Ieri abbiamo dato notizia del ruolo sempre più attivo della Cina nel mercato internazionale dei beni alimentari. E’ chiaro che quando un Paese da un miliardo e 400 milioni di abitanti si presenta nel mercato mondiale per effettuare acquisti, i prezzi schizzano all’insù. Abbiamo chiesto a Sandro Puglisi – protagonista della pagina Facebook “Amici del Grano Duro di Sicilia” – un parere sul comportamento della Cina nei mercati internazionali. Gentilmente Puglisi ci ha segnalato la parte del suo rapporto che affronta proprio la questione Cina (qui il rapporto di Sandro Puglisi per esteso). Nell’articolo di Puglisi leggiamo che “le piogge costanti di Ottobre hanno ritardato la semina del grano nelle principali regioni di grano della Cina, influenzando potenzialmente la crescita, mentre l’umidità in eccesso potrebbe causare più malattie del raccolto. La Cina ha dovuto affrontare forti piogge in questo Autunno”, piogge “che hanno interrotto i raccolti di mais e grano, nonché la qualità del raccolto”. E ancora: “La Cina è diventata il più grande importatore mondiale di cereali negli ultimi anni, ma con l’aumento dei prezzi internazionali delle materie prime, la Cina continua a cercare modi convenienti per continuare a nutrire la sua gente”.
In primo luogo c’è una conferma circa la grande attività della Cina in materia alimentare. In questo grande Paese – che è il Paese più popoloso del Pianeta Terra – c’è grande preoccupazione sul fronte alimentare “poiché la pandemia di COVID-19 – scrive Puglisi – continua a interrompere le catene di approvvigionamento alimentare e la logistica in tutto il mondo”. Poiché i cinesi, in materia di pandemia la sanno lunga, va da sé che sono preoccupati per il futuro: e se i cinesi sono preoccupati per il futuro è evidente che sono convinti che la pandemia durerà chissà quanto ancora, con effetti negativi sulla logistica. In questo scenario internazionale di grande incertezza, la Cina non può che percorrere due vie: aumentare le importazioni le importazioni di grano e di altre derrate alimentare, cosa che sta già facendo; e aumentare la produzione di derrate alimentari. Sotto questo secondo profilo il rapporto di Puglisi è illuminante: “In Cina – scrive Puglisi – il governo sta cercando di incoraggiare i produttori a seminare più semi di soia per limitare il deficit produttivo. Secondo il People’s Daily, la Cina stabilizzerà la produzione di mais ed espanderà la produzione di soia nel nuovo anno per garantire la sicurezza del grano. Il ministero (dell’Agricoltura cinese ndr) ha affermato che amplierà la produzione di semi oleosi di soia e ripristinerà le aree di semina di soia nel nord-est della Cina”. Di più: Puglisi ci dà notizia che questo Paese lavora per “coltivare i terreni abbandonati massimizzando al contempo il potenziale di consociazione per garantire una superficie coltivata a cereali stabile nel 2022, secondo quanto riportato dal People’s Daily“.
La Cina, insomma, sta facendo quello che dovrebbe fare l’Italia: recupera i terreni abbandonati e li mette a coltura. Il segnale è preciso per chi ha l’intelligenza per capirlo: i cinesi non si aspettano una riduzione della pandemia nel mondo, ma si aspettano anzi un peggioramento della logistica che sarà provocato proprio dalla pandemia: che significa difficoltà sempre maggiori nell’esportazione del grano e delle derrate alimentari. E non si aspetta questo scenario negativo nel medio e lungo periodo, ma a partire dal 2022: da qui la massimizzazione degli acquisti e la messa a coltura dei terreni abbandonati. Con molta probabilità, su questa scelta – che è comunque onerosa – pesa anche il dubbio che i cambiamenti climatici – leggere siccità e inondazioni – possano arrecare danni all’agricoltura. L’Italia dovrebbe fare la stessa cosa, mettendo a coltura i circa 600 mila ettari (che in realtà oggi sono un po’ di meno) di seminativi di Sud e Sicilia abbandonati; ma siccome in Italia c’è il ‘Governo dei migliori’ buona parte di questi terreni li utilizzeranno per impianti fotovoltaici, mentre il grano duro di qualità – leggere Senatore Cappelli – lo hanno trasferito nel Nord Italia dove il grano duro, causa umidità, è a rischio micotossine. Scelta, quest’ultima, che dà la misura dell’inconsistenza politica degli ultimi Governi italiani, incluso l’attuale Governo di Mario Draghi, piana espressione di un’Unione europea allo sbando per avere sbagliato tutto nella gestione della pandemia.
Tornando alla Cina, Puglisi ci informa che quest’anno la produzione cinese di soia “è diminuita drasticamente rispetto allo scorso anno, mentre la produzione di mais è aumentata poiché gli agricoltori hanno cercato di trarre vantaggio da una migliore redditività. Nel frattempo, la Cina prevede di approvare la sicurezza di varietà di mais più Geneticamente modificate (OGM) prodotte da società nazionali. I tre nuovi prodotti di mais sono prodotti da China National Tree Seed Corp e China Agricultural University, Hangzhou Ruifeng Biotech Co Ltd e Beijing Dabeinong Technology Group Co Ltd. Sia Hangzhou Ruifeng, in cui Yuan Longping High-Tech Agriculture Co Ltd possiede il 41,8%, sia Beijing Dabeinong possiedono già tratti di mais OGM approvati come sicuri dal governo. Il piano per approvare le nuove varietà di mais, insieme a sette nuovi prodotti di cotone OGM, sarà aperto al pubblico fino al 17 gennaio, secondo l’avviso pubblicato sul sito web del Ministero dell’agricoltura e degli affari rurali. La mossa arriva dopo che Pechino, il mese scorso, ha proposto una revisione delle norme regolamentari sulle sementi per spianare la strada all’approvazione delle colture OGM e quando i principali responsabili politici hanno esortato a progredire nell’allevamento biotecnologico, considerato fondamentale per garantire la sicurezza alimentare”. Anche l’apertura agli OGM – con tutto quello che comporta (ricordiamo che non si sa che effetti potranno avere nel lungo periodo nell’organismo umano e animale i prodotti agricoli geneticamente modificati, checché ne dicano i tanti Pangloss della scienza officiale) – è il segnale che il Governo cinese mette nel conto la possibilità che la combinazione di pandemia e cambiamenti climatici possa provocare carestie e, senza perdere tempo, sta puntando sull’agricoltura OGM che, lo ricordiamo, è basata su piante molto produttive e resistenti sia ai patogeni (per lo più contro insetti e parassiti fungini), sia ai pesticidi e agli erbicidi (ad esempio, una varietà di grano che resiste agli erbicidi e ai pesticidi consente di eradicare tutte le erbe infestanti massimizzando la produzione di grano). “Finora – scrive Puglisi – Pechino non ha consentito la semina di varietà di soia o mais OGM, ma ne consente l’importazione per l’utilizzo nell’alimentazione animale. L’approvazione per la sicurezza è vista come un passo importante verso la commercializzazione di colture OGM, ma non è ancora chiaro quando i nuovi prodotti saranno pronti per il lancio sul mercato”. L’atteggiamento della Cina dovrebbe fare riflettere i governanti europei, ma dubitiamo che ciò avvenga. In conclusione, possiamo affermare che la Cina ha capito che la situazione, nel mondo, si sta mettendo male così acquista quello che può acquistare nel mercato internazionale e punta a aumentare la propria produzione, utilizzando anche gli OGM.