Giovanni Guadagna è un naturalista. Vive a Palermo e della città conosce la storia, anche quella dimenticata. Come la storia della costa sud orientale della città, massacrata negli anni del secondo dopoguerra con un risanamento che, poco più di quarant’anni dopo – primi anni ’80 del secolo passato – è andato a farsi benedire, bloccato dal gioco degli specchi di mafia e antimafia. E oggi? A “Sant’Erasmo, la terra viene giù – scrive Giovanni Guadagna -. Terra ma anche plastica e poi altro ancora, frutto dei depositi dei camion del ‘Sacco di Palermo’. Credo che tale disastro sia tra i più gravi mai perpetrati in Italia, ma non ne parla nessuno”. Per la cronaca, il ‘Sacco di Palermo’ va in scena negli anni subito successivi alla seconda guerra mondiale, quando la Conca d’oro, circa 100 chilometri quadrati di giardini di agrumi che, da Bagheria e Villabate, arrivavano fino alla parte ovest della città, fino alle borgate di Cruillas e di Mondello. Una grande distesa di verde in buona parte ‘cementificata’.
“Considerato il Foro Italico – scrive sempre Giovanni Guadagna – che, di fatto, è una discarica riqualificata (macerie bombardamenti) sono 5 chilometri di costa sommersa da decine di migliaia o più di tonnellate di terra che, con i marosi, viene giù. Una costa fangosa, al posto della bassa piattaforma calcarenitica di un tempo. Nessuna di queste discariche, con la sola eccezione di Acqua dei Corsari, è consolidata. Ad Acqua dei Corsari, però, il mare sta facendo venire alla luce i ‘piedi’ della discarica”. Della discarica di Acqua dei Corsari – trasformata sulla carta in un Parco intitolato a Libero Grassi – abbiamo scritto nel Novembre del 2018, riprendendo anche alcune considerazioni di Giovanni Guadagna. Tre anni fa ne abbiamo parlato dopo che la Regione siciliana ha erogato un finanziamento di 11 milioni di euro proprio per questa ex discarica: “Il ricco finanziamento di 11 milioni di euro – scrivevamo tre anni fa – è il segno del ‘consociativismo’ tra la Regione di centrodestra di Nello Musumeci e il Comune di Palermo di centrosinistra di Leoluca Orlando. In quest’area già spesi 5 milioni di euro per un teatro poi abbandonato. ARPA e Capitaneria di Porto sanno già tutto di questa nuova avventura ambientalistico-appaltizia? I dubbi del naturalista Giovanni Guadagna”. Ecco cosa diceva tre anni fa Guadagna: “Inaugurato il Parco Libero Grassi. Di nuovo? Credo di non sbagliare ricordando non meno di tre inaugurazioni della stessa area. La prima, antica (credo proprio con lo stesso sindaco di ora), era relativa al Teatro del Sole. Qualcuno lo ricorda? Nella foto di Google Maps appare ad anfiteatro un po’ in basso a destra. Sempre se la memoria non inganna, venne inaugurato con uno spettacolo… a Luglio e di primo pomeriggio. Poi l’inaugurazione dell’Estate 2017 come ‘Parco Libero Grassi’. Allora … quanto così chiamato, un po’ riarrangiato, è uno dei tre mammelloni (due nella cosiddetta ‘costa sud’, ed un terzo a Vergine Maria), dove è confluito il ‘Sacco di Palermo’, ossia la terra fertile della Conca d’Oro estirpata per far posto alle nuove radici (in cemento armato) dei numerosissimi palazzi cresciuti negli anni del boom economico-mafioso. Discariche (almeno quella del ‘Parco’, consolidata nei pendii a mare) che si sono saldate alle altre costituite con i resti degli antichi palazzi distrutti dagli alleati che uccidevano bombardando per liberarci (vedi Foro Italico). Incredibilmente il ‘Parco’ che ancora si continua ad inaugurare appare già da tempo su Google Maps (vedi foto)… Mi chiedo solo… ma se la ‘ex discarica‘ è ‘destinata a diventare un parco pubblico intitolato a Libero Grassi’, la scorsa estate cosa hanno inaugurato?”.
Soldi a tempesta, per questo sito. Lo confermava tre anni fa Silvano Riggio, docente universitario di Ecologia. “Ricordo bene la spesa di questi fondi pubblici. E ricordo anche gli allarmi lanciati successivamente circa la pericolosità di questo sito”. Almeno si sa qualcosa di come sono stati spesi gli ultimi 11 milioni di euro? Ci vorrebbe un consigliere comunale con una bella interrogazione. Anche per capire come sono tati impiegati questi soldi. E’ chiedere troppo? Proveremo a coinvolgere Sabrina Figuccia e Giulia Argiroffi. Intanto torniamo alla costa sud della città che, scrive sempre Giovanni Guadagna, che sta finendo “direttamente in mare, a grosse fette. Non se ne occupa nessuno, quantomeno degli interventi urgenti che, da noi, possono impiegare anche 60 anni per non fare un passo, così come rari sono gli interventi per gli ultimi scampoli di ex Conca d’Oro, messa in vendita o spesso in stato di abbandono, ad eccezione dei pochi giardini superstiti prevalentemente concentrati a sud della città e in parte nell’Oreto. Per parare dalle onde i recenti interventi effettuati a Sant’Erasmo sono state disposte delle barriere frangiflutti che parrebbero essere fatte con materiale di cava. Nel caso si avrebbe il paradosso dei ‘pezzi’ di montagna che fanno da barriera ad una pianura scavata e gettata in mare”. All’inizio abbiamo citato di un progetto di risanamento della costa orientale di Palermo dei primi anni ’80. Lo aveva presentato la Sailem, una società che si occupava di opere marittime. Il progetto non era sbagliato, ma è stato ‘cassato’ nel non dell’antimafia. Si sarebbe potuta togliere la mafia – se eventualmente presente – è realizzare il progetto che prevedeva il ritorno della spiaggia da Sant’Erasmo sino a Ficarazzi. Invece è svanito tutto.