia vocate per il grano duro. Gli chiediamo solo di specificare meglio da dove arriva il loro grano di origine antica. Tutto qui.

Foto tratta da Anyway bio

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