Sul Titanic

Cinque anni dopo la scomparsa dei giovani pescatori di Aci Trezza Fabio Giuffrida ed Enzo Cardi’ rimane avvolta nel mistero

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  • La vicenda la ricorda con grande sensibilità il nostro amico Orazio Vasta. E’ la storia di due giovani amici pescatori scomparsi la notte tra il 23 e il 24 Dicembre del 2016 con la loro banca nel tratto di mare tra Catania e Brucoli, provincia di Siracusa   
  • Erano due pescatori esperi, che conoscevano molto bene il tratti di mare dove si erano recati a pescare
  • Cos’è successo quella notte? E perché non è stato trovato nemmeno un detrito della barca? i due pescatori hanno visto qualcosa che non avrebbero dovuto vedere? 
  • E’ come se i due giovani pescatori non fossero mai esistiti… spariti nel nulla

La vicenda la ricorda con grande sensibilità il nostro amico Orazio Vasta. E’ la storia di due giovani amici pescatori scomparsi la notte tra il 23 e il 24 Dicembre del 2016 con la loro banca nel tratto di mare tra Catania e Brucoli, provincia di Siracusa   

Con la sensibilità che lo contraddistingue il nostro amico Orazio Vasta ricorda la misteriosa comparsa di Fabio Giuffrida ed Enzo Cardì avvenuta cinque anni fa. Lo fa con un articolo pubblicato da SICRA PRESS che lo stesso Orazio Vasta rilancia sulla propria pagina Facebook: “Dopo 5 anni – scrive – di sicuro​ c’è che quel pomeriggio di Venerdì 23 Dicembre 2016 dal porto di Acitrezza​ due giovani pescatori, a bordo di un motoscafo open bianco di 7 metri, con motore di 40 cavalli, salparono per andare a pescare con ‘u conzu’, il palamito.​ Fabio Giuffrida ed Enzo Cardi’, 38 anni (il primo viveva ad Acitrezza, il secondo ad Acicatena),​ avrebbero calato ‘u conzu’ in mare la sera per ritirarlo il mattino, per rientrare ad Acitrezza verso le ore 12 del 24 Dicembre, per trascorrere la vigilia di Natale con le rispettive famiglie. Non ci sono dubbi sul fatto che i due pescatori avrebbero dovuto utilizzare “u conzu” visto che Enzo, proprietario della barca, secondo quanto raccontato da alcuni testimoni, era stato all’alba del 23 dicembre al mercato ittico di piazza Marina, ad Acitrezza, ad acquistare ‘alacci, il pesce utilizzato come esca per gli ami del conzu”. Avrebbe dovuto essere una battuta di pesca, magai per gustare il pesce fresco nel giorno di Natale. ‘U conzu è uno strumento di pesca con centinaia di ami.

Erano due pescatori esperi, che conoscevano molto bene il tratti di mare dove si erano recati a pescare

Fabio Giuffrida e Enzo Cardi’ erano due pescatori esperti. Il primo – Fabio Giuffrida – in realtà lavorava in Toscana ed era tornato in Sicilia per trascorrere in famiglia il Natale. Enzo Cardi’, proprietario dell’imbarcazione, conosceva molto bene il tratto di mare dove esercitava la sua attività di pescatore. “I due – scrive sempre Orazio Vasta – non sono più rientrati ne nel porto trezzoto né in altri porti italiani e stranieri. L’ultimo contatto telefonico tra Fabio e la sua famiglia risale alla mezzanotte. E da quell’istante, dei due pescatori e della loro barca non si è saputo più nulla, per la disperazione delle famiglie e degli amici, quelli veri. Non è mai stato riscontrato un solo elemento che possa fare pensare ad un naufragio o ad un incidente in mare; alcun elemento per sostenere questa ipotesi, il mare non ha mai restituito alcun pezzo di quella imbarcazione, effetti personali, attrezzature. Enzo e Fabio avevano programmato una tipologia di pesca che gli avrebbe permesso di trascorrere la serata della vigilia in Natale con le rispettive famiglie. E non ci sono tracce di un loro attracco in altri porti o in uno sconfinamento fuori dalle acque territoriali”.

Cos’è successo quella notte? E perché non è stato trovato nemmeno un detrito della barca? i due pescatori hanno visto qualcosa che non avrebbero dovuto vedere? 

Insomma, un ‘imbarcazione con due uomini ‘inghiottita’ dal mare senza lasciare alcuna traccia. Possibile? Orazio vasta riporta una dichiarazione di Santa Giuffrida, la sorella maggiore di Fabio, che ricorda che la Capitaneria di Porto di Catania, dopo poco tempo, ha dichiarato ““ufficialmente chiuse le ricerche, anche se lasciava attiva la segnalazione sulla loro scomparsa. Troppo poco…”. Santa Giuffrida, conclude Orazio Vasta “non ha mai creduto all’incidente in mare né tantomeno alla scomparsa volontaria di Fabio e di Enzo, ha più​ volte ipotizzato che i due amici pescatori quella stramaledetta notte, hanno visto, al largo del ‘trafficatissimo’ mare fra Augusta e Siracusa,​ ‘qualcosa’ che non avrebbero dovuto vedere”. Commenta sulla pagina Facebook di Orazio Vasta un altro nostro amico, Mario Di Mauro: “NON DIMENTICHIAMO. NIENTE. – neanche il ‘traffico marittimo’ di quel giorno: cosa navigava quel giorno?. ‘Solo’ per saperlo: c’erano anche sommergibili militari? O altri mezzi militari?. Solo per saperlo. Bravo Orazio!”.

E’ come se i due giovani pescatori non fossero mai esistiti… spariti nel nulla

Interessante anche un articolo pubblicato nel Luglio scorso da YES LIFE MAGAZINE dove si rileva qualche indizio: “L’ultima cella telefonica che avrebbero agganciato i loro smartphone li collocava tra Agnone Bagni e Brucoli, riporta la redazione di Catania Today in un articolo dello scorso anno. La famiglia, preoccupata per il mancato rientro, decise di sporgere denuncia di scomparsa. Inutili le ricerche: in mare non venne rinvenuto alcun elemento utile, neppure un resto della barca, un detrito. Il giallo si infittì, quindi, ancor di più: era sparita ogni cosa, come se quell’imbarcazione e le loro vite non fossero mai esistite. La principale preoccupazione fu, quindi, quella che Fabio e Enzo potessero aver assistito a qualcosa che, invece, doveva rimanere celata ad occhi indiscreti. Per tale ragione sarebbero stati eleminati ed ogni indizio carbonizzato. Dal 2016, la famiglia Giuffrida, riporta Catania Today, rinnova il proprio appello affinché chiunque sappia qualcosa parli e fornisca elementi utili a scoprire la verità. La sorella di Fabio affermò al quotidiano locale che il giorno seguente ad allarmarsi furono soltanto i parenti dei due pescatori e non anche i colleghi. Ad insospettire le famiglie, inoltre, il fatto che il mare quella sera non era mosso. Le indagini, purtroppo, non portarono a nulla. Le uniche risultanze probatorie furono quelle delle celle telefoniche e l’ultima telefonata effettuata dai due. Ma che a quell’ora, quando agganciarono la cella tra Agnone Bagni e Brucoli, fossero in mare o a terra non è stato possibile stabilirlo. Per la famiglia sarebbe stata sin da subito da escludere la possibilità che i due si sarebbero dati alla fuga. Altri pescatori, riporta Catania Today, espressero il loro parere dicendo che l’imbarcazione poteva essere scoppiata e che i due sarebbero morti. Eppure, come già sottolineato, nessun detrito è stato rinvenuto né in mare né sulla costa”. Un altro mistero che si aggiunge ai tanti misteri siciliani.

Foto tratta da Free Press Online

 

 

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