Cominciamo con una domanda a bruciapelo: allora ‘sto benedetto grano lo seminate o no? Dall’altra parte del telefono c’è Ettore Pottino, già presidente di Confagricoltura Sicilia, agricoltore, produttore di grano biologico, di olio d’oliva extra vergine sempre biologico e titolare dell’agriturismo Monaco di Mezzo. “Seminare il grano? Spero in un blitz tra Sabato e Domenica. Preciso comunque che debbo seminare appena quindici ettari di terreno. Nulla. Ci sono agricoltori miei amici con centinaia di ettari di terreno bloccati. Terreni pieni di acqua. Impossibile seminare. Una mia amica vorrebbe intervenire con il glifosato prima della semina. Gliel’ho sconsigliato. La verità è che quest’anno, con il clima ballerino, non ci sono certezze. E’ tutto a rischio”. Annata agricola orribile, questo 2021. Per il grano, tutto sommato, no. In Sicilia la raccolta è andata bene. Poi è iniziato il grande caldo di Luglio e di Agosto. Poi sono arrivate le piogge torrenziali. “Un Autunno così piovoso non lo ricordo – ci dice Pottino -. Forse qualcosa del genere l’abbiamo vissuta nell’ormai lontano 1978. Ma non in questi termini”. Per il grano duro siciliano si profila un 2022 problematico. “I terreni sono saturi. Ci vorrebbero almeno dieci giorni di bel tempo. E forse nemmeno basterebbero. Mi chiedete chi in Sicilia è riuscito a seminare il grano? In pochi. In certe aree collinari dove l’acqua non ha creato problemi, ebbene, lì la semina del grano è stata effettuata. Ma, ripeto, non sono tanti questi casi. Nella stragrande maggioranza dei casi ci sono problemi. L’ho accennato: servono finestre temporali ampie senza pioggia. In condizioni normali un’azienda può seminare a grano dieci ettari di terreno al giorno; con una super-organizzazione e moltiplicando gli sforzi si può arrivare a venti ettari al giorno. Ma il clima deve aiutare. Se ricomincia a piovere…”.
Dal grano ai carciofi. Chiediamo a Pottino ‘lumi’ su uno dei due ‘misteri’ dell’agricoltura siciliana di questo fine Autunno. Ecco, a noi arrivano notizie ‘ferali’ sulle carciofaie siciliane: ci sono zone dove tutta la produzione è stata sommersa dall’acqua delle piogge e tutte le piante sono morte per asfissia; ci sono altri casi dove gli agricoltori siciliani sono riusciti a salvare a stento poco più del trenta per cento della produzione. Dalla Puglia – la prima Regione italiana per produzione di carciofi (la seconda Regione è la Sicilia) arrivano notizie bruttissime: produzione di carciofi pessima (sempre a causa del clima); idem per la Sardegna, terza Regione italiana per la produzione di carciofi: ebbene, dalla Sardegna annata carcioficola disastrosa. Insieme Puglia, Sicilia e Sardegna producono il 90% dei carciofi italiani. Ma se in tutt’e tre le Regioni la produzione di carciofi è andata giù da dove arrivano i tanti carciofi presenti in Italia in questo momento? “Questa – ci risponde Pottino – è una bella domanda…”. Insistiamo: qualche giorno fa, a Palermo, un ambulante aveva la motolapa piena di carciofi violetti. Gli abbiamo chiesto: da dove arrivano? Ci ha risposto con un sorriso: “Da Cerda”. E noi: ma a Cerda non si coltiva il carciofo spinoso? E l’ambulante: “Un po’ di violetto pure lo fanno. Una cosa mista”. Ovviamente, noi non abbiamo acquistato i carciofi violetti ‘di Cerda’. Così incalziamo Pottino: insomma da dove arrivano sti carciofi che si vedono in giro: dall’Egitto? “Non è da escludere”, ci risponde. E aggiunge: “Detto questo, i carciofi siciliani ci sono, pochi ma ci sono. Mi dicono che un carciofo siciliano si vende anche e 3 euro, 3 euro e mezzo”. Replichiamo: quindi se un carciofo costa poco non è siciliano? Pottino non si tira indietro: “Fondamentalmente è così”.
Che notizie ci dà degli agrumi? “Non ho notizie particolarmente tragiche sugli agrumi. Certo, nel Catanese e nel Siracusano c’è stata una tremenda alluvione e lì i danni ci sono stati. Però, tolte le aree danneggiate, la produzione di agrumi va”. E gli ortaggi? “Non ho notizie precise – di risponde -. Quello he posso dire è che noi, nella nostra azienda, ogni anno produciamo gli ortaggi che utilizziamo nell’agriturismo. Ebbene, quest’anno il clima ha creato anche problemi al nostro orto. Semine zero. Se ci riusciremo – almeno è quello che ci auguriamo – semineremo fave e piselli”. Con le olive, quest’anno, la partenza sembrava buona, poi… “Poi purtroppo le piogge continue hanno creato problemi enormi durante la fase della raccolta. Noi non siamo riusciti a raccogliere tutte e olive. In chiusura è arrivata una grandinata e ha fatto il resto: olive a terra e addio. Morale: abbiamo perso non meno del 40% della produzione. Detto questo, la qualità dell’olio è buona. Almeno questo”. Qui arriviamo al secondo ‘mistero’ dell’agricoltura siciliana di questo fine anno: la produzione di olio d’oliva è ridotta, però il pezzo è basso: 4.5 euro a bocca di frantoio. Chiediamo a Pottino se sa qualcosa di questa storia: “Che vi debbo dire? Se l’offerta di olio extra vergine di oliva in Sicilia è bassa il prezzo dovrebbe andare su. Invece va giù…”. Appunto, osserviamo: e lei come se lo spiega? “E’ evidente che, in Sicilia, è presente olio d’oliva che arriva da chissà dove. Non mi chiedete da dove perché non lo so”. Insomma, il ‘mistero’ rimane un ‘mistero’…
E gli aiuti? “Guardi, sono discorsi inutili – replica Pottino -. A legislazione vigente gli aiuti riguardano solo le colture non assicurate. Certo, si possono fare eccezioni. Il problema è che poi si scopre che nel Fondo di solidarietà non ci sono soldi. E’ storia vecchia. Per le alluvioni del 2018 e del 2019 gli agricoltori non hanno visto nulla”. Problemi con il grano duro, problemi con gli ortaggi, problemi con l’olio extra vergine di oliva: insomma cosa arriva nei piatti dei siciliani? “Ogni tanto questa domanda me la pongo anche io da agricoltore – ci risponde Pottino sorridendo -. Magari da qualche parte c’è una fabbrica di cibo artificiale? Ironia a parte, qualche cosa l’ho notata. La pasta, per esempio. Nei supermercati che frequento, negli scafali della pasta vedo poca offerta. Magari mi sbaglio, ma ho questa sensazione”. Sa cosa dicono le malelingue? Che in assenza di grano duro – che quest’anno manca in tutto il mondo – potrebbero utilizzare il grano tenero per produrre pasta… “Non ci credo proprio – risponde Pottino -. Sarebbe una frode in commercio. E’ un reato”. Bollette in aumento, carburante in aumento, costi crescenti, clima che fa i capricci. Lei, quando guarda al futuro cosa pensa da agricoltore? Risposta: “Ha una domanda di riserva?”.