Ieri sera, inaspettatamente, si è materializzata una lunga chiacchierata con Giuseppe Arnone. E sempre ieri – di mattina – lunga chiacchierata con Costantino Guzzo. Sono due persone che conosco da anni. Due amici. Arnone è un amico di lunga data. Ci siamo conosciuti nei primi anni ’80 del secolo scorso. Lui è agrigentino di Agrigento, chi scrive di origini agrigentine di Sciacca. Nei primi anni ’80 chi scrive, per l’appunto, cominciava la sua avventura nei giornali. Mentre Arnone era un giovane militante del Pci, con la passione per l’ambiente. Costantino Guzzo l’abbiamo conosciuto quando eravamo in rete con Link Sicilia e ci occupavamo, tra le altre cose, in solitudine, della Formazione professionale siciliana che l’allora Governo regionale di Raffaele Lombardo stata iniziando a smantellare. Va detto, per onestà di cronaca, che il Governo regionale di quegli anni non aveva in programma di eliminare la Formazione professionale siciliana; il problema stava nel fatto che i soldi cominciavano a mancare dalle ‘casse’ della Regione e si doveva fare
Quasi tre anni fa abbiamo dedicato un MATTINALE a Giuseppe Arnone, Costantino Guzzo e Salvatore ‘Totò’ Petrotto, che abbiamo conosciuto ai tempi della Rete di Leoluca Orlando. Anche Petrotto è agrigentino ed è un grande ‘casinista’. Ma oggi lo lasciamo fuori. Oggi co vogliamo concentrare su Arnone e Guzzo. Riprendendo qualche passaggio . pirandelliano – del nostro MATTINALE di tre anni fa. Eh già, perché a nostro modesto avviso, se li avesse conosciuti, Pirandello avrebbe inserito Arnone e Guzzo nel suo celebre romanzo I vecchi e i giovani. Ci sono tanti modi di leggere I vecchi e i giovani. Noi che abbiamo letto questo libro più volte ci permettiamo di scrivere che in questo grande affresco dell’Italia – e della Sicilia – degli anni successivi al grande equivoco della ‘presunta’ unità d’Italia (che in realtà non c’è mai stata, perché per Sud Italia e Sicilia l’unità d’Italia è stata ed è una mistificante aporia politica), Pirandello descrive anche i buoni e i cattivi. Dove i buoni sono gli illusi: e dove gli illusi sono coloro i quali hanno provato, nella Sicilia dei Fasci siciliani (che temporalmente coincide con l’Italia dello scandalo della Baca Romana dell’ineffabile Bernardo Tanlongo) ha vivere la vita e a non farsela vivere dagli altri. “La vita vera, secondo Luigi Pirandello – scrivevamo tre anni fa – è costantemente messa a rischio da meccanismi sociali che imprigionano l’uomo in una rete di convenzioni e, quasi meccanicamente, gli impongono un’identità che non è la sua. Nasce da qui l’idea pirandelliana delle ‘maschere’. L’uomo è considerato tale dalla società solo se dimostra di essere disposto ad accettare i compiti, spesso sbagliati, che la stessa società gli indica: è ‘uomo della società’ solo se si genuflette ai ‘bisogni sociali’ del momento, decisi e ordinati da chi decide di ‘vivere’ la vita degli altri. Ma ci sono momenti in cui certi uomini riescono a liberarsi dalle visioni volute dalla società, riuscendo a guardare oltre le ‘maschere’: e allora viene fuori la forza sotterranea della vita e sono dolori per loro e per gli altri…”.
Ma sono dolori anche per loro, per gli uomini che rifiutano la maschera. Riprendiamo alcuni passaggi del nostro MATTINALE aggiungendo solo qualche considerazione. Cominciamo con Arnone, avvocato. “Giuseppe ‘Peppe’ Arnone, nei primi anni ’80 del secolo passato, sembrava destinato a una carriera politica nel vecchio PCI. Ma così non è stato. Perché? Sin da ragazzo, nelle file di Legambiente – associazione ambientalista che allora era tradizionalmente vicina alla sinistra comunista – Arnone ha sempre cercato di fare emergere la verità. Ma questo lo ha reso, piano piano, incompatibile non solo con la sinistra agrigentina, ma non la politica di questa provincia molto ‘complicata’. La politica agrigentina nasconde segreti inconfessabili. Storie strane, dove la verità, forse, è stata sfiorata. Come i delitti di Accursio Miraglia e Vito Montaperto. O come l’attentato al vescovo di Agrigento, Monsignor Peruzzo, dalle parti di uno dei luoghi più impenetrabili dell’Agrigentino e forse della Sicilia: la ‘Quisquina’. La sinistra siciliana comunista e post comunista è complicata. Se ne accorse, a proprie spese, Giuseppe Montalbano, grande dirigente del PCI siciliano che, alla fine degli anni ’70 del secolo passato, darà alle stampe un volume – Mafia, politica e storia – dove la sinistra comunista siciliana ne esce a pezzi. La sinistra comunista e poi post comunista di Agrigento è dentro questo filone: indecifrabile, misteriosa, imprevedibile e, soprattutto, perfettamente integrata nelle ‘maschere’ della politica siciliana. Oggi la sinistra agrigentina è inesistente. Di questa sinistra post comunista che si è prima trasformata (si trasformano anche le ‘maschere’) e poi si è quasi estinta Arnone – e questo è un suo merito – non ha fatto parte. Anche se lui – da qui l’apparente contraddizione – ha sempre cercato di farne parte. E non è facile capire se la ‘fortuna’, come la intendeva Machiavelli, l’abbia alla fine aiutato o ostacolato. Di sicuro c’è che, Arnone, ha sempre cercato la verità: e questo non lo ha aiutato. Non lo ha aiutato negli anni ’80, quando, difendendo l’ambiente da leader di Legambiente, ha finito col mettersi contro tutta la politica siciliana, compresa la sinistra post comunista della quale faceva parte. Nei primi anni ’90 sembrava il matematico sindaco di Agrigento. Ma i post comunisti agrigentini gli hanno tagliato la strada. Arnone, ancora oggi, continua ad essere un uomo contro. Nel settembre dello scorso anno, nel Palazzo Reale di Palermo, sede del Parlamento siciliano, nel corso di un convegno pubblico, il presidente dell’Ars, Gianfranco Miccichè, gli ha strappato il microfono dalle mani. Stava per raccontare fatti politici di questi anni, ma Miccichè gliel’ha impedito: TUTTO DOCUMENTATO IN QUESTO VIDEO. Le cronache ci raccontano di uno scontro tra Arnone e i magistrati. Arnone è stato anche arrestato e poi rilasciato: alla fine aveva ragione lui”. Oggi Arnone è impegnato in una battaglia politica-giudiziaria all’ultimo sangue. Posta sulla rete video tremendi. La notizia che accogliamo con grande piacere è che ha deciso di tornare ad occuparsi di ambiente. In una Sicilia dove gli ambientalisti, in buona parte, svolgono la propria attività con il denaro della Regione siciliana, questa è un notizia bellissima. La Sicilia finalmente tornerà ad avere un ambientalista che cerca la verità e che non firma cose strane, tipo autorizzazioni…
Passiamo a Costantino Guzzo. “Storia completamente diversa è quella di Costantino Guzzo. Che nella vita lavorava in un ente di Formazione professionale. Come Arnone e Petrotto, Guzzo si sta scontrando con una forza titanica: la forza della vecchia politica siciliana: quella vecchia politica che, per decenni, ha utilizzato gli enti formativi no profit e che, a un certo punto, ha deciso di sostituirli con altri soggetti. In alcuni casi per gestire direttamente i corsi di Formazione professionale. Le cronache ci hanno consegnato il caso
Foto tratta di prima pagina da Sicilianews