Mattinale

Mario Pagliaro: il prezzo del grano aumenterà per tutto il 2022 perché tante aree del mondo sono al gelo

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  • Appassionato di agricoltura e meteorologia, Mario Pagliaro ci invita ad osservare lo scenario mondiale: l’andamento delle gare di acquisto di grano internazionali e il gelo che sta colpendo buona parte dell’Europa e della Russia  
  • Il prezzo del grano crescerà nonostante gli aumenti dei prezzi di fertilizzanti, sementi e carburanti
  • Come fronteggiare gli aumenti delle bollette: gli scarti delle potature possono alimentare le caldaie e consentire risparmi economici importanti. Dotare i tetti di supermercati, stabilimenti, ville, depositi, ospedali, scuole, piscine e uffici pubblici di impianti fotovoltaici

Il prezzo del grano nel mondo e in Sicilia, come difendersi dalle bollette energetiche stratosferiche: ne parliamo con Mario Pagliaro, chimico del Cnr e appassionato di agricoltura e meteorologia

Le Festività del Santo Natale giustamente riportano le persone ai propri affetti. Poi, nella triste storia della Seconda Repubblica che dura dal 1992, con l’Epifania ecco aumenti, tagli e altre misure di questa austerità apparentemente fine. In questo MATTINALE siamo quindi tornati a sentire Mario Pagliaro per parlare di grano. Ma anche di energia. L’obiettivo è sempre lo stesso: offrire ai nostri lettori, molti dei quali vivono e lavorano anche fuori dalla Sicilia, notizie e anticipazioni che possano far crescere la nostra agricoltura e aiutare famiglie e imprese a difendersi dagli aumenti dei prezzi, in questo caso dal caro-energia.

Allora Pagliaro, lei aveva previsto prezzi che i prezzi del grano avrebbero continuato a crescere fino a Natale ed oltre, mentre noi da settimane leggevamo di prezzi del grano duro alti ma stabili intorno ai 550 euro a tonnellata (55 euro a quintale) nel bollettino settimanale della Borsa merci cereali della Camera di commercio di Foggia. Noi, più che fidarci delle Borse merci, preferiamo parlare con i nostri amici contadini oppure seguire le aste internazionali. Come va con i prezzi del grano duro a Natale?

“I prezzi continuano a salire senza sosta. La sera del 22 Dicembre l’asta di grano duro della Tunisia con imbarco e consegna fra poco più di 30 giorni, a Febbraio, si è chiusa a a 715-720 dollari alla tonnellata. Quella precedente si era chiusa a 674 dollari-tonnellata. Con un cambio euro/dollaro di 1,13, vuol dire che la Tunisia ha acquistato il grano duro a 633-637 euro alla tonnellata (https://gazzettadellemilia.it/economia/item/35113-cereali-e-dintorni-sempre-pi%C3%B9-in-alto,-senza-tregua.html). Stessi prezzi pagati dalla molto più grande e popolosa Algeria, che ha pagato 720 dollari a tonnellata per ben 250mila tonnellate in consegna negli stessi giorni a Febbraio (https://fxnews24.co.uk/stock/algeria-bought-about-200000-to-250000-tonnes-durum-wheat-in-tender/)”.

Scusi, ma com’è possibile che le aste internazionali al ribasso per centinaia di migliaia di tonnellate organizzate da Paesi a pochi km dalla Sicilia e dalla Puglia si chiudano a 640 euro alla tonnellata mentre il prezzo in Puglia rimane stabile a 550 euro al quintale?

“La differenza è il margine di ricavo delle grandi società di intermediazione del grano: lo acquistano da una molteplicità di produttori e, dopo averlo stoccato nei porti, lo vendono a diversi clienti: o ai Paesi privi di grano, partecipando alle gare internazionali, oppure alle imprese molitorie. Il dato che deve più preoccupare, tuttavia, è quello relativo alla disponibilità residua di grano duro. Non solo ne è rimasto ben poco, ma la semina ritardata in Puglia (https://immediato.net/2021/12/23/grano-semina-in-ritardo-e-costi-di-produzione-alle-stelle-la-denuncia-di-confagricoltura-puglia-situazione-drammatica/) e in Sicilia dovuta ai campi allagati, unita al drastico aumento di prezzo di fertilizzanti e semi, non potrà che tradursi in ulteriori aumenti di prezzo. In Puglia e in Sicilia si concentra infatti ormai la quasi totalità della produzione nazionale di grano duro”.

IL PREZZO DEL GRANO CRESCERA’ NONOSTANTE GLI AUMENTI DEI PREZZI DI FERTILIZZANTI, SEMI E GASOLIO

Infatti la domanda di molti agricoltori era proprio se con questi aumenti dei prezzi di fertilizzanti, semi e gasolio il prezzo del grano a Giugno gli consentirà di rientrare dalle spese. Quali sono le prospettive a poco più di 6 mesi dal raccolto? I prezzi resteranno alti, oppure caleranno ai livelli di pochi anni fa rovinando gli agricoltori?

“I prezzi del grano non potranno che continuare a crescere. Per due motivi. In primo luogo per motivi meteorologici. Quasi tre mesi di piogge, da Settembre alla prima decade di Dicembre nel piccolo Meridione italiano e in Sicilia hanno ritardato la semina. Ma nei Paesi europei a Nord e a Oriente delle Alpi, dove ancora si produce grano duro, bisogna chiedersi se potranno continuare a produrre questo pregiato cereale. Dopo le piogge, l’Europa è al gelo. In questi giorni, in Olanda, una grande pianura al livello e in piccola parte al di sotto del livello del mare, la temperatura ha toccato i -12 gradi. La Russia, maggiore produttore ed esportatore mondiale di grano tenero, ormai ritocca al rialzo la tassa sulle esportazioni ogni settimana. Siamo arrivati a 95 dollari per tonnellata. La Romania, maggior produttore della ex Comunità europea, è letteralmente congelata, con inevitabili conseguenze sul raccolto. La neve pochi giorni fa ha raggiunto persino Alessandria di Egitto, in riva alle tiepide acque del Mediterraneo. Nel frattempo, i prezzi di gas naturale ed elettricità in Italia e in tutti i Paesi europei, inclusa la Svizzera, toccano ogni giorno nuovi record. È evidente, dunque, che i prezzi di tutte le derrate agricole inclusi quelli del grano non potranno che continuare ad aumentare”.

COME FRONTEGGIARE GLI AUMENTI DELLE BOLLETTE: GLI SCARTI DELLE POTATURE POSSONO ALIMENTARE LE CALDAIE E CONSENTIRE RISPARMI ECONOMICI IMPORTANTI. DOTARE I TETTI DI SUPERMERCATI, STABILIMENTI, VILLE, DEPOSITI, OSPEDALI, SCUOLE, PISCINE E UFFICI PUBBLICI DI IMPIANTI FOTOVOLTAICI

L’ultima domanda in attesa di risentirci presto riguarda proprio l’energia. Cosa possono fare le famiglie e le imprese siciliane e non per fronteggiare questi aumenti senza precedenti delle bollette?

“Devono ricorrere immediatamente all’autoproduzione dell’energia usando il fotovoltaico e altre fonti rinnovabili come le biomasse, ad esempio gli scarti delle potature. Ancora oggi che il fotovoltaico ha raggiunto costi bassissimi e livelli di efficienza eccezionali, con un singolo pannello capace di erogare 400 W di potenza in pieno sole, la quasi totalità degli edifici siciliani è priva di un impianto fotovoltaico: assenti sia dai tetti dei palazzi delle grandi città siciliane – Catania e Palermo – che dai tetti di supermercati, stabilimenti, ville, depositi, ospedali, scuole, piscine e uffici pubblici. Chi ce l’ha, in questi giorni fronteggia senza timore questi aumenti. Un’azienda di trasformazione del pescato in provincia di Palermo, ad esempio, da mesi autoproduce ed auto-consuma buona parte dell’elettricità che le serve grazie ad un grande impianto fotovoltaico abbinato a batterie al litio che le consente di massimizzare la quota di energia auto-consumata, e quindi non prelevata dalla rete e non pagata. L’impianto è stato in larga parte finanziato dalla Regione con fondi comunitari. Quanto ai consumi per il riscaldamento, è possibile ricorrere a caldaia alimentate a biomassa di scarto dell’agricoltura, particolarmente abbondante in Sicilia. Gli scarti di potatura degli ulivi, ad esempio, sono perfetti per alimentare queste caldaie. Invece di bruciarli nei campi come avveniva fino a pochi anni fa e in alcuni casi ancora oggi, è semplice raccoglierli, ridurli in piccoli pezzi e rifornirli a basso costo alle famiglie proprietarie di queste caldaie, oggi peraltro tutte molto avanzate ed efficienti”.

Foto tratta da qualitas1998.net

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