E’ tornata in auge in queste ore la notizia che l’Unione europea intende penalizzare il mondo del vino. In realtà, in questa storia che oggi cercheremo di riassumere la Ue entra indirettamente. Infatti, l’attacco al vino arriva dalla Commissione Beca (Beating Cancer), istituzione europea che opera nella lotta contro il cancro. Il fine di tale istituzione è condivisibile, ma non si riesce a capire il perché di questo attacco al mondo del vino, che viene considerato come superalcolico, o come il tabacco, insomma dannoso per la salute umana. Attenzione: non è una novità. Ormai da qualche tempo buona parte del Made in Italy alimentare è sotto attacco da parte dell’Unione europea. Nel Marzo di quest’anno abbiamo raccontato ai nostri lettori come l’Unione europea intende interferire nel mercato alimentare, penalizzando alcuni prodotti e favorendone altri. Il meccanismo attraverso il quale l’Europa sta cominciando a penalizzare alcune produzioni alimentari – insaccati, formaggi, vino, persino l’olio d’oliva extra vergine – si chiama Nutriscore, una sorta di semaforo per i prodotti alimentari. Il colore ‘Rosso’ sta a significare che l’alimento è dannoso alla salute: per esempio, la carne, i salumi e i formaggi; poi c’è il ‘Giallo’ per i prodotti che non sono considerati dannosissimi per la salute, ma che è meglio evitare; infine il “Verde” per i prodotti che fanno bene alla salute. Ed è proprio in questo solco aperto dall’Unione europea che si inserisce l’attacco al vino.
Sarebbe un grave errore pensare che dietro il Nutriscore e, adesso, dietro l’attacco al vino ci sia solo una questione economica. Certo, il valore delle esportazioni di prodotti alimentari italiani è pari a 46,1 miliardi di euro, e non mancano Paesi dell’Unione europea che intendono prendersi una fetta di questo mercato. Ma la spiegazione vera non è questa o, quanto meno, non è solo questa. Anche perché l’Italia è un Paese che ormai controlla solo una parte della propria economia, compreso il settore agroalimentare. E allora? E allora va detto che dietro i continui attacchi a certi prodotti alimentari italiani – gli insaccati, i formaggi, il vino – c’è una filosofia che è sempre stata presente in Europa, soprattutto nella Mitteleuropa. Stiamo parlando di un certo ambientalismo radicale, fondamentalista che, per certi versi, ha mutuato gli aspetti deleteri di certe religioni assolutiste che si considerano uniche depositarie delle verità e tendono ad imporle agli altri. L’ambientalismo radicale che è già presente e prende piede anche nell’Unione europea non è nato con la stessa Unione europea, ma molto prima. In questa ideologia ambientalista – perché questo è: un’ideologia – ci sono anche elementi condivisibili: è condivisibile, in prospettiva, non arrecare sofferenza agli animali. E se guardiamo alle atrocità che vengono inflitte agli animali negli allevamenti intensivi è impossibile dare torto a chi li combatte. Nel futuro questa ideologia punta ad eliminare la carne degli animali per arrivare a quella che è stata definita la “Bistecca artificiale”, prodotta cioè in laboratorio. Si può essere più o meno d’accordo o in disaccordo con questa prospettiva, ma è difficile dire no a chi si propone il rispetto verso il mondo animale che oggi nell’industria alimentare, in alcuni casi, non c’è proprio.
Il discorso cambia quando dagli animali si passa ad altri prodotti come i formaggi, l’olio d’oliva extra vergine e il vino. Dire che i formaggi fanno male alla salute è eccessivo: certo, se si esagera è così; ma da qui a dire che, in assoluto, i formaggi danneggiano il nostro organismo e vanno eliminati ne corre. Sull’olio d’oliva extra vergine l’attacco del Nutriscore è interessato: siccome è un prodotto nell’Europa mediterranea, che oggi è sotto attacco da parte dell’Europa del Centro Nord, va colpito per favorire l’uso di olio di semi. In questo caso siamo davanti a una porcata massima: è solo invidia e sono solo interessi economici. L’attacco al vino – e siamo all’argomento di oggi – è sconsiderato e fuori luogo. Paragonare il vino al tabacco è pura follia. In dosi moderate il vino non ha mai fatto male alla salute: anzi. “Ci sono moltissimi studi che dimostrano che chi beve moderate quantità di alcol ha una #salute migliore, soprattutto per quanto riguarda il sistema cardiovascolare, rispetto ai non bevitori – scrive sulla propria pagina Facebook il senatore della Basilicata Saverio De Bonis -. Certo il problema è sempre quello di evitare l’abuso. Anche il resveratrolo del vino rosso è un potente antiossidante”. De Bonis segnala ciò che la Commissione #Beca vuole introdurre:
👉etichette di avvertenza sanitaria anche per il #vino, come si fa con le sigarette;
👉 divieto di #pubblicità;
👉 divieto di sponsorizzazione di eventi sportivi;
👉aumento della tassazione;
👉revisione della politica di #promozione.
“Poco importa – sottolinea il parlamentare – se il vino fa parte delle nostre radici #profonde. Di ciò che, senza alcuna retorica, si chiama cultura. Tradizione millenaria nota sin dai tempi dei romani. Il nettare di Bacco è un elemento-alimento che cementa la vita comune, rappresenta l’armonia e la pace. A tavola il #vino è da sempre al centro di rituali che investono i campi della spiritualità, dell’etica sociale, insomma, delle relazioni umane. La viticoltura, com’è noto, è diffusa in tutta l’Unione #Europea, con più di 3,2 milioni di ettari di viti e 2,5 milioni di imprese operanti nel settore vitivinicolo che in totale offrono lavoro a circa 3 milioni di persone. L’Italia detiene il 20% delle superfici a vigneto #europeo. Il nostro Paese, pertanto, è il primo produttore ed esportatore mondiale di #vino. In Italia questo settore fa lavorare più di un milione di persone. I vini biologici, nel contesto del #settore, rappresentano una delle eccellenze spesso ricercate non solo dai nostri consumatori ma anche all’estero, un prodotto ‘trendy’ grazie alla elevata qualità ed al fatto di ben rappresentare i #profumi e le fragranze di un territorio, quello italiano, ricco di cultura, paesaggi, storia e biodiversità. La forte richiesta di salute dei cittadini che si rispecchia nella ricerca di #prodotti sempre più genuini, le cui tecniche di produzione siano il più rispettose possibile degli equilibri naturali, fa da spinta verso il bio specie nel Mezzogiorno dove le condizioni microclimatiche sono più favorevoli. La #viticoltura bio nel #Sud si presta particolarmente per una maggiore attenzione alla tutela dell’equilibrio naturale del #vigneto e dell’ambiente circostante, evitando l’uso di fertilizzanti, insetticidi e diserbanti chimici e contribuendo, con le sue pratiche, al mantenimento della fertilità del suolo. Nell’ambito dell’agricoltura #biologica, la viticoltura riveste un ruolo sempre più strategico e di primo piano in Europa ed in Italia, e rappresenta la vera “transizione ecologica”. Interesserò per questo la #Commissione in Senato e interrogherò i ministri competenti per comprendere quali intenzioni abbiano per risolvere la questione!”.
Lo scenario europeo del vino è complesso. Perché contro il vino congiurano interessi economici enormi e l’ideologia fondamentalista che è ormai presente nell’Unione europea. Gli interessi economici puntano a togliere al vino il primato che si è conquistato non soltanto come fatto economico, ma come elemento culturale e tradizionale; l’ideologia fondamentalista lo vuole eliminare perché lo considera un prodotto dannoso per la salute e il fatto che sia oggi un elemento ‘culturale’ fa letteralmente impazzire i fondamentalisti del salutismo ‘europeista’. Il fatto che questo attacco all’agroalimentare italiano in generale (Nutriscore) e al vino in particolare venga portato avanti in piena pandemia ci dice quanto siano pressanti gli interessi economici europei contro il vino e quanto siano determinati i protagonisti degli attacchi ‘ideologici’ contro lo stesso mondo del vino. La verità è che l’Italia e gli altri Paesi dell’Europa mediterranea, dentro l’Unione europea, sono sotto attacco. Lo sono per gli agrumi. Lo sono per l’olio d’oliva extra vergine. Lo sono per l’ortofrutta, per i formaggi, per i salumi. Dicono che le ideologie sarebbero tramontate. Niente di più sbagliato. Sono tramontate le ideologia classiche ottocentesche e novecentesche. Ma l’ideologia liberista dell’attuale Unione europea è viva e presente. Per gli attuali ‘eurocrati’ il Sud Europa, in prospettiva, deve diventare luogo per la produzione di energia eolica e fotovoltaica al posto dell’80% dell’attuale agricoltura; l’agricoltura che rimarrà in piedi nell’Europa mediterranea servirà ad alimentare l’Europa del Nord, mentre gli abitanti dell’Europa mediterranea, destinati a diventare ‘camerieri’ del Nord Europa, si alimenteranno con i prodotti agricoli che arrivano dalle aree del mondo dove il costo del lavoro è bassissimo e dove si producono prodotti di bassa qualità. Con la cattiva alimentazione aumenteranno le malattie per fare guadagnare montagne di soldi alle multinazionali farmaceutiche (quelle che oggi producono e vendono i ‘meravigliosi’ vaccini anti-Covid). La sanità dell’Europa del Sud è destinata a peggiorare e, in uno con la pensione a 70 anni, abbasserà i costi perché, con la sanità pubblica allo sfascio, in pochi arriveranno vivi a 70 anni… Vi abbiamo presentato la futura Unione europea, sempre che la pandemia e i cambiamenti climatici non la ‘inghiottano’… C’è anche un’altra possibilità: che l’Europa mediterranea rinsavisca e lasci l’attuale Unione europea.
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