Cosa potrebbe succedere durante l’elezione del nuovo Presidente della Repubblica?

15 dicembre 2021
  • In questi giorni Ciro Lomonte, segretario politico del Movimento Siciliani Liberi, ci ha descritto i possibili scenari economici prossimi venturi dell’Italia. Oggi lega le sue previsioni all’elezione del nuovo capo dello Stato

A chi il Quirinale? PD o Draghi?  

di Ciro Lomonte

Motus in fine velocior. Ovvero, applicato alla società, i processi storici alla loro conclusione accelerano. Ed è esattamente ciò che sta avvenendo con la liquidazione della seconda Repubblica. Così come il monarca Savoia fuggì imbarcandosi a Brindisi, sancendo la fine del Regno d’Italia, lo stesso sta per accadere con la cosiddetta “Seconda Repubblica”, ovvero la Repubblica Italiana senza partiti nata nel 1992. A farla collassare potrebbe essere l’imminente tentativo di eleggere il suo nuovo Presidente della Repubblica. A scontrarsi sono l’ex PCI, riverniciato nell’ennesimo nuovo piccolo “partito” oligarchico, e l’ex banchiere cosmopolita divenuto capo del Governo, Mario Draghi. L’ex PCI non ha alcuna intenzione di cedere la Presidenza a quest’ultimo: sa che in Italia tutto il potere è di fatto oggi accentrato de facto in questa istituzione. L’ex banchiere sa che il collasso finanziario italiano potrebbe essere ormai imminente. E non vuole essere lui a doverlo gestire da una posizione che l’inevitabile crisi politica che vi seguirà espone a voti di fiducia e altre formalità del parlamentarismo. Il risultato potrebbe essere lo stallo. Con molteplici “chiame”, ovvero votazioni dei parlamentari chiamate dai Presidenti dei due rami del Parlamento. Potrebbero essere le condizioni ideali per far partire il crollo dei mercati e l’attacco ai BTP italiani, inducendo il default esattamente 30 anni dopo la nascita della “Seconda Repubblica” che ha condotto l’Italia al collasso non solo finanziario, causando un’ecatombe, industriale e sociale. Con la distruzione deliberata della grande industria. E l’esodo di almeno 4 milioni di giovani italiani costretti ad emigrare per poter lavorare. La fuga questa volta non avverrebbe da Brindisi. Ma da Milano: la città che si è immensamente arricchita gestendo la dissoluzione italiana nei 30 anni di questa triste storia (1992-2022).

Foto tratta da ELLE

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