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Anche Byoblu si occupa dei grandi acquisti di grano della Cina e ne fa una questione geopolitica. Ma…/ MATTINALE

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  • Ma forse il TG di Byoblu, pur considerando correttamente gli effetti geopolitici, trascura gli effetti legati ai cambiamenti climatici in corso e anche gli effetti della pandemia. Due elementi che i cinesi tengono in grande considerazione
  • Perché è importante approfondire i cambiamenti climatici e gli effetti che produce in agricoltura. Cosa, questa, che l’Unione europea liberista e affarista sta ignorando
  • La Cina non teme solo i cambiamenti cimatici, ma anche gli effetti della pandemia in agricoltura nel 2022. Con riferimento ad eventuali problemi logistici 

Ma forse il TG di Byoblu, pur considerando correttamente gli effetti geopolitici, trascura gli effetti legati ai cambiamenti climatici in corso e anche gli effetti della pandemia. Due elementi che i cinesi tengono in grande considerazione

Anche il TG di Byoblu si occupa degli acquisti di grano nel mercato mondiale da parte della Cina. Lo fa con un servizio di apertura la cui tesi centrale è che quella cinese sia una manovra geopolitica. Infatti, quando un colosso come la Cina con un miliardo e 400 milioni di abitanti entra nel mercato internazionale cominciando ad acquistare grano – ma anche mais e altre derrate alimentari – è chiaro che i prezzi del grano e delle altre derrate alimentari acquistate dai cinesi schizzano all’insù. Il servizio è interessante e cita fonti giapponesi e americane. Ma a nostro avviso non affronta tutti gli aspetti del problema, ignorandone due: gli effetti dei cambiamenti climatici in agricoltura (e, in particolare, nella cerealicoltura) e gli effetti della pandemia. Sul fatto che i massicci acquisti di grano del colosso cinese creino un problema di natura geopolitica non ci sono dubbi; ed è anche probabile che cerchi di cavalcare, mettiamola così, tali effetti geopolitici. Però non bisogna dimenticare i problemi provocati dai cambiamenti climatici, se è vero che quest’anno il maltempo ha ridotto la produzione di grano in Canada, negli Stati Uniti e in Russia. Si parla di una riduzione notevole dell’offerta di grano nel mercato mondiale: e questo già di per sé fa aumentare i prezzi; se poi – come sta accadendo – la Cina decide di acquistare grandi partite di grano lo scenario si complica.

Perché è importante approfondire i cambiamenti climatici e gli effetti che produce in agricoltura. Cosa, questa, che l’Unione europea liberista e affarista sta ignorando

Con molta probabilità, la Cina sta mettendo nel conto la possibilità che i cambiamenti climatici si ripetano anche nel 2022: cosa, questa, che potrebbe cominciare a creare problemi di carestie. Non è un mistero che, da anni, tanti scienziati parlano dei possibili effetti climatici nefasti. In Italia c’è l’ASVIS, l’Alleanza Italiana per lo Sviluppo Sostenibile. E ci sono gli studi del professore Luca Mercalli che sono piuttosto pessimistici, vista la prevalenza, nel mondo, della dabbenaggine umana dedita a fare denaro a spese dell’ambiente. Per non parlare dell’ONU, che da anni lancia allarmi sul pericolo incombente dei cambiamenti climatici. Queste cose i cinesi le hanno perfettamente chiare. E se hanno fatto sapere in giro di avere stoccato grano (ma anche mais e riso) che gli consentirà di essere in sicurezza per il 2022 e per la metà del 2023, è probabile che abbiano accumulato riserve di grano, di altri cereali e di chissà quali altre derrate alimentari per almeno tre anni. I cinesi non sono i soli a tutelarsi dai possibili effetti negativi dovuti ai cambiamenti climatici in corso. La Russia – che è il più grande produttore di grano del mondo – negli ultimi quattro mesi ha ridotto drasticamente le esportazioni di grano per aumentare le scorte. Cinesi e russi non sono matti. In questo momento in alcune aree del Brasile ci sono problemi di siccità. Mentre in Australia – dove è in corso la raccolta del grano con un’annata che sembrava buona come qualità e quantità – sono arrivate le piogge che hanno creato non pochi problemi. Per non parlare del Canada, dove lo scorso Inverno le temperature hanno toccato – 50 gradi centigradi per arrivare a + 50 gradi in Estate: da qui la riduzione del 50% circa della produzione di grano canadese. Poi in autunno il Canada ha dovuto fare i conti anche con le alluvioni. E l’Unione europea? Acquista vaccini anti-Covid… Ironia a parte, la Ue – soprattutto con l’attuale Commissione europea, forse la peggiore della storia dell’Europa unita – ha una politica agricola ridicola, che difende gli interessi della grande industria chimica che produce erbicidi e pesticidi, tutela un po’ le agricoltura del Nord Europa e penalizza le agricolture dell’Europa mediterranea, con l’idea balorda di sostituire grandi distese agricole dell’Europa del Sud con pannelli fotovoltaici. Non capendo che la transizione ecologica non si può attuare a spese dell’agricoltura! Dilettanti allo sbaraglio, li attuali governanti della Ue, se consideriamo che la nuova PAC (Politica Agricola Comune) è stata ‘partorita’ proprio mentre infuriano i cambiamenti climatici.

La Cina non teme solo i cambiamenti cimatici, ma anche gli effetti della pandemia in agricoltura nel 2022. Con riferimento ad eventuali problemi logistici 

La Cina non teme solo i cambiamenti climatici e le possibili carestie. I cinesi mettono nel conto anche gli effetti della pandemia sull’economia e, in particolare, sull’agricoltura. Sono troppo intelligenti per non capire che lo scenario Covid si va aggravando, soprattutto negli Stati Uniti d’America, in parte del Canada e in Europa. I cinesi non escludono che la pandemia, il prossimo anno, possa creare addirittura problemi logistici, ovvero impossibilità di trasportare il grano, i cereali e altre derrate alimentare da un Continente all’altro e anche da un Paese all’altro. Se mettiamo insieme cambiamenti climatici, pandemia e la storia della Cina dalla metà degli anni ’60 alla metà degli anni ’70, quando questo Paese, come ricorda opportunamente Byoblu, ha dovuto affrontare gravissimi problemi legati alla carenza di cibo, ecco che si spiegano i grandi acquisti di grano, di altri cereali e, in generale, di derrate alimentari in grado di essere conservate. Abbiamo accennato alla ridicola PAC europea, ma l’Italia non sta facendo meglio dell’Europa. In questa fase l’Italia avrebbe dovuto aiutare gli agricoltori e, soprattutto, mettere a coltura i circa 600 mila ettari di seminativi di Sud e Sicilia abbandonati. E avrebbe dovuto aiutare gli agricoltori che producono grano alle prese con spaventosi aumenti dei costi di produzione, dalle sementi ai fertilizzanti. Invece il Governo di Mario Draghi non ha fatto e non sta facendo niente di tutto questo, ma anzi sta continuando a vessare gli agricoltori di Sud e Sicilia, che sono le aree vocate per il grano duro. in agricoltura il Governo Draghi non sembra avere molte idee.

QUI IL TG DI BUOBLU CON IL SERVIZIO SULLA CINA CHE ACQUSITA GRANO NEL MERCATO MONDIALE

foto tratta da Byoblu

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