La grandezza di Napoli raccontata da Alberto Angela (nonostante Gramellini) e la crisi di Palermo e Catania/ MATTINALE 527

3 gennaio 2022
  • Un post di qualche anno fa ci ricorda il pregiudizio del Nord Italia verso il Sud e, in particolare, verso Napoli. Ma è tutta invidia per la bellezza di una città – Napoli – che il Nord Italia si sogna
  • Napoli negli ultimi anni ha espresso grandi sindaci e, in generale, una grande e attenta classe dirigente. A differenza di Palermo e Catania che hanno espresso una politica di centrodestra e centrosinistra attenta solo ai grandi appalti e agli affari
  • Napoli si sarà anche indebitata, ma ha rilanciato il proprio territorio, la propria storia e la propria cultura. Palermo e Catania, invece, si sono indebitate a vuoto e sono oggi due città ciabattone, massacrate da vacui appalti ferroviari miliardari, senza un progetto culturale per guardare al futuro
  • Palermo e Catania: due città dove centrodestra e centrosinistra non danno ai cittadini alcuna speranza di rinascita

Un post di qualche anno fa ci ricorda il pregiudizio del Nord Italia verso il Sud e, in particolare, verso Napoli. Ma è tutta invidia per la bellezza di una città – Napoli – che il Nord Italia si sogna

Post su Facebook di quattro anni fa rilanciato da Vincenzo Sileno che riprende una foto con una scritta della pagina Regno delle Due Sicilie dove si mettono a confronto due frasi. La prima è di Massimo Gramellini, torinese, vice direttore del quotidiano La Stampa: “I Borbone avevano il bidet ma ignoravano le fogne”. La seconda frase è di Alberto Angela, nato a Parigi, ma di origini torinesi: “Tra tutti i regni italiani preunitari, quello delle Due Sicilie era il più esteso, il più ricco e il più popolato con dieci milioni di abitanti. Napoli ne era la Capitale, brulicante di vita, ricca di piazze, palazzi e chiese, con un buon sistema fognario, tanto da essere la prima città al mondo a portare l’acqua nelle case”. Gramellini è un giornalista che usa spesso l’ironia, ed è anche simpatico. Probabilmente la sua voleva essere una battuta. Ma è un atteggiamento, il suo, che spesso si riscontra nel Nord Italia. Quante ne abbiamo sentite e letto  su Napoli in tanti anni? Eppure, nei giorni scorsi, abbiamo seguito con grandissimo piacere una trasmissione televisiva su Napoli condotta proprio da Alberto Angela, che definire eccezionale è poco. Da dove vengono fuori tante verità, dopo decenni di bugie. Noi ne segnaliamo due. La prima verità è che Napoli è stata una delle più importanti Capitali europee prima della disgraziata unificazione italiana (o quasi) del 1860-1861: cosa, questa, che noi abbiamo raccontato spesso pubblicando, a puntate, il volume di Domenico Iannantuoni, Fegato (qui un articolo di Domenico Iannantuoni dove si raccontano i sotterranei di Napoli). La seconda è che Napoli è ancora oggi una delle più belle città italiane, molto più interessante e più intrigante di Roma e di tante altre bellissime città del nostro Paese.

Napoli negli ultimi anni ha espresso grandi sindaci e, in generale, una grande e attenta classe dirigente. A differenza di Palermo e Catania che hanno espresso una politica di centrodestra e centrosinistra attenta solo ai grandi appalti e agli affari

Dobbiamo essere onesti e ammettere che Napoli, negli ultimi dieci anni, ha fatto passi da gigante. Tutte le città italiane – chi più, chi meno – hanno avuto problemi economici e finanziari. Ma Napoli ha potuto contare su un grande sindaco – Luigi De Magistris – che ha investito sulla città e l’ha resa splendente. Se Alberto Angela ha fatto vedere nella sua bellissima trasmissione una città meravigliosa con la sua straordinaria vita millenaria, ebbene, ciò è stato possibile perché le risorse utilizzate dal sindaco De Magistris avranno anche indebitato la città, ma sono state investite bene, in modo oculato, risorse che hanno moltiplicato le opportunità di lavoro migliorando la città e non peggiorandola. Non possiamo non fare il paragone con le due grandi città siciliane, Palermo e Catania e con le rispettive, pessime, classi dirigenti di centrodestra e di centrosinistra. Se, alla fine, quella di Gramellini è una battuta un po’ infelice, ma nulla di più (e va anche capita: Torino sarà anche una grande città, ma per storia e testimonianze culturali non può certo essere paragonata a Napoli: senza offesa per i torinesi e per i piemontesi, ma quando a Napoli si discettava di filosofia, di arte e di letteratura in Piemonte allevavano le mucche e magari coltivavano il riso: nulla di male nell’allevare mucche, per carità, ma la storia è storia e il passato non si può cambiare: insomma, il paragone tra i Savoia e il Regno delle Due Sicilie non regge), la differenza che oggi passa da Napoli da una parte e Palermo e Catania dall’altra parte è siderale!

Napoli si sarà anche indebitata, ma ha rilanciato il proprio territorio, la propria storia e la propria cultura. Palermo e Catania, invece, si sono indebitate a vuoto e sono oggi due città ciabattone, massacrate da vacui appalti ferroviari miliardari, senza un progetto culturale per guardare al futuro

Ribadiamo: l’indebitamento è comune alle tre città. Ma osserviamola differenza. Napoli, pur essendo una città con circa 3 milioni di abitanti e con tanti problemi, è una città che ha saputo valorizzare la propria storia e la propria grandissima cultura; Palermo e Catania sono due città ricche di storia e cultura, ma dove, da un ventennio, la politica non produce idee, ma solo grandi appalti che portano al nulla. I nostri amici del Movimento 24 Agosto per l’Equità territoriale, prima che la crisi li travolgesse, facevano giustamente una battaglia per le infrastrutture e gli investimenti, presenti al Nord e assenti al Sud. Questo è vero anche per buona parte della Sicilia, ma non per Palermo e Catania che, negli ultimi anni, di soldi pubblici, ne hanno avuto a disposizione tanti, tantissimi, più dei fondi pubblici che sono stati dirottati a Napoli. Facciamo solo un esempio. Ci si stupisce che Napoli, oggi, debba affrontare un indebitamento di circa 5 miliardi di euro. Ma a parte il fatto che il nuovo sindaco di Napoli, Gaetano Manfredi, sta affrontando il problema con grande intelligenza (ottima la manovra con i creditori: meno soldi ma subito, mossa che elimina una parte del debito del Comune e rilancia l’economia), Napoli, lo ribadiamo, ha investito bene le proprie risorse e si vede. Palermo, invece, solo di appalti ferroviari ha avuto a disposizione quasi 2 miliardi di euro. Un investimento notevole che ha solo distrutto una parte della città, tra migliaia di alberi eradicati per fare posto alle linee del Tram, la più importante Piazza della città – Piazza Politeama – imbruttita (che in Estate, per mancanza di verde, si trasforma in un ‘forno a micro-onde’). Dopo avere speso circa 2 miliardi di euro, di opere ferroviarie funzionanti ci sono solo 15 km di Tram che servono appena l’1% della popolazione, mentre le altre opere, il Passante ferroviario e un inutile anello ferroviario che non si capisce da chi verrà gestito, debbono ancora essere ultimate. Mentre Napoli ha investito le proprie risorse rilanciando la cultura e l’economia, Palermo ha investito le proprie risorse distruggendo mezza città, creando incredibili disagi ai cittadini e, soprattutto, provocando una spaventosa ‘desertificazione’ economica. Potremmo anche parlare di altri grandi appalti che portano i fondi pubblici spesi a Palermo a ben oltre 2 miliardi di euro. Ebbene, l’unica opera che andava realizzata – il raddoppio del ponte Corleone – non è stata realizzata. Il risultato è che oggi con il ponte Corleone chiuso a metà – e purtroppo è l’unica infrastruttura che collega Palermo con la Sicilia orientale – l’economia cittadina, già massacrata dall’appaltismo ferroviario, si ritrova ulteriormente penalizzata, come ha illustrato il professore Giovanni Tesoriere.

Palermo e Catania: due città dove centrodestra e centrosinistra non danno ai cittadini alcuna speranza di rinascita

Lo stesso discorso vale per Catania e la sua provincia, dove da decenni sono in corso i lavori per la realizzazione della rete ferroviaria Circumetnea, senza che nessuno abbia mai capito quanto sia costata fino ad oggi un’opera faraonica che in una città normale sarebbe state realizzata in pochi anni. In più, Catania sconta altri due enormi problemi: un’urbanistica disordinata che ha inglobato senza soluzione di continuità alcuni Comuni e una contestuale, pessima gestione del territorio, con problemi idrogeologici non indifferenti. Anche in questa città gli investimenti non sono mancati, ma sono stati utilizzati male, per favorire i pochi a dispetto della comunità: esattamente com’è stato fatto a Palermo. Questa Malasignoria unisce le due città: cattiva amministrazione di centrodestra e centrosinistra a Palermo, all’insegna dell’appaltismo frenato; cattiva amministrazione di centrodestra e centrosinistra a Catania, all’insegna dell’appaltismo frenato. Il risultato è sotto gli occhi di tutti: due città in pessimo stato che vanno in tilt anche quando piove. Due città alla ricerca di soldi per sopravvivere, con due classi dirigenti senza idee e con i cittadini prigionieri – mentalmente prima che politicamente – di un centrosinistra e di un centrodestra che continueranno a farsi i cavoli propri! Oggi due città senza speranza.

 

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