Giuseppe Arnone e Costantino Guzzo alla ricerca della verità su Giustizia e Formazione professionale siciliana/ MATTINALE 528

4 gennaio 2022
  • Oggi dedichiamo il nostro MATTINALE a due persone che, a nostro avviso, dovrebbero iniziare a collaborare, visto che entrambi cercano la verità 
  • Le “maschere” di Pirandello? C’è chi le rifiuta. E sono dolori…
  • Ma rifiutare la maschera nella politica agrigentina è storicamente rischioso. La bella notizia: Arnone torna a svolgere il ruolo di ambientalista (in realtà non ha mai smesso) 
  • La verità, vi prego, sullo IAl Sicilia

Oggi dedichiamo il nostro MATTINALE a due persone che, a nostro avviso, dovrebbero iniziare a collaborare, visto che entrambi cercano la verità 

Ieri sera, inaspettatamente, si è materializzata una lunga chiacchierata con Giuseppe Arnone. E sempre ieri – di mattina – lunga chiacchierata con Costantino Guzzo. Sono due persone che conosco da anni. Due amici. Arnone è un amico di lunga data. Ci siamo conosciuti nei primi anni ’80 del secolo scorso. Lui è agrigentino di Agrigento, chi scrive di origini agrigentine di Sciacca. Nei primi anni ’80 chi scrive, per l’appunto, cominciava la sua avventura nei giornali. Mentre Arnone era un giovane militante del Pci, con la passione per l’ambiente. Costantino Guzzo l’abbiamo conosciuto quando eravamo in rete con Link Sicilia e ci occupavamo, tra le altre cose, in solitudine, della Formazione professionale siciliana che l’allora Governo regionale di Raffaele Lombardo stata iniziando a smantellare. Va detto, per onestà di cronaca, che il Governo regionale di quegli anni non aveva in programma di eliminare la Formazione professionale siciliana; il problema stava nel fatto che i soldi cominciavano a mancare dalle ‘casse’ della Regione e si doveva fare affidamento sui fondi europei, ‘seppellendo viva’ la legge regionale che, fino a quel momento, aveva reso pubblica la Formazione professionale siciliana, la legge regionale numero 24 del 1976. Questa legge non è stata mai abrogata: non si applica e basta, secondo il rito politico-giuridico della Sicilia. Costantino Guzzo è sempre stato battagliero. Si è sempre battuto – come Arnone – per la Giustizia. E come Arnone ha pagato un prezzo molto alto in una Sicilia che, piccia o no, fa parte di un’Italia che lo scrittore siciliano Leonardo Sciascia definiva “senza verità” (la frase precisa di Sciascia è: “L’Italia è un Paese senza verità”).

Le “maschere” di Pirandello? C’è chi le rifiuta. E sono dolori…

Quasi tre anni fa abbiamo dedicato un MATTINALE a Giuseppe Arnone, Costantino Guzzo e Salvatore ‘Totò’ Petrotto, che abbiamo conosciuto ai tempi della Rete di Leoluca Orlando. Anche Petrotto è agrigentino ed è un grande ‘casinista’. Ma oggi lo lasciamo fuori. Oggi co vogliamo concentrare su Arnone e Guzzo. Riprendendo qualche passaggio . pirandelliano – del nostro MATTINALE di tre anni fa. Eh già, perché a nostro modesto avviso, se li avesse conosciuti, Pirandello avrebbe inserito Arnone e Guzzo nel suo celebre romanzo I vecchi e i giovani. Ci sono tanti modi di leggere I vecchi e i giovani. Noi che abbiamo letto questo libro più volte ci permettiamo di scrivere che in questo grande affresco dell’Italia – e della Sicilia – degli anni successivi al grande equivoco della ‘presunta’ unità d’Italia (che in realtà non c’è mai stata, perché per Sud Italia e Sicilia l’unità d’Italia è stata ed è una mistificante aporia politica), Pirandello descrive anche i buoni e i cattivi. Dove i buoni sono gli illusi: e dove gli illusi sono coloro i quali hanno provato, nella Sicilia dei Fasci siciliani (che temporalmente coincide con l’Italia dello scandalo della Baca Romana dell’ineffabile Bernardo Tanlongo) ha vivere la vita e a non farsela vivere dagli altri. “La vita vera, secondo Luigi Pirandello – scrivevamo tre anni fa – è costantemente messa a rischio da meccanismi sociali che imprigionano l’uomo in una rete di convenzioni e, quasi meccanicamente, gli impongono un’identità che non è la sua. Nasce da qui l’idea pirandelliana delle ‘maschere’. L’uomo è considerato tale dalla società solo se dimostra di essere disposto ad accettare i compiti, spesso sbagliati, che la stessa società gli indica: è ‘uomo della società’ solo se si genuflette ai ‘bisogni sociali’ del momento, decisi e ordinati da chi decide di ‘vivere’ la vita degli altri. Ma ci sono momenti in cui certi uomini riescono a liberarsi dalle visioni volute dalla società, riuscendo a guardare oltre le ‘maschere’: e allora viene fuori la forza sotterranea della vita e sono dolori per loro e per gli altri…”.

Ma rifiutare la maschera nella politica agrigentina è storicamente rischioso. La bella notizia: Arnone torna a fare l’ambientalista (in realtà non ha mai smesso)

Ma sono dolori anche per loro, per gli uomini che rifiutano la maschera. Riprendiamo alcuni passaggi del nostro MATTINALE aggiungendo solo qualche considerazione. Cominciamo con Arnone, avvocato. “Giuseppe ‘Peppe’ Arnone, nei primi anni ’80 del secolo passato, sembrava destinato a una carriera politica nel vecchio PCI. Ma così non è stato. Perché? Sin da ragazzo, nelle file di Legambiente – associazione ambientalista che allora era tradizionalmente vicina alla sinistra comunista – Arnone ha sempre cercato di fare emergere la verità. Ma questo lo ha reso, piano piano, incompatibile non solo con la sinistra agrigentina, ma non la politica di questa provincia molto ‘complicata’. La politica agrigentina nasconde segreti inconfessabili. Storie strane, dove la verità, forse, è stata sfiorata. Come i delitti di Accursio Miraglia e Vito Montaperto. O come l’attentato al vescovo di Agrigento, Monsignor Peruzzo, dalle parti di uno dei luoghi più impenetrabili dell’Agrigentino e forse della Sicilia: la ‘Quisquina’. La sinistra siciliana comunista e post comunista è complicata. Se ne accorse, a proprie spese, Giuseppe Montalbano, grande dirigente del PCI siciliano che, alla fine degli anni ’70 del secolo passato, darà alle stampe un volume – Mafia, politica e storia – dove la sinistra comunista siciliana ne esce a pezzi. La sinistra comunista e poi post comunista di Agrigento è dentro questo filone: indecifrabile, misteriosa, imprevedibile e, soprattutto, perfettamente integrata nelle ‘maschere’ della politica siciliana. Oggi la sinistra agrigentina è inesistente. Di questa sinistra post comunista che si è prima trasformata (si trasformano anche le ‘maschere’) e poi si è quasi estinta Arnone – e questo è un suo merito – non ha fatto parte. Anche se lui – da qui l’apparente contraddizione – ha sempre cercato di farne parte. E non è facile capire se la ‘fortuna’, come la intendeva Machiavelli, l’abbia alla fine aiutato o ostacolato. Di sicuro c’è che, Arnone, ha sempre cercato la verità: e questo non lo ha aiutato. Non lo ha aiutato negli anni ’80, quando, difendendo l’ambiente da leader di Legambiente, ha finito col mettersi contro tutta la politica siciliana, compresa la sinistra post comunista della quale faceva parte. Nei primi anni ’90 sembrava il matematico sindaco di Agrigento. Ma i post comunisti agrigentini gli hanno tagliato la strada. Arnone, ancora oggi, continua ad essere un uomo contro. Nel settembre dello scorso anno, nel Palazzo Reale di Palermo, sede del Parlamento siciliano, nel corso di un convegno pubblico, il presidente dell’Ars, Gianfranco Miccichè, gli ha strappato il microfono dalle mani. Stava per raccontare fatti politici di questi anni, ma Miccichè gliel’ha impedito: TUTTO DOCUMENTATO IN QUESTO VIDEO. Le cronache ci raccontano di uno scontro tra Arnone e i magistrati. Arnone è stato anche arrestato e poi rilasciato: alla fine aveva ragione lui”. Oggi Arnone è impegnato in una battaglia politica-giudiziaria all’ultimo sangue. Posta sulla rete video tremendi. La notizia che accogliamo con grande piacere è che ha deciso di tornare ad occuparsi di ambiente. In una Sicilia dove gli ambientalisti, in buona parte, svolgono la propria attività con il denaro della Regione siciliana, questa è un notizia bellissima. La Sicilia finalmente tornerà ad avere un ambientalista che cerca la verità e che non firma cose strane, tipo autorizzazioni…

La verità, vi prego, sullo IAl Sicilia

Passiamo a Costantino Guzzo. “Storia completamente diversa è quella di Costantino Guzzo. Che nella vita lavorava in un ente di Formazione professionale. Come Arnone e Petrotto, Guzzo si sta scontrando con una forza titanica: la forza della vecchia politica siciliana: quella vecchia politica che, per decenni, ha utilizzato gli enti formativi no profit e che, a un certo punto, ha deciso di sostituirli con altri soggetti. In alcuni casi per gestire direttamente i corsi di Formazione professionale. Le cronache ci hanno consegnato il caso giudiziario di Francantonio Genovese, già sindaco di Messina, già parlamentare nazionale del PD, primo segretario regionale del Partito Democratico in Sicilia. Genovese era diventato uno dei protagonisti – ma non il più importante – della Formazione professionale siciliana gestita direttamente dalla politica siciliana. Finito sotto inchiesta, di fatto ha dovuto lasciare l’agone politico dell’Isola, sostituto dal giovane figlio. Ma – lo ribadiamo – non è il solo politico che è entrato direttamente nel mondo della Formazione. E qui entra in scena Costantino Guzzo, un lavoratore che è stato licenziato e al quale hanno trattenuto la liquidazione. L’ente formativo del quale faceva parte è stato dichiarato fallito. Lo schema, in questi casi, prevede che i lavoratori licenziati e lasciati senza retribuzioni e senza Tfr si dovranno accontentare del poco che quello che la gestione fallimentare riuscirà a trovare. Ma Guzzo – e qui torniamo a Pirandello – si rifiuta di genuflettersi ai “bisogni sociali” di chi ha deciso di “vivere la vita degli altri”. Così ha iniziato una battaglia solitaria contro i giganti. Come Arnone e come Petrotto qualche volta fa un po’ sopra il rigo. Ma non molla: combatte come un gladiatore, ora sotto la sigla di un’organizzazione sindacale, ora in solitudine”. Già da qualche tempo Guzzo ha dato vita a una battagliera organizzazione sindacale Associazione sindacale 99,9%. Guzzo lavorava presso lo IAL, ente formativo storico dichiarato fallito. Per noi ha scritto tanti articoli che trovate cercando sul nostro sito. E’ inutile segnalarli a uno a uno: sono tanti. Se scrivete su Google le parole “Costantino Guzzo Ial Cisl Ial Sicilia fallimento Ial Sicilia” troverete decine di articoli. Per tutti i gusti. Anche Guzzo ha avuto le sue pene giudiziarie. Ma, sul fallimento Ial, sta dando battaglia. E sta provando a fare emergere ciò che ancora non è emerso. Nelle ultime ore Costantino Guzzo ha postato sulla rete uno scritto che inizia così: “Ci sarà un giorno in cui potrò chiedere a FRANCESCO NUCCIO (oggi dirigente sindacale F.A.I CISL) se ha mai lavorato alle dipendenze del deputato siciliano (targato PD), GIUSEPPE LUPO mentre nello stesso periodo svolgeva il ruolo di Direttore delle Risorse Umane allo IAL SICILIA!”. E vi abbiamo detto tutto.

Foto tratta di prima pagina da Sicilianews

 

 

 

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